Femminicidi, la vera natura del problema


DOPO IL 25 NOVEMBRE 2023, CONTRO I FEMMINICIDI.


Lo sforzo di qualsiasi sociologo o scienziato sociale è di fare in modo che la riflessione politica, oggi auspicabilmente democratica, avvenga in piena avvedutezza degli elementi oggettivi, certi, e delle informazioni statistiche opportune, debitamente ponderate. Su questa base assoluta si applica poi la pratica politica, e dunque la decisione del “che cosa fare”, facoltà attribuita in democrazia appunto, alle maggioranze controllate dalle minoranze e dalla dialettica di organi e poteri scanditi nel quadro strutturato del potere del popolo.
Oggi tra queste informazioni non prescindibili c’è la prospettiva monoica acquisita dalla specie umana con la messa a punto di tecniche di fecondazione di ovulo con DNA proveniente da altro ovulo, in regime di fecondazione artificiale.
Ma cosa significa “artificiale”? È artificiale il marmo, perché levigato? È artificiale il processo d’impollinazione dei fiori, perché avviene tramite il vento e insetti volanti? Ci sono risultati artificiali pacifici e incruenti e altri naturali che hanno processi cruenti e inaccettabili. Ad esempio, la fecondazione artificiale è un sistema riproduttivo migliore della violenza carnale. La produzione di esseri difettosi per soli scopi opportunistici è un orrore e va combattuto, ma la sostituzione col “vento” del contatto fisico, se le condizioni sentimentali sono presenti e conclamate, è solo un aiuto alla nobiltà dei sentimenti e non un ostacolo all’umanità più vera.
La fecondazione in vitro, qualora avvenga in presenza di vera unione amorosa consapevole e responsabile, basata su ipotesi di vita insieme e di volontà familiare, cioè di contribuire alla vita della specie e dell’umano è legittima e auspicabile in assenza di altre possibilità ancora più piene come quella dell’unione fisica con effetti riproduttivi. Si tratta di una prospettiva straniante ma tecnicamente attuabile con facilità. Il vincolo della compresenza dei geni dell’uno e dell’altro soggetto in amore è un’altra condizione centrale (fecondazione artificiale magari, ma omologa), per cui tutte le altre soluzioni devono essere valutate opportunamente quasi direi caso per caso (fecondazione eterologa).
Se ci sono le condizioni di amore e responsabilità, in aggiunta a quelle riproduttive, in presenza, cioè, di composizione genetica del nascituro omologa a quella della coppia, la sostituzione del metodo è decisamente irrilevante, e auspicabile se risultano impossibili le vie fisiche autonome.
Va detto che quanto scritto sopra è oggi possibile non solo per coppie Uomo-Donna (M+F), ma anche per coppie Donna-Donna (F+F). Non, ad esempio, per coppie Uomo-Uomo (M+M).
Si alzino pure obiezioni morali e religiose: devono, anzi, perché su quella base agirà la politica vera e seria. Importante è che in primis sia ben chiaro che il dato di fatto scientifico apre scenari di rivolgimento totale. L’omologia riproduttiva M+F e F+F, infatti prelude a due ben diversi scenari filogenetici: nella prima si genererà circa il 50% di soggetti M e il 50% di F; nella seconda, si genererà invece il 100 % di soggetti F.
Ci sono organizzazioni omosessuali femminili che da anni operano nell’ombra per costituire l’alternativa solo F alla specie umana, che potrebbe essere considerata tecnicamente genocida, di produzione programmata, cioè di una mutazione interna alla specie umana sacrificandone elementi costitutivi (in questo caso, escluso sarebbe il cromosoma Y). Si tratterebbe di un genocidio preventivo che non comporta nessun reato contro esseri esistenti: una fattispecie originale del diritto, che andrebbe normata ad hoc. Ed è il motivo per cui queste componenti societarie umana di solo F operano nell’ombra. Secondo le teorie segrete di queste accolite rivoluzionarie, la mutazione comporterebbe un netto miglioramento dell’umanità: difficile dare torto a chi sostiene che abolendo uno dei due sessi, e mantenendo parimenti la filogenesi, non s’incontrino benefici, dal momento che i Ministeri degli Interni degli Stati OCSE attribuiscono al conflitto tra M e F il 60 % dei reati totali… (Al secondo posto col 30% c’è il “condominio”).
Le motivazioni di queste donne, per di più, non sono prive di ragioni pratiche correnti: l’Islam continua a produrre la soggezione violenta della donna; il maschio occidentale è sempre più in difficoltà e produce comportamenti abnormi di violenza (in Italia nell’ultimo anno sono triplicati i femminicidi rispetto al 2018); il profilo ormonale maschile, reattivo e aggressivo per condizioni biochimiche, è sempre meno adatto alla organizzazione societaria contemporanea; le donne sono sempre più presenti alla guida della Umanità, anche se tuttora interpretano, spesso meglio dei maschi, i panni di una politica maschile per organizzazione e cultura.
I conservatori ottusi paventano cure da Ludovico di Arancia Meccanica (“Devirilizzare? Un’autentica pazzia…”), mentre se siamo ancora in tempo, si tratta di insegnare (ai maschi!) a dominare gli ormoni di aggressività, praticamente i soli di cui è dotato il maschio, perché gli altri nell’organismo caratterizzato dal cromosoma Y (il maschio) sono dei nani. Sempre che basti.
La nuova umanità (con o senza maschi) sarà molto più sentimentale e molto più riflessiva, un Homo Sapiens senza influenze neandertaliane, che vive una società pacifica dominata dal funzionamento dei neuroni-specchio e non dalla loro elusione entropica. Forse siamo ancora in tempo per parteciparvi, cari maschi umani, ma occorre fare in fretta…
I miti filosofici astratti che l’aggressività non sia data dagli ormoni e che ci siano donne che possono essere aggressive quanto gli uomini è soltanto frutto di grossolana generalizzazione, arretrata, disinformata e sessista. Non è il vecchio sogno di eliminare il male, non va generalizzato per teoria filosofica, o, meglio, per pura “credenza”. Ciò non significa cambiare la natura umana: l’aggressività della violenza reattiva e terminale (quella maschile, per intenderci, quella dei femminicidi in generale) dipende dagli ormoni e ciò è provato scientificamente, non è solo nella testa di qualche tecnocrate transumanico neopositivista.
L’aggressività ha origini biologiche e deriva in primis da condizioni percettive, da ciò che ci accade intorno. Dunque, Il primo aspetto è la sensazione (una “percezione”) di pericolo, e ciò dipende dalla stabilizzazione della dopamina nel corpo umano, che procede lungo la vita umana e si completa intorno ai 20-24 anni. Se la percezione riguarda segni che nel sistema nervoso centrale non sono accoppiati con dopamina, si sviluppa ansia e stato di allerta, cioè preparazione anche di una potenziale aggressione. A quel punto, entrano in campo come reazione gli ormoni di aggressività che, da buoni neurotrasmettitori (una delle funzioni principali degli ormoni) sollecitano scelte del sistema nervoso centrale, il cervello, cioè “decisioni”, di agire in un senso o nell’altro.
Tra i diversi organismi umani, la prima distinzione dovuta al cromosoma sessuale, è la presenza massiccia nei maschi (a causa di Y) di ormoni che agiscono nel senso della reazione (testosterone, soprattutto). Parallelamente, nelle femmine invece, per l’assenza di Y, e non per la presenza di X, che è presente in tutti i maschi che sono in realtà XY (X viene dal DNA della donna e l’Y nella metà dei casi da quello dell’uomo), con l’eccezione dei pericolosissimi YY (rarissimi), che risultano violenti e criminali per un errore biologico del DNA femminile, cioè dell’ovulo. “Studi degli anni 70 avevano dimostrato che i detenuti che avevano commesso atti violenti durante l’adolescenza avevano un testosterone più alto. Tali dati sono stati confermati recentemente. Un testosterone più alto è associato a un comportamento maschile più aggressivo e portato alla prevaricazione e alla dominanza” (Prof. Mancini, endocrinologo clinico e docente universitario). Il testosterone viene soprattutto prodotto dai testicoli, effetto organico costruttivo del programma Y. Recenti studi hanno scoperto che, oltre alle minime quantità prodotte da ovaie e corteccia surrenale (la minima quantità presente anche nelle donne), anche i neuroni della parte prefrontale del cervello ne producono piccole quantità. Ma il 90% viene dai testicoli, quindi da un profilo geneticamente maschile indotto anch’esso dal cromosoma Y.
L’innesco del testosterone con la sua funzione aggressiva e belluina avviene a causa di un altro ormone, non caratteristico della differenza sessuale bensì dispositivo della specie, cioè comune a uomo e donna, che si sviluppa nelle condizioni di pericolo: esso è (soprattutto) l’adrenalina, che è anche, come forse tutti gli ormoni, un neurotrasmettitore.
Ergo:
1. Percezione di pericolo (no dopamina)
2. Attivazione dell’adrenalina
3. Adrenalina innesca ormone di aggressività (soprattutto testosterone nel maschio)
4. Attivazione mentale, decisione di agire
5. All’erta e azione fisica (adrenalina + testosterone)
6. Attacco o fuga.

Come è scritto sopra, anche le donne hanno, geneticamente, bassissimi dosaggi di testosterone. Di conseguenza la azione della femmina umana è quasi sempre meno immediata. Ciò NON significa che sia in assoluto meno efficiente. Lo è tipicamente meno in termini reattivi immediati, ma può esserlo anche di più in termini differiti. L’uomo è quindi più deciso e impulsivo, mentre la donna è più strategica e programmatica. La violenza distruttiva è però soprattutto tempestiva ed estemporanea (maschile). L’altra forma di violenza è invece più gestibile nel tempo e da parte delle forze dell’ordine.
In politica, rifiutare la conoscenza organica e sistemica è il maggior pericolo. Da maschi o da femmine. Ma soprattutto da… intellettuali, quelli che dovrebbero, guidati da scienza e coscienza, indirizzare il lavoro civile e politico verso i migliori risultati per tutti. I deliri in genere si sostengono con accuse al positivismo, alla scienza, quasi fosse una falsità, di matrice ottocentesca. Non è infrequente presso i soggetti arretrati cognitivamente che sostengono questo, ascoltare farsi tipo “Spiegatemi Hillary Clinton o Giovanna D’Arco con gli ormoni. Stiamo tornando a Lombroso…” Frasi da talk-show…, da “Grande Fratello Intellectuals”.
Per gli amici dei filosofi che negano la scienza e la esistenza dei sistemi aperti, per fare il bello e il cattivo tempo con le semplici credenze, vorrei precisare una cosa: non sempre la notevole cultura e l’originale capacità esegetica o ad esempio la critica storica, la curiosità instancabile e la capacità di costruire semantemi di enorme intelligenza sono utili a capire l’oggi. Oggi siamo in una fase quadrivoluzionaria e la storia stessa ci insegna di non essere magistra vitae in tali epoche, non mi stancherò mai di ripeterlo. Oggi il buon intellettuale deve bruciare la poltrona. E prendere il treno, l’aereo e andare nell’umanità. Soprattutto in quella recondita…
Chi oggi non è esperto del mondo corrente, non volendo rinunciare ad essere intellettuale, tenterà soltanto “goffi” tentativi di interpretazione. Se peraltro è avveduto (ha almeno studiato sui libri e continua a farlo) ed è onesto, cioè non superbo e personalista o motivato soltanto da arrivismo personale, rimane un interlocutore importantissimo; la dialettica con lui è come quella con i libri di storia, e serve per consolidare la visione sociatrica quadrivoluzionaria rispetto al “sapere di sempre” (che nelle fasi rivoluzionarie non è mai quello dell’oggi e del domani) ed è purtroppo il solo magnificato dalle istituzioni formative. Beninteso, ci dev’essere un tempo per i libri, sia nello sviluppo della persona che poi anche sempre, ma oggi è imprescindibile il tempo dell’esperienza del mondo ragionata e diffusa, se si vuole essere un buon intellettuale. E anche un bravo scienziato sociale.
Vi sono poi coloro che affermano errando che “Nessuna società (realmente) pacifica è possibile prescindendo dal matrimonio tra uomo e donna in vista della unione dei coniugi e della procreazione ed educazione dei figli”. Invece oggi c’è un’alternativa cristallina: l’unione tra donna e donna (assolutamente non quella tra uomo e uomo). E adducono argomentazioni medievali tipo: primato dello spirito sulla materia, unico modo di elevazione della materia. Ciò può essere, prima o dopo la scienza. Ma non come alternativa alla scienza: se no, cari integralisti religiosi, grossolani teocrati, dove buttate il “libero arbitrio”?
I vecchi, veri intellettuali di notevole cultura e di originale capacità esegetica hanno un campo privilegiato nella critica storica dove sono spesso geniali e ferratissimi, grazie a una curiosità instancabile e una capacità di costruire semantemi di enorme intelligenza. Ma il futuro e l’oggi stesso della politica richiede altre competenze, sociatriche, di sistemi aperti e non di pericolosissime credenze, contrappositive e potenzialmente belliche.
Invece, ad esempio, con la carissima amica Isa Maggi di Stati Generali delle Donne siamo in trincea insieme: il messaggio politico che proviene dal pulpito consueto deve essere riscritto con parole e cuore femminili. La Ginecoforia, l’emersione attuale delle donne in tutte le società umane, non è una parola nuova per un contenuto vecchio, ma un contenuto nuovo per un futuro radicalmente diverso e certamente migliore in tutto.
La biologia maschile deve essere messa sotto controllo e le manifestazioni del patriarcato cancellate per la più assoluta equivalenza tra maschio e femmina.
È urgente, proprio per la sopravvivenza della bella varietà umana di M e F. Oggi si rischia la cancellazione del cromosoma Y, la mutazione dell’umanità da dioica (basata su M e F) a monoica (basata su uno solo degli attuali sessi, quello femminile, F con progressivamente eliminazione di M).
Occorre probabilmente salvare questa umanità. La permanenza del cromosoma Y si ottiene solo con la capacità conclamata del dominio sui suoi effetti, che passa attraverso l’educazione del maschio e una cultura civile che non chiuda gli occhi davanti a nessuna forma di violenza.
Anche le istituzioni devono agire in modo rinnovato, con valori di materna accoglienza, di profonda mitezza, di uso del ragionamento, della dialettica e della logica, degli affetti positivi di Amicizia, Amore e Arte, della brillantezza dell’eclettismo e della varietà, della tolleranza e del rispetto reciproco attento e sensibile.
Forza, donne. E ancora di più: coscienza e coraggio, uomini!