Draghi suggerisce vaccini e Green Pass ma, intanto, non si ferma la cultura. A Cortina d’Ampezzo kermesse di Renato Barilli


Agosto è abbondantemente iniziato ma non calano le polemiche sulle misure per la pandemia di Covid19, che continua a preoccupare. Peccato, perché è sempre stato un periodo di sospensione dei pensieri e delle preoccupazioni, quello delle vacanze estive: invece, nel 2021, per andare serenamente al mare o in montagna occorre fare attenzione a molti fattori: zone colorate, green pass, misure particolari dei diversi tipi di esercizi pubblici, sia gestiti da privati che da enti locali e non. Sul tema, scende in campo ancora una volta il presidente del consiglio dei ministri, Mario Draghi, che chiede di adempiere alle prescrizioni del Governo. La gente non è tutta concorde, il movimento semi-spontaneo anti green pass continua a farsi sentire nelle strade e nelle piazze, le riflessioni un poco di tutti sulla situazione di questa “guerra” sanitaria oscillano visibilmente, le informazioni istituzionali ribadiscono la versione del Governo, il controcanto dei diffidenti è sempre più esteso e ricco di posizioni presenti sul web stranianti e allarmate, dal minimo della sfiducia sulle misure per contenere rischi e disagi, al massimo di informazioni apocalittiche, per fortuna finora smentite o rese molto discutibili dal main-stream istituzionale.
Speriamo che queste due settimane centrali di agosto vedano una maggiore tranquillità, che consenta, accanto al piacere di vivere il grande successo degli italiani alle Olimpiadi di Tokio che ha seguito l’altro grande successo agli europei di calcio, anche l’intensa attività culturale che accompagna in molte località di villeggiatura la stagione estiva.
Non farò grandi viaggi, mi soffermerò sulla stella delle Dolomiti, l’amatissima Cortina d’Ampezzo, da molti considerato luogo di gossip e di esibizione, ma da altri, come dal sottoscritto, invece sempre vissuta per la sua straordinaria, incontestabile bellezza e ricchezza di proposte culturali. Cortina ha passato momenti migliori: gli anni ’90 ad esempio e il primo decennio del nuovo secolo. Poi, travolta da problemi amministrativi e da una difficoltà di gestione dei servizi comunali (il comune salta da 5800 abitanti residenti a oltre 100000 in alta stagione, a differenza della concorrente Sankt Moritz, 5400, in Svizzera che al massimo moltiplica per 4) sta adottando da qualche anno un profilo più sostanziale, non da centro cosmopolita che attrae e propone servizi di alto livello come una grande città moderna, ma come paese di montagna che ritorna alla natura, che integra con iniziative culturali di alto livello. Credo che si colga la differenza…
La tradizione di un paese che fa cultura in modo elevato è diventata una delle facce del prisma dell’offerta attrattiva cortinese, anche grazie alle personalità che decidono da sempre di passare in tanta incontestabile bellezza naturale la propria vacanza estiva e invernale. Tra tutti, il più importante critico e protagonista degli ultimi 60 anni di cultura artistica italiano, Renato Barilli, Professore Emerito dell’Università di Bologna. Abituati alle grida sgarbiane, è difficile per il grande pubblico pensare che si possa fare cultura serissima e profondissima senza alzare la voce e insultare gli altri. Invece, Renato Barilli non l’ha mai fatto. Autore di moltissimi libri di grande approfondimento e di grande orientamento per decenni di studenti di arte e intellettuali, ha vissuto con profondità non soltanto la dimensione accademica di Alma Mater ma anche tutte le temperie del contesto artistico italiano, fin a essere tra i fondatori dell’ultima vera e vitale avanguardia culturale italiana, quel Gruppo 63 che ha visto la confluenza di un grande numero di artisti e di intellettuali, tra cui, per tutti, Arbasino, Sanguineti, Costa, Spatola, Baj, Bonito Oliva, Celli, Balestrini, Anceschi, Eco e altri. Una stagione straordinaria della cultura italiana, quando questo Paese sembrava ancora sano e vigoroso, e che poi invece avrebbe iniziato la sua decadenza, nascosta all’occhio ingenuo dalla rivoluzione dei consumi e dai gravi eventi sociali e civili che hanno portato il nome di ‘68, ’77, anni di piombo, Partitocrazia, tangentopoli: così infatti se ne andava il 900, lasciando soprattutto tanta terra bruciata… Lo strapotere della cultura americana, fatta di contemporary, pragmatismo e scienza del management ha confuso ulteriormente i riferimenti nostrani, mandando qualcuno alla deriva, magari immeritata, o causando tanta uniformazione. Mentre Achille Bonito Oliva sosteneva la sua Trans-avanguardia (Cucchi, Clemente, Paladino, Chia) così denominata per la tensione transoceanica, cioè ad andare a New York a sciacquare panni in Hudson per poi arricchire il patrimonio creativo nostrano (e viceversa, magari…) con il neo-espressionismo, Renato Barilli proseguiva un percorso più lineare legato al contesto di questo Paese, con il movimento dei “Nuovi-nuovi”, tra cui ricordiamo le due correnti di iconici e aniconici, tra i quali oscillava un artista che ancor’oggi è tra i suoi (e i miei…) più stimati, Marcello Jori.
Ci siamo incontrati molte volte in questi anni con Barilli. A Cortina, più volte nel corso di 30 anni anche miei là, insieme alla sua consorte, la storica dell’arte Alessandra Borgogelli, poi alle mostre più importanti che si sono svolte nel centro nord; è stato inoltre uno dei primi lettori e critici del mio romanzo saggistico “Gynandromakia”, abbiamo dialogato con piacere durante la mia conferenza di alcuni anni fa su Lingua, Letteratura ed Editoria alla stagione culturale dell’Hotel Savoia, del caro amico Santino Galbiati che all’Hotel Victoria sul Corso Italia di Cortina, ne ha riprodotto il format.
Ebbene, rieccoci allora: Renato Barilli è oggi il regista e il protagonista di questa kermesse 2021 presso l’Hotel Victoria appunto di Santino Galbiati. Ed è stata per me una grandissima soddisfazione ricevere la sua telefonata per una mia conferenza nell’ambito di quel ciclo. Gli ho proposto il tema della Sociologia dell’arte.
Perché? Primo, perché io sono un sociologo, che ha seguito un percorso, dalla metà degli anni ’70 a oggi, improntato alla ricostruzione scientifica della disciplina sociologica; secondo perché, dopo aver attraversato sociologia del lavoro, dell’economia e delle pubbliche amministrazioni, la sociologia della famiglia, quella del convivio e del tempo libero, sono da qualche lustro concentrato sulla natura sociale dell’arte. Da essa ero partito ai tempi dell’Università, proprio a Bologna, nel corso del mio primo maestro, Pietro Bellasi, sociologo allora con una storia simile alla mia oggi, e da tempo soprattutto sociologo dell’arte, che purtroppo ci ha lasciato 3 anni fa.
E così, Renato Barilli mi ha inserito nel panel di incontri e conferenze del Victoria, in memoria di Edda Serra, direttrice del Centro Studio Biagio Marin. Dopo lo scrittore Enrico Brizzi (lunedì 9), mercoledì presenterò la mia sociologia dell’arte e il mio libro Sociologia dell’arte, Scritti dal Globantropocene mediatizzato, pubblicato da IBUC. Il 12 agosto, lectio magistralis di Bernard Aikema su Venezia e Anversa. due metropoli artistiche a confronto. Chiuderà la rassegna lo stesso Barilli il 18 agosto, su Leonardo da Vinci e la perentoria richiesta del critico d’arte di togliere l’autografia di Leonardo dalla Dama con l’ermellino e La Bella Ferronière.