Grillo: la peggior difesa possibile


Ha fatto molto discutere il video di Beppe Grillo in cui il comico che meno fa ridere in Italia lancia durissime invettive contro la magistratura e, purtroppo contro la presunta vittima di uno stupro che avrebbe visto come attore co-protagonista suo figlio Ciro.
Ho intenzionalmente usato il condizionale perché è doveroso per un garantista come il sottoscritto lasciare spalancata la porta dell’innocenza fino a sentenza passata in giudicato. L’Italia viene condannata ogni anno dall’UE a risarcire per ingiusta condanna e ingiusta detenzione centinaia di poveri diavoli incastrati dalla fregola di un giudice che aveva di meglio da fare che leggere gli atti del processo. Immaginare la pena e il disagio di una persona costretta a rinunciare alla propria libertà nel pieno convincimento della propria innocenza è un pensiero che suscita ribrezzo e ricorda le barbarie di non troppi anni or sono. Pertanto, come ho sempre sostenuto, meglio un colpevole libero che un innocente in galera.
Non so che tra i lettori abbia visto il filmato. Personalmente l’ho potuto vedere più volte perché volevo cercare di capire cosa possa spingere un uomo, un capo politico che si è sempre proclamato giustizialista a 360 gradi cambiare così all’improvviso: colui che aveva sempre proclamato che chi fosso anche solo in odore di processo doveva dimettersi da ogni carica, che ha indotto (costretto) i suoi giannizzeri a fare un passo indietro per un nonnulla, di punto in bianco diventa più garantista di Voltaire.
L’ovvia risposta è che questa c’è in ballo suo figlio. Ma non è solo per questo. Rivedendo il filmato sembra che la rabbia che Grillo esprime sia una specie di eruzione violenta, come se il tappo di un vulcano, troppo compresso da tempo, venga espulso di botto con la conseguente esplosione piroclastica iperdistruttiva.
Ma perché proprio adesso? Consideriamo il fatto secondo una visione politica: il forse-futuro-leader dei Pentapitechi, Giuseppi ‘Potenzadifuoco’ Conte, ha proposto di collocare il suo partito all’interno del centro-sinistra, nel campo progressista. Grillo invece ha ribadito che il suo movimento, pur alleato della sinistra, non è tuttavia assimilabile politicamente, né alla destra né alla sinistra. E per questa sua posizione, che in un qualche modo sta ostacolando l’investitura di Conte, è stato molto attaccato da sinistra; lo hanno accusato di non dare un’anima al suo movimento, ovvero un posto fisso di partner della sinistra e braccio punk del Piddì.
E allora per costoro il processo a Grillo jr. arriva come il cacio sui maccheroni, e un video che in un altro momento sarebbe stato quasi del tutto ignorato viene catapultato sugli schermi TV e sui nostri monitor come un j’accuse nei confronti del fondatore dei 5 stelle per screditarlo e “mollarlo” al suo destino. Ė un vero e proprio linciaggio mediatico, e parrebbe ordito proprio da quelli che sostengono l’intesa grillini-sinistra.
In poche parole, l’impressione è che vogliano utilizzare questa vicenda per silenziare Grillo, metterlo fuori uso e magari sfilargli il suo movimento e lasciarlo nelle mani di un Conte pronto ad arruolarsi nello schieramento di sinistra. In effetti, Conte sperava di essere il fautore della “confederazione” tra i pentapitechi e la sinistra, ma per non farsi soffiare l’occasione e perdere la diligenza delle occasioni e dei consensi passeggeri, ha accettato di “ripiegare” sulla guida dei 5Stelle. Ma la sua missione può continuare anche come leader di quel movimento, anche in vista di competizioni elettorali ormai prossime, ma a patto che il padre-fondatore pentastellato, che sa ancora parlare benissimo alla pancia del movimento, non gli butti una rotaia in mezzo ai raggi della bicicletta, anzi del monopattino.
In sostanza, questa sarebbe la chiave di lettura dei fatti, di cui una volta tanto non è Travaglio a lamentare la scomparsa. Essi sono come sempre nascosti sotto due dita di cerone, tanto da assumere una faccia completamente diversa: si vuole sbandierare un Grillo cialtrone e maschilista, interessato solo al figlio e offensivo nei confronti della presunta vittima, approfittando di uno sfogo che non giustifichiamo ma che – da papà – possiamo capire. Infatti, a parte l’umana comprensione per un padre che vuol difendere e salvare un figlio, Beppe Grillo ha decisamente sbagliato a mostrare tutta quell’aggressività: si è proclamato innocentista dopo anni di feroce giustizialismo solo perché era in ballo la carne della sua carne e ha ferito e offeso la ragazza che ha denunciato lo stupro, accusandola in pratica di fingere e quindi di speculare, solo perché ci ha messo una settimana a recarsi in commissariato. E ha ripercorso il repertorio classico dei “maschilisti” che a un certo punto sfoderano la solita battuta chiave: lei ci stava, era consenziente.
Ci piacerebbe sapere se il signor Grillo avrebbe usato la stessa tracotante prepotenza se fosse stata la ragazza ad essere sua figlia. Avrebbe buttato tutto in caciara lo stesso? Avrebbe detto “E dai figlia mia, erano solo 4 coglioni col pisello di fuori, che sarà mai… e poi dal video si vedeva che lo volevi, eh?” Comunque, assodato che in Italia si è innocenti fino a prova contraria e che il processo giuridico è l’unico mezzo mediante il quale alla presunzione d’innocenza si va a sostituire quella di colpevolezza, dire “Sono quattro coglioni col pisello di fuori” e “Ha denunciato dopo 8 giorni” non crediamo sia il modo migliore per difendere un figlio dall’accusa di stupro oltre ad essere parole umilianti per la ragazza protagonista – suo malgrado – della storia, a cui va il nostro affettuoso abbraccio.