Una sera al Quirinale…


“Buonasera Eccellenza.”
“Oh, caro Conte, come andiamo?”
“Mah, cosa vuole che le dica, ha visto anche lei come siamo combinati.”
“Le avevo detto che non sarebbe stato un percorso facile.”
“Già, di questi tempi, poi… Non so più da che parte girarmi per trovare un alleato. Sembra che tutti si siano passati la voce di mettere ostacoli sulla strada del Governo. Adesso addirittura un magistrato è andato a rovistare nelle carte dello scorso anno e mi ha messo a soqquadro il gabinetto per cosa? Perché qualche anarchico sarà andato a dire di maneggi e malversazioni di qualche funzionario disonesto. Ma lo sa quanto è difficile oggigiorno trovare personale preparato, e se qualcuno intasca un “prêt”, beh, che sarà mai?”
“Eh, se ai tempi di mio nonno ci fossero stati ministri dell’istruzione illuminati come oggigiorno, avremmo gente più preparata e istruita. Lo sa anche lei che l’istruzione è la strada maestra per l’onestà!”
“Dice bene eccellenza! Quant’è vero! Io che ho faticato come un matto per questa laurea in Giurisprudenza lo posso ben testimoniare! Sa che mi piacevano (e mi piacciono) molto più le signorine che la politica, ma per l’amore dello Stato, quello con la esse majuscola, ho sacrificato una gioventù spensierata che avrei ben potuto permettermi. Ed ora eccoci qua, con questa “cadrega” che traballa e gli alleati che si sfilano come assi al tressette!”
“Ma i partiti di maggioranza cosa le hanno suggerito?”
“Oh, quelli! Buoni per il brodo sono quei lazzaroni! Finché promettevamo denaro a pioggia erano tutti sotto l’ombrello, ma ora che il popolo mugugna borbottano più che una tufeja di fagioli.”
“Il popolo mugugna? Ma da quando? Hanno sempre accettato la soma come i ciuchini delle miniere di sale. Abbiamo sempre cercato di non affamarli troppo per evitare ribellioni, specialmente ora che abbiamo addosso gli occhi di mezza Europa…”
“Dica pure di tutta l’Europa: adesso anche la Russia sta interessandosi a noi e ho l’impressione che non parteggi per la maggioranza di governo. Vogliono instaurare rapporti commerciali in medicina ma le trattative paiono richiedere altri interlocutori.”
“Eppure avevate un buon rapporto l’anno passato quando si trattava di scavare quella lunga condotta sulle sue terre… A proposito, è stata ultimata?”
“Certamente, e porterà benessere e ricchezza come previsto, sebbene anche allora il popolo si fosse lamentato giungendo ai sabotaggi e alle sassaiole, tanto che solo grazie alla Forza Pubblica si è potuto ultimare l’opera, coi cantieri blindati.”
“Già, mmm, vedo… Mi diceva del mugugnare del popolo: cosa dice il ministro dell’Interno?”
“Abbiamo tenuto una riunione ieri sera. La gente è molto insoddisfatta perché molti denari promessi non sono arrivati ma soprattutto a causa delle restrizioni della libertà che abbiamo deciso di porre in essere nelle aree più a rischio. Anche i confini sono minacciati. I rischi di infiltrazioni si fanno sempre più grandi e dovrò andare io stesso a parlare con i dicasteri delle Potenze Europee, perché se aspetto quell’analfabeta del ministro…”
“Sappiamo, sappiamo. D’altronde fu una scelta obbligata per poter far convivere due galli nello stesso pollaio. Cosa si aspettava? Si sono scannati per dieci anni e adesso devono andare a braccetto.”
“Certo, ha ragione, ma speravo in un minimo di collaborazione, santo cielo! L’opposizione si lamenta del nostro immobilismo e purtroppo ha ragione, perché passo più tempo a riconciliare gli inconciliabili che ad attuare quelle riforme che andrebbero fatte. Le opere pubbliche sono ferme, a parte qualche riparazione improcrastinabile di strade e ponti. I denari che dovrebbero permetterci di proseguire sembrano creare più perplessità e scontento che voglia di andare avanti. Le banche, poi, ormai la fanno da padrone e nonostante i tassi ridicoli di cui possiamo godere impongono regole che strozzeranno le generazioni future.”
“Già, ci vorrebbe un diversivo per distogliere l’attenzione. Che so: una bella guerra o un’altra epidemia.”
“Per carità! Basterebbe meno, Eccellenza, se solo potessimo contare su un Senato più amico avremmo ancora davanti a noi due anni per lavorare.”
“Sì, ma il popolo…”
“Il popolo capirà, come ha sempre capito. Guardi ora: il momento è tra i più critici mai visti eppure molti si sono stretti intorno al Governo per sostenerlo…”
“Ma soprattutto sperando che li salvi dalla fame e dalla miseria! Spe ultima dea. Ma a quanto pare molti vi vorrebbero vedere appesi…”
“È vero, tuttavia non ho vie d’uscita: se cediamo le armi adesso, tempo cinque anni e avremo tutti la magistratura nel cortile di casa. Sa bene che quando esplode la rabbia il popolo si trova altri alleati e altri capi. E se tra questi c’è qualcuno che ha un giudice in tasca, l’è bell’e finita! Lo sa che ieri durante un comizio davanti a palazzo Madama un disgraziato me ne ha dette da pelare i cani? Era un povero sciancato ma dopo due o tre volte ho dovuto interrompermi perché gridava come un maiale al macello!”
“Beh, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi! (1)”
“D’accordo, ma intanto la figura da cioccolataio l’ho fatta io, Suo modesto dipendente.”
“E allora che cosa intende fare? Il tempo stringe e non avrò ancora pazienza all’infinito. Lei mi aveva garantito che anche il governo precedente avrebbe funzionato e io mi sono fidato; invece ci siamo trovati in un pantano dal quale solo Dio sa come siamo usciti. Guardi, Conte, le do un paio di settimane per raccogliere qualcosa di più di un mazzo di margherite in Senato, poi pretenderò le dimissioni. Ho sempre quel fiorentino su cui contare (2) …”
“No, lui no! Ha passato la vita a farmi la forca, godrebbe come un riccio a succedermi (3). Abbiamo molto da fare, ma abbiamo molte buone carte al nostro mazzo. Faremo un rimpasto: continuerò a scegliere uomini validi come già in passato…”
“Mmm, si è visto.”
“Ma ho cercato una compagine di gente del sud, con poche eccezioni, perché credo che sia la nostra gente migliore.”
“Sì, ho notato.”
“ I nostri poveri Napoletani così intelligenti! Ve ne sono che hanno molto ingegno, ma ve ne sono altresì che sono molto corrotti. Questi bisogna lavarli (4).”
“E per quanto riguarda i consulenti e i comitati tecnici?”
(sospiro) “Cercherò di limitarli il più possibile, stia certo.”
“E le leggine ad personam? (5)”
“Nooo, quando mai? Non stia a credere alle malelingue! Un refuso può capitare, ma nulla più!”
“Va bene, le voglio concedere ancora una chance. Ci rivediamo tra due settimane. Le auguro buon lavoro, Conte di Cavour.”
“Grazie Maestà. Buona serata.”

Note
(1) È la celebre frase contenuta in un discorso pronunciato il 10 gennaio 1859 da Vittorio Emanuele II al parlamento di Torino subito dopo gli Accordi di Plombières.
(2) Il barone Bettino Ricasoli.
(3) Ricasoli succedette a Cavour alla sua morte nel 1861.
(4) Storico: sono parole pronunciate da Cavour a Vittorio Emanuele II sul letto di morte.
(5) Si dice che anche Camillo Benso, conte di Cavour, abbia cercato talvolta di ‘addomesticare’ il Parlamento per il proprio interesse personale.