Arecibo chiude: addio omini verdi?


Andrà probabilmente in pensione il radiotelescopio più celebre del mondo, quello di Arecibo, nell’isola di Porto Rico. Famoso per la caccia ai segnali di vita extraterrestre, con il progetto Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), e stato protagonista di celebri scoperte come le pulsar, tra le più intense sorgenti radio del cosmo, o il primo pianeta esterno al Sistema Solare. La decisione è stata presa dalla National Science Foundation (Nsf) degli Stati Uniti, che gestisce l’osservatorio, per motivi di sicurezza. Costruito nel 1963, Arecibo è entrato nella cultura popolare come scenario dei film GoldenEye, della serie di 007, e Contact, con Jodie Foster, ispirato a un romanzo dell’astronomo Carl Sagan, padre del progetto Seti.
La notizia della chiusura di Arecibo ha spiazzato la comunità scientifica, che ha lanciato una campagna social con l’hashtag #CosaAreciboSignificaPer Me. “Non so cosa dire, sarà difficile rimpiazzarlo”, spiega alla rivista Nature Robert Kerr, ex direttore dell’osservatorio. Si dice “totalmente affranto”, Abel Méndez, astrobiologo dell’Università di Porto Rico, tra i più assidui utilizzatori di Arecibo. Le rotture improvvise, ad agosto e inizio novembre 2020, di due cavi che supportano la struttura sospesa sulla grande antenna di Arecibo, del diametro di 305 metri, per decenni la più grande al mondo, hanno causato, come mostrano le immagini dall’alto, “danni troppo estesi da riparare”, spiega la Nsf, “con un grande buco dal quale è ben visibile la vegetazione sotto l’antenna”. Il rischio, spiega la Nsf, è che la rottura di un altro cavo possa fare precipitare sull’antenna la struttura sospesa in alto. Per questo, la Nsf, sta programmando di portarla in basso in modo sicuro. Per Ralph Gaume, direttore della divisione astronomia della Nsf, “tentare di testare la resistenza dei cavi rimasti, o di stabilizzare la struttura, potrebbe accelerarne il collasso”.
L’osservatorio fu costruito negli anni Sessanta per fini non solamente astronomici. In piena corsa allo spazio e in piena Guerra Fredda, il governo americano voleva uno strumento capace di captare le onde radio prodotte dal passaggio di satelliti e missili nell’alta atmosfera. Serviva quindi un enorme ”orecchio”, collocato in una regione tropicale in modo da poter anche osservare bene i pianeti e gli asteroidi, che a quelle latitudini transitano molto alti nel cielo. Dati i rapporti turbolenti con Cuba, la scelta cadde ovviamente sull’isola caraibica di Portorico.
Sin dalla sua fondazione, Arecibo contribuì alle ricerche radioastronomiche con una sensibilità senza precedenti, producendo risultati di primissimo livello. Ad esempio grazie a questo strumento nel 1974 gli astronomi Russel Hulse e Joseph Taylor scoprirono un sistema stellare doppio contenente la pulsar PSR B1913+16. Utilizzando questa stella come ”orologio” di altissima precisione, Hulse e Taylor produssero la prima dimostrazione indiretta dell’esistenza delle onde gravitazionali, una scoperta che valse il Premio Nobel per la Fisica nel 1993. Arecibo partecipa anche a un progetto di monitoraggio degli asteroidi potenzialmente pericolosi, tracciandone accuratamente l’orbita nello spazio.
Oltre alle ricerche sulle sorgenti naturali di onde radio, Arecibo è uno dei capisaldi del SETI: Search for Extraterrestrial Intelligence (si veda anche www.seti.org), il progetto che raggruppa i più grandi radiotelescopi del mondo nella ricerca di segnali provenienti da civiltà extraterrestri. E fu proprio con Arecibo che nel novembre del 1974 fu inviata la prima ”cartolina spaziale”, un segnale radio indirizzato a M13, un ammasso stellare a circa 25 mila anni luce da noi. I più curiosi possono ascoltare questo segnale a questo indirizzo: https://soundcloud.com/nadiadrake3/arecibo-message-1974.
Non è la prima volta che Arecibo è minacciato dai tagli di budget. Le raccomandazioni sulle direzioni scientifiche da seguire nel corso dei prossimi anni, combinata con le riduzioni generali di finanziamenti alla ricerca, forniscono infatti più di un pretesto per chiudere il centro di ricerca.
Già nel 2006 un panel di esperti aveva raccomandato la chiusura del sito a partire dal 2011, ma la decisione fu rimandata grazie a un provvedimento successivo che consigliava di mantenere Arecibo nei finanziamenti del Nsf, che contribuisce ogni anno con 12 milioni di dollari. L’anno successivo, un altro report suggeriva di prendere in considerazione lo smantellamento del telescopio, un’operazione particolarmente delicata dato l’alto valore dell’osservatorio astronomico per la società dell’isola. Con queste premesse, la nota di fine maggio peggiora ulteriormente la situazione, e mette in seria allerta gli astronomi. “Sembra che Nfs stia seguendo il procedimento formale stabilito dalla legge nazionale di politica ambientale del 1969, per lo smantellamento di una struttura federale”, ha commentato Robert Kerr, ex direttore di Arecibo, ”le persone di Arecibo sono spaventate a morte”.
Ma gli scienziati non hanno intenzione di lasciar cadere Arecibo senza combattere. Anche perché proprio in questi giorni è stato ristabilito il collegamento con la sonda Voyager II, che da 43 anni viaggia nello spazio sempre più profondo. A marzo erano stati persi i contatti e si pensava che a circa 20 miliardi di chilometri di distanza non fosse più possibile ripristinarli.

Il Voyager II, lanciato nel 1977 ha lasciato da 2 anni il Sistema Solare e si sta inoltrando nello spazio interstellare, Solo alcune potentissime antenne che fanno parte del Deep Space Network (Dsn) della Nasa, che si trovano a Canberra in Australia, a Goldstone in California, e a Madrid in Spagna sono in grado di percepire la sempre più flebile voce della sonda. La posizione delle tre antenne garantisce che quasi tutti i veicoli spaziali con una linea di vista verso la Terra possano comunicare con almeno una delle strutture in qualsiasi momento. Voyager 2 è la rara eccezione. Per fare un sorvolo ravvicinato della luna di Nettuno Tritone nel 1989, la sonda ha sorvolato il polo nord del pianeta. Quella traiettoria l’ha deviata verso sud rispetto al piano dei pianeti, e da allora si è diretta in quella direzione. Ora è così a sud che non ha una linea di vista con le antenne radio nell’emisfero settentrionale. L’antenna di Canberra è l’unica parabola nell’emisfero australe che ha un trasmettitore abbastanza potente e che trasmette la giusta frequenza per inviare comandi alla sonda lontana.
Se a queste antenne se ne aggiungessero altre, con opportune modifiche e aggiornamenti, potremmo spingere le nostre orecchie ancora più in là per inviare e ricevere i segnali che l’Universo ci vorrà regalare.
Per sensibilizzare la popolazione Immanuel Donate, giovane ricercatore dell’Università della Georgia, ha aperto una petizione online aperta a tutti, per attirare l’attenzione della Casa Bianca sul problema di Arecibo. ”Ritengo che utilizzarlo, sopratutto di persona come sto facendo dalle ultime settimane – sottolinea Donate – sia uno dei momenti più belli della mia vita e un grandissimo onore”.
Purtroppo i sostenitori di Arecibo devono fare i conti non solo con i tagli di budget, ma anche con la concorrenza dei nuovi strumenti operativi ora o nel prossimo futuro, come la rete di antenne dell’Atacama Large Submillimiter/Millimiter Array (Alma), oppure del Five-hundreds Aperture Spherical Telescope (Fast) l’enorme radiotelescopio cinese da 500 metri destinato a dare filo da torcere al colosso americano. Ma non è detto che i due strumenti debbano farsi concorrenza: Arecibo e gli altri radiotelescopi partecipano infatti al progetto NanoGrav, una rete di radiotelescopi che potrebbero un giorno captare le onde gravitazionali di bassissime frequenze, inferiori a quelle rivelabili dagli interferometri come LIGO e Virgo. Per un progetto così ambizioso, serve anche il contributo di Arecibo. Che potrebbe così continuare ad ascoltare, 24 su 24, il debole sussurro del cosmo.


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Fonti:
NASA
JPL Pasadena