Il “rovescio” della medaglia


Il nome di “Buffalo Bill” (all’anagrafe William Frederick Cody) è, ancora oggi, profondamente radicato nell’epica storia americana del “Far West”, identificando, in tutto il mondo, quell’intramontabile eroe leggendario che ha, da sempre, acceso ed entusiasmato l’immaginazione di giovani ed adulti.
Nato a Le Claire, nell’Iowa, il 26 febbraio 1846. Suo padre, un uomo tutto d’un pezzo, dalle radicate posizioni antischiaviste, dopo il trasferimento con la famiglia in Kansas, durante un discorso pubblico, venne accoltellato da un attivista di opposta ideologia. Tre anni dopo la scomparsa del genitore, Cody, ormai quattordicenne, decise di diventare un corriere a cavallo del “Pony Express”, il rinomato servizio di posta prioritaria, che costituì il più diretto ed unico mezzo di comunicazione tra l’est e l’ovest, prima dell’avvento del telegrafo.
Nel 1863, alla morte della madre, si arruolò nel 7° Cavalleria del Kansas, un Reggimento Volontario dell’Unione e combatté valorosamente nella Guerra di Secessione. Durante una sosta al Campo Militare di Saint Louis conobbe l’italoamericana Louisa Frederici (1843–1921), che divenne sua moglie nel 1886 e dalla quale ebbe quattro figli.
Una volta congedato, alla fine del conflitto, fu ingaggiato, come Civil Scout, dall’Esercito durante le guerre indiane degli anni ’70. Con quell’incarico, Cody partecipò a diciannove scontri a fuoco, con varie tribù pellerossa, e venne anche ferito. Fu durante uno di quei combattimenti che meritò una decorazione al valore, la “Medal of Honor”, la più alta onorificenza militare degli Stati Uniti d’America.
Il 26 aprile 1872, mentre si muoveva lungo il Fiume Platte, nel Nebraska, vicino a “Fort McPherson, in ricognizione con uno Squadrone del 3° Cavalleria comandato dal Capitano Charles Meinhold, individuò un accampamento di indiani ladri di cavalli. Nel suo rapporto al proprio Comando Superiore, il Capitano descrisse ciò che accadde: “Il Signor Cody era in avanscoperta con alcuni cavalleggieri del Sergente Foley. Con eccellente abilità fece sì che il drappello poté avvicinarsi fino ad una cinquantina di metri dal bivacco, prima di essere inevitabilmente scoperto. I Sioux incominciarono a sparare, da ogni parte, contro i soldati. Mentre accadeva ciò, il Signor Cody si accorse, dopo aver ucciso un pellerossa ed averne feriti altri due, che un gruppo di sei di questi, a cavallo, con due puledri scossi, correva a tutta velocità, ad una distanza già di due miglia da loro, lungo il fiume. Venni subito informato, sia dal rumore degli spari che da una staffetta. Inviai immediatamente il Tenente Lawson, il Signor Cody e quindici uomini al loro inseguimento. Inizialmente, i miei guadagnarono del terreno sui fuggitivi, tanto che questi dovettero abbandonare i due cavalli che tenevano alla corda, per essere più liberi. Ma dopo aver galoppato “ventre a terra” per dodici miglia, le nostre più appesantite cavalcature, esauste e sfinite, dovettero cedere e gli indiani riuscirono a fuggire. Nonostante ciò, il comportamento e le capacità di William Cody, come guida, sono talmente solide ed indispensabili, che non ho bisogno di aggiungere altro, se non dire che agì con grande coraggio, abnegazione e sprezzo del pericolo”.
Buffalo Bill Cody, una volta insignito, non fu affatto entusiasta di quel tributo, tant’è che non ne parlò quasi mai. Avrebbe voluto essere stato fregiato del più alto riconoscimento del Paese per il suo fedele ed esemplare servizio durante tutto in periodo della Guerra Civile e durante quella con gli indiani; non per gli specifici fatti del 26 aprile 1872.
Non comprese in pieno il significato e l’importanza di quel gesto, forse perché la Medaglia d’Onore del Congresso era un’attribuzione relativamente nuova e poco pubblicizzata, visto che fu conferita, la prima volta, solo nel 1862.
E quasi come un segno di ripicca del destino, un mese dopo la sua morte, che avvenne il 10 gennaio 1917, per un’insufficienza renale, a Denver, in Colorado, il Congresso degli Stati Uniti rivisitò i criteri di assegnazione della Medaglia, stabilendo che solo il personale militare aveva titolo a fregiarsene. Lo Stato Maggiore dell’Esercito la revocò a tutti coloro che l’avevano ottenuta senza possedere tale veste. A William Cody, che era solo uno Scout Civile, fu ovviamente tolta.
Anche se il suo nome venne cancellato dall’albo dei decorati, nessun membro governativo o istituzionale si presentò per ritirare materialmente il pregevole distintivo, che rimase quindi custodito in famiglia fino a quando uno degli eredi non pensò di donarlo al “Buffalo Bill Historical Center” della Città di Cody (così chiamata in suo onore), nel Wyoming. I discendenti dell’eroe americano si unirono, con l’aiuto del Deputato Dick Cheney, in una petizione ufficiale, affinché quell’onorificenza fosse nuovamente riconosciuta dal Congresso. Il 12 giugno 1989, dopo più di un secolo, assieme a quelle di altri quattro esploratori civili delle guerre indiane, William Cody tornò ad essere ufficialmente un “decorato”.
La storia della sua vita fu, nel tempo, sicuramente abbellita ed enfatizzata, come sempre accade nei tributi spesi per gli eroi, ma la sua dedizione alla causa dell’Unione ed all’Esercito americano non poteva essere dimenticata. La leggenda di “Buffalo Bill”, come showman in giro per il mondo, nei panni del feroce ed invincibile nemico degli indiani pellerossa, rimane comunque un capitolo molto forte dell’epopea del Vecchio West.
Nel 1883, ideò il “Buffalo Bill Wild West Show”, uno spettacolo in cui venivano ricreate rappresentazioni western, fra cui la “Battaglia di Little Bighorn”, dove perse la vita il glorioso Generale George Armstrong Custer. Della compagnia circense facevano parte anche cavalieri cosacchi ed arabi, che arricchivano l’esotismo delle rappresentazioni.
Sembra che Cody fosse solito allenarsi, posizionandosi davanti ad un grande melo del suo giardino, ad una distanza di sette o otto metri, con la pistola ancora inserita nella fondina. La “leggenda” racconta che sparasse utilizzando la tecnica “fanning” (sventagliare), che consisteva nell’armare ripetutamente il cane della rivoltella con il palmo della mano libera, tenendo premuto costantemente il grilletto con l’indice di quella che impugnava il revolver. Appena pronto, estraeva ed esplodeva due colpi in rapida successione: il primo tagliava il picciolo della mela ed il secondo la centrava, pochi centimetri sotto, mentre, recisa, stava cadendo.
Fece spettacoli in alcune città italiane, tra cui Napoli, Torino, Genova, Milano, Bologna e Trieste, quando quest’ultima era ancora sotto il dominio austriaco. A Roma, l’8 marzo 1890, perse la celebre sfida nella “doma di puledri”, contro i “butteri” dell’Agro-Pontino, capitanati da Augusto Imperiali, di Cisterna di Latina. Convertitosi, alcuni anni prima, al cattolicesimo, durante quel suo soggiorno romano, fu ricevuto in udienza da Papa Leone XIII. Sicuramente, la concessione della “Medal of Honor”, per quanto travagliata, rimane nella storia e rappresenta la sua più prestigiosa gratificazione, anche se lui non ne fu mai consapevole.