Uno storico scoop


Poche persone hanno avuto una vita così avventurosa e straordinaria come quella della giornalista inglese Clare Hollingworth, reporter di guerra, che è ricordata per essere stata la prima a dare la notizia dell’invasione della Polonia, da parte delle truppe naziste, alla fine di agosto del 1939. Inviata dal “Daily Telegraph” nel Paese, come corrispondente, il 28 agosto 1939 passò il confine tedesco e segnalò, alla sua scettica redazione, un “cospicuo movimento di truppe“.  Il 1° settembre, scoppiava infatti la Seconda Guerra Mondiale e fu proprio lei a darne l’annuncio al quotidiano inglese e al mondo, dopo aver visto volare nel cielo gli aerei nazisti. Il suo viene considerato, non a caso, “lo scoop del secolo”.
Nata a Knighton, sobborgo meridionale di Leicester, nel Galles centro-orientale, il 10 ottobre 1911, è morta ad Hong Kong, alla sorprendente età di 105 anni compiuti, il 10 gennaio 2017.
A guidarla, nella vita e nella professione, la sua passione sfrenata per la scrittura, per le guerre e per la storia. Dopo aver accantonato i lavori domestici, a cui erano abitualmente indirizzate le giovani donne dell’epoca, si iscrisse all’Università e provò a intraprendere la carriera politica, entrando nella  LNU (League of Nations Union), ente attivo, dal 1918, nella promozione della giustizia nel mondo. Suo padre gestiva un modesto calzaturificio di famiglia e l’avrebbe voluta moglie e madre. Dopo aver vinto una borsa di studio, Clare andò a studiare all’Università di Zagabria e intraprese la carriera giornalistica. Così, nell’agosto del 1939, a 27 anni, venne assunta dal “Daily Telegraph”. Ebbe, come primo incarico, quello di seguire l’emergenza umanitaria dei profughi del Sudetenland (terra dei Sudeti, l’area della Cecoslovacchia annessa dalla Germania) e di aiutare gli ebrei, che lì vivevano, a fuggire dai nazisti. 
Il 28 agosto, utilizzò un’automobile dell’ambasciata britannica, a Katowice, con tanto di bandierina del Regno Unito, per attraversare la frontiera tra Polonia e Germania ed  andare ad acquistare delle pellicole per la sua macchina fotografica. Al ritorno, scoprì che proprio nei pressi della dogana, nascosti sotto teli mimetici, c’erano numerosi carri armati, autoblindo e mezzi di artiglieria tedeschi. Clare aveva fatto uno scoop!
Il giorno seguente, il 29 agosto 1939, il Telegraph riportava la notizia in prima pagina: “1.000 carri armati ammassati al confine con la Polonia. Dieci divisioni sono pronte per colpire”. La Hollingworth, testimone il 1° settembre del passaggio degli aerei e dei carri armati lungo la linea di demarcazione, inviò subito il servizio al proprio giornale e  avvisò anche l’Ambasciata inglese a Varsavia. Il segretario dell’ambasciatore non volle credere alla notizia (al telefono le rispose “nonsense”, sciocchezze), convinto, com’era, che le trattative tra Germania e Inghilterra fossero ancora in corso. Lei allora mise la cornetta dell’apparecchio telefonico fuori dalla finestra, per far sentire al segretario il rumore dei carri armati: negli anni trenta, la testimonianza di una donna era ancora ritenuta poco attendibile.
Diceva di sé: “Non ero coraggiosa, non ero ingenua. Ero consapevole dei pericoli, ma pensavo che fosse una cosa buona da fare,  essere testimone diretta e vedere. Di solito mi fermavo e dormivo in auto; mi bastava un biscotto e un po’ di vino e poi proseguivo. Erano quel genere di giorni in cui  bastava avere una macchina da scrivere e uno spazzolino da denti”.
Clare Hollingworth seguì le truppe inglesi, per tutta la guerra. Per essere sempre in prima fila,  arrivò a lanciarsi con i paracadutisti ed imparò a pilotare gli aerei. Sul finire degli anni ’30, aiutò numerosi ebrei tedeschi a fuggire dai nazisti.
Subito dopo la pace, seguì il processo politico internazionale che portò alla nascita dello Stato di Israele, trascorrendo molto tempo in Algeria,  come giornalista del “The Guardian”.
Nel 1963 fu protagonista di un altro grande scoop. A Beirut, in Libano, scoprì che Kim Philby, un ex agente del controspionaggio britannico, era in realtà una spia del KGB, i famosi servizi segreti sovietici, ed era scappato ad Odessa. Il direttore del suo giornale si rifiutò di pubblicare subito il pezzo. Voleva verificarne la fondatezza ed evitare fastidi legali derivanti da una citazione per diffamazione. Fu trovato, solo in un secondo momento, uno spazio per l’articolo in una pagina defilata. La notizia venne notata e ripresa da un altra testata giornalistica che la mise in prima pagina, facendo scoppiare il caso e costringendo il governo britannico ad ammettere che Philby era una spia. Fu uno di più clamorosi  scandali di spionaggio della storia inglese: Philby faceva parte del famoso gruppo dei “Cinque di Cambridge”, maghi del doppio gioco. 
La Hollingworth aveva spesso ricordato, come viaggiare per il mondo fosse ciò che più la rendeva felice, anche a prezzo dei gravi pericoli che poteva incontrare. 
Il  “The New York Times”  la descrisse come “la decana indiscussa dei corrispondenti di guerra…..She roamed the conflict zones of the world, equipped with little more than a toothbrush, a typewriter and, if need be, a revolver”.
L’amore per l’avventura l’ha portata a raccontare storie in ogni parte del pianeta, a ricoprire incarichi come inviata, sotto copertura, delle guerre civili, in Grecia ed in Algeria. Fu la prima, in assoluto, ad intervistare, nel 1979, Mohammed Reza Pahlavi, lo Scià di Persia (l’attuale Iran). 
Anche se buona parte del suo lavoro iniziale non le fu mai ufficialmente attribuito, la sua straordinaria carriera le permise di vincere, nel 1966, il “James Cameron Award” per il giornalismo, come cronista donna dell’anno. 
Negli anni ’70 imparò il vietnamita, per poter seguire da vicino e senza intermediari la guerra. Nel 1981, a settant’anni, andò in pensione e  si trasferì a Hong Kong, raccontando anche la Cina maoista.
Beveva birra anche a colazione; dormiva con le scarpe, nel caso avesse dovuto uscire in fretta; e fino a pochi anni prima della morte, aveva sempre pronto il passaporto e uno zaino, nel caso fosse stata inviata da qualche parte, come scrisse, nel 2015, Patrick Garrett sulla sua biografia: “Clare Hollingworth, the first of the Female War Correspondents, which revealed that had given up her habit of drinking beer for breakfast, she still kept her shoes by her bedside in case she had to leave in a hurry “.
Si racconta che, allo scoppio della Guerra del Golfo, quando aveva 79, dormì per cinque notti a terra, per prepararsi fisicamente a seguire, sul campo, i combattimenti.
E’ stata sposata due volte. Con Vandeleur Robinson, dal quale divorziò nel 1951 e con Geoffrey Hoare, che morì nel 1965 e che con lei, corrispondente per il “Time” dal Medio Oriente, condivideva la passione per il giornalismo.
Clare non ce la fece, però, a partire per il Kuwait.