La siccità nelle variazioni climatiche


Se ne è parlato molto, durante tutta la scorsa l’estate. La siccità, che ha colpito buona parte del Sud Europa, sembra, sempre più, diventare una situazione di stabilità climatica.
Il Clima è caratterizzato da una grande inerzia. E’ come un pachiderma. Non si muove per effetto di alterazioni energetiche di breve durata. Il Sole è la sorgente di energia più potente per noi che viviamo su questa terra, è l’unica alimentazione possibile per il nostro motore atmosferico. Quali sono gli effetti che il Sole produce sul clima? Possiamo classificarli in due grandi capitoli. Il primo, riguarda le variazioni in tempi lunghi. Il secondo, che è quello che più ci interessa in modo diretto, riguarda quei mutamenti che si verificano su una scala di tempi confrontabili con la vita dell’uomo: dieci, trenta, novant’anni.
Fu Milutin Milankoviĉ, negli anni Trenta, a proporre una teoria che correla le variazioni climatiche ai tempi lunghi delle perturbazioni astronomiche. Queste sono legate alle proprietà che caratterizzano i movimenti della Terra e sono tre: inclinazione dell’asse terrestre, eccentricità, precessione dell’asse. Queste caratteristiche variano periodicamente nel tempo, con cicli, rispettivamente, di quarantamila, centomila e ventiseimila anni. Però, l’unico effetto, che appare quasi certo, è quello dei centomila anni.
L’inclinazione dell’asse, rispetto al piano dell’orbita, si modifica, da un minimo di ventuno ad un massimo di ventiquattro gradi, nel giro di quarantamila anni. Più grande è l’inclinazione, più marcata sarà la diversità delle stagioni. Se l’inclinazione fosse di zero gradi, queste non esisterebbero.
L’eccentricità dell’orbita varia con un periodo di centomila anni. Se l’orbita fosse circolare, la terra si troverebbe sempre alla stessa distanza dal Sole. Poichè è ellittica, vi è un punto di minima distanza ed uno di massima. Se cambia l’eccentricità, i punti di minima e di massima distanza dal Sole avranno differenze più marcate. La Terra riceverà quantità diverse di energia. A conti fatti, le variazioni risultano essere di appena l’uno per mille. Ci sono prove sicure di mutamenti climatici con periodi di centomila anni. Ottenute come? Studiando le variazioni nel volume dei ghiacci antartici, si è scoperto che essi presentano un andamento periodico. Salgono e scendono, ritornando a livelli analoghi, ogni centomila anni. La popolarità della teoria di Milankoviĉ, detta “delle glaciazioni astronomiche”, è dovuta a questa incredibile scoperta. E’ come se le glaciazioni potessero essere determinate da una modifica, intorno all’uno per mille, nella quantità di energia che il Sole ci dà.
Diamo un’occhiata alle variazioni climatiche su “tempi brevi”. Quali le possibili origini? Il Sole ruota su se stesso, in ventisette giorni e otto ore. La Fotosfera, che lo circonda emettendo luce e calore, ne segue il moto. Le sue disomogeneità si ripercuoteranno sull’energia che arriva a noi. Sono effetti dell’uno per mille: lo stesso livello delle perturbazioni di eccentricità, prima citate. Tuttavia, non c’è alcuna prova di effetti climatici legati alla rotazione solare. Questo lo si può facilmente spiegare per via dell’inerzia enorme legata al clima. Ventisette giorni sono troppo pochi.
Ci sono altre due scale di tempi, per la nostra stella. Il periodo di undici anni, per le macchie solari e quello, doppio, relativo al campo magnetico. A questi periodi sembrano correlati precipitazioni e siccità, venti monsonici e fenomeni climatici diversi. Purtuttavia, restano molti dubbi. Lo studio dei cambiamenti, su scala di tempi meno lunghi di quelli astronomici, non da chiare indicazioni che ci siano effetti legati a ciò che fa il Sole, nel giro di ventotto giorni, di undici e di ventidue anni.
Esistono, però, effetti non periodici, ma ricorrenti, che vengono osservati studiando l’attività solare. I due esempi più clamorosi sono: il minimo di attività solare, dal 1400 al 1500 d.C., che ha coinciso con l’avanzamento dei ghiacci e con inverni gelidi; l’epoca della regressione dei ghiacci, con estati torride, nel momento della massima attività solare, protrattasi per più di un secolo e mezzo, a partire dal 1120 d.C.. Insomma, quando la nostra stella è più attiva, sulla Terra, fa più caldo. Si tratta comunque di variazioni di qualche per cento, rispetto all’Energia totale che arriva sulla Terra dal Sole.
Come si diceva prima, il Clima è come un elefante. Non risponde alle fluttuazioni istantanee, ma solo a quelle su Tempi lunghi, legate ad alcune attività solari.
Non basta studiare il Sole, per comprendere i possibili mutamenti climatici. Bisogna analizzare anche le caratteristiche vitali del nostro pianeta, per un quadro più completo. Sintetizzando, una delle più importanti riguarda l’interazione tra Atmosfera e Oceani. E nell’osservazione di questi processi oceanici, il Mediterraneo riveste un ruolo estremamente particolare e interessante. I fenomeni valutati nel “mare nostrum” sono analoghi a quelli che si verificano nel cosiddetto “Oceano Globale”, che è l’insieme della massa liquida che circonda la Terra. Ma questa è un’altra storia.
In conclusione, sembra proprio che l’uomo, nonostante tutto ciò che di negativo è riuscito a produrre nei confronti del nostro pianeta, non sia, come si sta asserendo da tempo, il primo responsabile del cambiamento delle stagioni e dei fenomeni naturali, che, con incalzante assillo, preoccupano l’esistenza di ciascuno di noi. C’è da crederci?