Satira construens


La satira, in un lontano passato relegata quasi  esclusivamente nei riquadri  delle vignette pubblicate sulle pagine di quotidiani e periodici e in qualche spettacolino ritenuto sovversivo dell’ordine pubblico, va, oggi, particolarmente di moda ed è divenuta , ormai già da qualche anno, ingrediente irrinunciabile di svariate trasmissioni televisive e radiofoniche, in cui  conduttori e giornalisti rivestono gli ambiti ruoli di  fustigatori di usi e costumi di questi  nostri tempi pazzi che avanzano come un treno ad alta velocità su un vecchio binario per regionali. Raramente, però,  essa riesce a conservare la sua natura sottile e  indagatrice di denuncia costruttiva per essere piuttosto trasformata in uno strumento di studiato attacco ad personam fine a se stesso,  quasi mai viene adoperata con l’intento di spingere chi vede o ascolta alla riflessione o al tentativo di trovare una soluzione,diventa invece  esclusivo mezzo di riso alquanto  sboccato. Sempre più spesso, il satirico diventa ridicolo, acquisendo le stesse caratteristiche di una comica. 
Un tempo, fare satira nella cavea di un teatro, davanti a migliaia di spettatori comunque rumorosi ma senza dubbio coinvolti profondamente e moralmente, voleva dire rendere un servizio pubblico, contribuire all’unione della platea e quindi della città, evidenziare che il bene e l”onesto sono lodevoli e sempre da perseguire e che l’avidità e la corruzione sono esecrabili e offensivi per l”uomo. Un tempo, mettere alla berlina i difetti e i vizi dei potenti era un  impegno  sociale, utile a far capire ad un popolo privo di qualsivoglia mass media determinate situazioni.
Gli autori della classicità che si sono serviti di tale metodo o ne hanno esaltato la definizione di “ genere letterario”  servono a farci addentrare più vivamente nel  contesto in cui hanno operato e a renderci partecipi  di diversi suoi retroscena non altrimenti conoscibili .
Il commediografo Aristofane ed il poeta latino Quinto Orazio Flacco sono, tra questi, coloro i quali più hanno contribuito a rendere la satira uno stile, avvicinandola ad  uno strumento didattico.  
Aristofane, del demo di Cidateneo, vissuto tra il 444 ed il 385 a. C. , partito da un tipo di satira politica  prettamente personale , dettata da simpatie non convergenti verso il partito democratico di Cleone, virò verso una linea più moralistica con l’attacco ai costumi corrotti degli uomini di governo e degli affaristi della guerra, evidenziandone le losche manovre tese verso potere e denaro. In tal modo, esortava lo spettatore ad aprire gli occhi e a non lasciarsi abbindolare da tali tristi figuri, evidenziandone la dubbia moralità contro l’onestà di chi sta fuori da certi giochetti. La parresia, la libertà di espressione che pure non risparmiò al nostro problemi di censura , lo spinse anche a polemizzare contro le allora nuove mode filosofiche riconducibili ai sofisti ,considerate inutili e fuorvianti per i giovani e magistralmente rese con la rappresentazione di un Socrate, ai tempi accomunato anch’egli alla sofistica, raccolto in un cesto a mezz’aria per tenersi lontano dalle influenze terrene e dei suoi accoliti, occupatissimi in esperimenti a dir poco  bislacchi, come, ad esempio,  stabilire quale distanza potesse coprire il salto di una pulce.
Orazio, nato a Venosa e vissuto a Roma nel I sec. a. C. compì un percorso molto simile a  quello di Aristofane poiché partì dall’ attacco diretto e personale per poi sfociare  con una denuncia generale di abitudini e vizi, anche se più pacata e discorsiva rispetto a quella del commediografo.
Dal moralismo in sé nasce di conseguenza :
-una analisi quasi psicologica del personaggio e del suo modo di comportarsi;
-una analisi  di costume delle situazioni narrate che sono lo specchio della società del tempo. 
Anche per Orazio, il bersaglio da colpire sono i disonesti e gli arrivisti in modo da dare risalto agli integri d’animo e non solo per quello che rappresentano in sé ma per quanto di male fanno alla società e alla città di Roma che, nel tempo, benché progredita , è diventata culla di corruttori, corrotti e opportunisti.
Avvicinarsi a questioni impegnative o spinose e affrontarle con il sorriso o anche con una sonora risata è un modo semplice e diretto  per iniziare e continuare a conoscere, per indagare, per riflettere , per crearsi delle opinioni e prendere posizione. È , insomma, un metodo comprovato  per trasmettere con immediatezza un messaggio, per comunicare e, quindi , una manifestazione di libertà assoluta che però ,anche in caso di critiche  esagerate  e più che pungenti, deve restare solo un motivo di discussione e di confronto e deve comunque sempre essere accettata con civiltà.