Parlamento è caos: salta la legge elettorale


Momenti di tensione e sbigottimento in parlamento giovedì scorso 8 giugno per il mancato coordinamento tra il Presidente della Camera On. Boldrini e il tecnico deputato al controllo del tabellone ove appaiono gli esiti delle votazioni.
La Boldrini aveva appena chiamato per il voto, per la verità con modalità segreta, ma l’On. Zaccagnini si intromette chiedendo garanzie sull’applicazione del Regolamento:
ADRIANO ZACCAGNINI: “Presidente, sul Regolamento. Se c’è un’anticipazione di quello che verrà fatto, che è una violazione del Regolamento, credo debba garantire l’applicazione del Regolamento”.
PRESIDENTE: “Di questo ho già parlato”.
ADRIANO ZACCAGNINI: “Esattamente. Io confido in lei, Presidente, che ciò non avverrà”.
PRESIDENTE: “Allora, deputato Zaccagnini, ho già detto che ognuno qui si deve assumere le proprie responsabilità, io mi assumo le mie e ognuno si assume le proprie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Avverto che l’emendamento Michele Bordo 1.464, a pagina 8 del fascicolo, è stato ritirato dal presentatore. Bene, quindi adesso dichiaro aperta la votazione sull’emendamento 1.535, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore La Russa e su cui si rimettono all’Aula gli altri tre relatori di minoranza. Dichiaro aperta la votazione”.

A questo punto sul tabellone alle spalle della Boldrini, invece di apparire tutte le luci blu come è il caso nelle votazioni a scrutinio segreto, appaiono evidenti le votazioni a favore e contro l’emendamento in corso di votazione.
Il caos si leva nell’aula e la Boldrini tenta di giustificarsi con un laconico:
“No, è a voto segreto! È a voto segreto! È a voto segreto”, sul tabellone di voto la votazione risulta però a scrutinio palese, “c’è stato un problema tecnico, avevo già detto che era a voto segreto. Allora, va bene, allora colleghi, c’è stato un disguido, il voto è segreto”.
Il tecnico del tabellone tenta di giustificarsi asserendo che il Presidente della Camera non aveva specificato che il voto fosse segreto appena prima l’inizio delle operazioni di voto. Ed in effetti non lo aveva fatto immediatamente prima ma antecedentemente l’intermezzo di Zaccagnini.
Insomma un pasticcio dove il vero danneggiato è stato l’emendamento in votazione, coi franchi tiratori, molti del M5s, rimasti nudi alla mercé del ludibrio dei loro stessi colleghi di partito.
Il tradimento del M5s al patto a quattro (Pd, M5S, Forza Italia e Lega), fa tornare la proposta di una legge elettorale alla tedesca in Commissione Affari costituzionali alla Camera dove potrebbe arenarsi.
Il paradosso è che poco prima dell’incidente proprio il Presidente Boldrini era stata chiamata a farsi garante della riservatezza dello scrutinio, impedendo l’annunciata manovra del M5s (per difendersi dall’accusa di coprire dei franchi tiratori) di filmare ogni voto grillino.
Fu Mussolini nel 1939 ad abolire il voto segreto nella Camera dei Fasci e della Corporazioni“, aveva ricordato il capogruppo di Mdp, Francesco Laforgia. E il numero uno dei deputati Ap Maurizio Lupi Ap aveva chiesto alla Boldrini di garantire il riserbo sul voto.
La presidenza”, aveva risposto lei solennemente, “garantisce la segretezza del voto attraverso il sistema elettronico. Poi c’è il regolamento che vieta di fare riprese in Aula ma non si può chiedere alla presidenza di andare a vigilare deputato per deputato“.
I maligni però sostengono che il disguido, facendo praticamente saltare la decisione sulla legge elettorale, sia stato anche utile per prorogare le nomine parlamentari. Un colpo a chi sperava nel voto anticipato per la gioia di chi è in attesa di vitalizio. E anche il termine del mandato della Boldrini dal ruolo di Presidente della Camera è ora più lontano.
Andreotti diceva che a pensare male si fa certamente peccato…