La UE cercava un Diplomatico … arriva un diplomato!


Di Majo avrà immunità diplomatica e super stipendio: un inviato davvero speciale.
Luigi Di Majo potrebbe ricevere l’incarico di inviato speciale della UE nel Golfo Persico. La candidatura dell’ex ministro degli Esteri è stata proposta dal governo Draghi, di cui faceva parte Di Majo stesso.
Dodicimila euro netti al mese, con tassazione agevolata UE e copertura di tutte le spese, compreso ovviamente lo staff, status di diplomatico con relativo passaporto e immunità. È questo il trattamento previsto per l’incarico che dovrebbe andare a ricoprire l’ex-leader dei 5 stelle. Lo sostengono fonti autorevoli, come ad esempio il Corriere della Sera che spiega come per formalizzare l’incarico manchi solo la nomina ufficiale che arriverà col via libera di Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera dell’UE.
Ma come si è arrivati al nome di Di Majo, reduce dalla fallimentare esperienza elettorale di Impegno civico, la lista creata dopo la scissione dai 5 stelle? Secondo fonti europee citate dall’agenzia Ap, quando si decide di mandare un rappresentante speciale UE per una regione “l’Alto Rappresentante UE per la politica estera indirizza una lettera al Comitato politico e di sicurezza (in cui ci sono ambasciatori degli Stati membri) invitando gli Stati membri a presentare candidati idonei da presentare“. In pratica l’Alto rappresentante ha il diritto di iniziativa nel proporre al Consiglio la nomina di una persona come rappresentante speciale dell’UE con un mandato la cui durata è variabile ed è definita per l’incarico in questione. La pratica consolidata è quella di avere discussioni preliminari con gli Stati membri nel Comitato politico e di sicurezza nel contesto del nuovo ruolo di rappresentante speciale. Qui, tra l’altro, si tratta anche di una nuova posizione, quindi l’eventuale candidatura dell’ex ministro degli Esteri è stata proposta dal governo italiano. E diverse fonti confermano che la proposta è stata fatta dall’esecutivo Draghi, quello di cui faceva parte Di Majo stesso.
Tra l’altro questa proposta era già probabilmente in fase di maturazione negli ultimi mesi del governo di Mario Draghi, il che spiegherebbe la scelta dell’ex-premier di portarselo dietro in Algeria e di inviarlo in una decina di altri paesi africani per stringere rapporti e trattare le future forniture di gas.
Secondo il Corriere, ormai la nomina è scontata: è stato infatti proprio l’ottimo rapporto che si è venuto a creare tra Borrell e Di Majo nel periodo in cui l’ex capo politico dei 5 stelle era titolare della Farnesina a giocare un ruolo fondamentale per la scelta del candidato più adeguato al nuovo incarico. Ed è stato sempre Borrell, racconta sempre il Corriere, a voler creare il nuovo ruolo d’inviato speciale dell’Ue nel Golfo Persico, dopo il crollo delle forniture energetiche dalla Russia e la necessità per l’Europa di volgere lo sguardo verso il Medio Oriente. L’ex-vicepremier e parlamentare per due legislature dovrà in pratica trattare il prezzo di petrolio e gas nel Golfo persico per conto dell’Europa. Viene da chiedersi, in prima battuta, perché Borrell non abbia tenuto per sé un incarico così delicato e prestigioso. Di Majo ha fatto sì dei progressi negli ultimi anni, non pensa più che Matera sia in Puglia e si è (quasi) convinto dell’esistenza del Molise; ha scansato con disdegno una nomina ad honorem nel board del Consiglio Mondiale dei Terrapiattisti (secondo alcuni solo perché dopo una soffiata di Lavrov non gli hanno garantito il buffet alle riunioni), ha capito che non basta aggiungere una S in fondo alle parole per parlare spagnolo né che si possa usare un genovese come interprete col presidente Lula.
Di contro, l’incarico che gli dovrebbe essere conferito (il condizionale è d’obbligo col cambio di governo) può essere un’arma a doppio taglio: se ci fossero risultati positivi, questi darebbero indubbiamente lustro a chi avrà condotto la trattativa, d’altra parte, in caso di fallimento l’elemento sacrificabile sarebbe proprio l’inviato speciale della UE. Ciò spiega forse perché Borrell ha preferito affidare ad altri l’arduo impegno: la probabilità di fare un buco nell’acqua, anzi nel petrolio, è elevata, pertanto meglio sacrificare una pedina già arrivata al capolinea del suo percorso politico anziché rischiare di perdere prestigio a causa dell’inaffidabilità degli interlocutori. A questo punto era facile trovare il candidato ideale: l’amicizia maturata negli anni dei governo Conte II e Draghi gli avrebbe permesso di proporre all’attualmente disoccupato Di Majo un incarico di fiducia senza che questi avesse il benché minimo sospetto della trappola in cui si andava a ficcare.
Maurizio Gasparri di Forza Italia ha chiesto all’esecutivo di bloccare la nomina in quanto non è più condivisa del nuovo governo. “Nella nota attribuita a fonti Ue sull’eventuale incarico di Di Majo come inviato speciale si rileva che le proposte provengono dai governi. Mi auguro che il governo Meloni chiarisca che non può essere certamente in questa fase, con un nuovo governo, Di Majo ad essere designato dall’Italia, non avendo i requisiti, le caratteristiche e soprattutto la preparazione per un incarico così delicato”.
Ma la protesta di Gasparri forse arriva fuori tempo massimo, visto che per la nomina di Di Majo manca ormai solo il via libera di Borrell. La scorsa settimana erano stati i tecnici UE a scrivere che “sulla base delle prestazioni” fornite “dai candidati si raccomanda di nominare il sig. Luigi Di Majo”. La raccomandazione è arrivata dopo una serie stringente di interviste e colloqui volti a stabilire le qualità dei singoli candidati. Da notare che Di Majo è stato preferito al cipriota Markos Kyprianou, all’ex inviato dell’Onu in Libia, lo slovacco Jan Kubis, e all’ex ministro degli Esteri greco e commissario europeo all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos. Anche se per molti questi sono i nomi di illustri Carneadi, vogliamo ricordare che Kyprianou è stato in passato ministro delle finanze presso l’esecutivo cipriota, dal 2004 commissario europeo per la sanità e dal febbraio 2008 ministro degli Esteri del governo cipriota. Il paragone con Di Majo è impietoso, ma andiamo avanti: Avramopoulos dopo una carriera diplomatica è stato sindaco di Atene per otto anni, durante i quali ricoprì incarichi di rappresentanza degli enti locali in istituzioni nazionali, europee e internazionali e vinse l’assegnazione alla sua città dei Giochi della XXVIII Olimpiade. 10 settembre 2014 è designato come commissario europeo della Grecia in seno alla commissione Juncker, in cui gli viene affidato il portafoglio per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza. Anche qui, siamo in presenza di un signor Nessuno a paragone con l’ex ministro degli Esteri italiano.
Jan Kubis da parte sua ha un curriculum vitæ lungo un chilometro. Tra l’altro è stato Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU il Libano, Afghanistan e Libia, Segretario Generale della Commissione ONU per l’Europa, Segretario Generale dell’OSCE nonché ministro degli Esteri del suo Paese. Qualifiche che, di fronte a un diplomato del liceo classico con licenza di bibitaro al San Paolo, lo dipingono come un mezza sega.
Ma Giggino Di Majo deve avere sicuramente qualche atout nascosto, un asso vincente nella manica della candida camicia che indossa da quando è deputato della Repubblica, perché se no, diciamocelo francamente, dopo le magre figure fatte davanti al mondo nei colloqui con l’omologo Russo (“La sua diplomazia è fare viaggi a vuoto per assaggiare piatti esotici ai ricevimenti di gala”) e in altre molteplici precedenti occasioni, chi di voi avrebbe affidato un ruolo tanto delicato per l’economia di un intero continente a un diplomato anziché a un diplomatico?