Draghi ad calendas (ma si tratta di Carlo)


Non c’è dubbio che Carlo Calenda si muova come un vascello coraggioso, quasi un corsaro, nel mare molto mosso di questo inizio anno.
Come una vedetta sveglia, segnala che la flotta governativa al largo (suo, e nostro, non trovando nè noi nè lui validi motivi identitari, profondissimi, in questo Governo, pur apprezzandone molti aspetti e riconoscendone l’unicità opportuna), la flotta draghista, ha smesso di solcare il mare. Vele ammainate: si attende la nomina del Grand’Ammiraglio (il Presidente della Repubblica), che potrebbe coincidere con l’attuale comandante della flotta (Mario Draghi).
Calenda nota dunque che la flotta (il governo) si è fermata, ha ammainato la vela maestra e va bordesan bordesando: “In queste ultime settimane il Governo si è inceppato. Lo abbiamo visto con la Legge di Bilancio poco ambiziosa, la confusione di esenzioni ed eccezioni sull’obbligo vaccinale, fino alla risposta troppo timida contro l’aumento dei prezzi dell’energia. Appare ormai evidente che l’approssimarsi dell’elezione del Presidente della Repubblica ha indebolito la coesione della maggioranza e l’azione del Governo. I partiti hanno iniziato a tirare la coperta nella propria direzione, che raramente coincide con l’interesse del Paese.”
Coraggioso, il corsaro Calenda. Amato a sinistra e occhieggiato variamente a destra, si muove in modo volatile ma le dice: sa che queste Elezioni Politiche incipienti sono la sua occasione, e che l’appetizer al Comune di Roma ha segnalato, con una certa probabilità, un vento che mancava da un pò nella rosa. Questo vento è quello della razionalità e del possibile, ancora fetale ma già conformato, “ritorno della politica”, quella seria, che agisce tramite i meccanismi virtuosi di una democrazia anche AMMINISTRATIVA e non solo fatta di valori (e spesso soltanto bla bla…).
E nota, il nostro, che i partiti, questi partiti, anche se l’articolo determinativo (“i” partiti) pesa come un macigno nelle sue parole, non sono in grado di veleggiare, oggi, prima della nomina del Presidente della Repubblica, perchè afflitti dalla bonaccia della politicanza, dilettantismo cioè, mancanza di requisiti professionali e organizzativi a rappresentare, sia il popolo italiano, così bisognoso, sia la sostanza del loro ruolo in democrazia.

È chiaro che Calenda stigmatizza ciò che lui ha capito e crede di avere: un progetto per il Paese e per un vero, nuovo Partito. E ciò non è da escludere: nè il primo, che c’è, anche se incompleto malgrado le centinaia di pagine che comunque lo distinguono, nè il secondo, che si muove tra urgenza e vecchie culture da nomenklatura sinistroide, ma si muove.
È ancora un pò presto per fare il Richelieu della Terza Repubblica, forse, ma il tempo stringe, e Carlo, uomo di mondo, sa che deve rischiare “a dirle tutte”.
E, con una strambata da vero corsaro, dimezza la fiducia a Draghi, lui che l’aveva triplicata (quindi rimane lealista, molto leale a Draghi, pur nel suo ardire) e si mette al centro della scacchiera sparigliando renzianamente le carte.
Ma con logica conseguente, lui: senza tradimenti.
Interessante fenomeno di chiarezza e senso di responsabilità. Quasi anglosassone.
Sarà interessante vedere con chiarezza come si muoverà quando il Vento dei Valori soffierà forte: già si è mezzo salvato con “l’Affaire Zan”, trovando asilo in una caletta umbratile della Tortuga. Ma quando scatteranno eutanasia, riproduzione multi-eterologa, e altri temi cari a cristiani e Vaticano che spostano l’asse e richiedono navigazione appropriata, in Italia, cosa farà Carlo? A occhio, il Corsaro può farcela.

Mi preoccupa di più l’eccesso di pragmatismo, al momento, il concetto, un pò piratesco, che “fare le cose” sia tutto, come se le cose fossero tutto, in politica: le cose sono quasi sempre effetti, la politica deve anche occuparsi della cause, e programmaticamente. E le cause sono da identificare, oggi, con una visione politica magistrale di tipo organico, sociatrico, quindi comunque molto, molto vicina al fare. Per la società italiana, europea, occidentale, umana e olistica, legata al nostro pianeta, con concreto buon senso, sferico proprio come il pianeta.
Terrapiattisti e ignoranti ne abbiamo visti abbastanza. Navi-catorcio, relitti al traino del rimorchiatore Draghi, pro-e-contro, e oggi recalcitranti (i partitastri di questo Parlamento sordo e grigio), pure. Ma per favore, per il Popolo Italiano, per la mamma e chi più ne ha più ne metta, alle prossime Elezioni politiche, non un bis!

Rimandiamo pure Draghi “ad calendas”, ma romane (Carlo Calenda-rizzate), quelle buone, seppur differite dal fatto dell’elezione del Presidente della Repubblica.

Non alle calende greche dei dilettanti, delle caricature di questo Parlamento, che significherebbe il nulla solito. E, forse, la fine della Repubblica, non di una soltanto…