Chi sono i colleghi?


Credo che nella vita sia importante essere coerenti con se stessi e con gli altri, ma spesso non ci si riesce. Quando vogliamo fare tutto da soli, rischiamo di perdere quell’ amore, che tutti siamo pronti a dare gratuitamente, specialmente in quegli ambienti in cui ce n’è davvero bisogno, come i luoghi di lavoro, nei quali si trascorre parte della propria vita con persone che non ci siamo scelti. Proprio per tale motivo vi è necessità di maggiore coerenza e rispetto fra le parti. Se dovessi fare un riepilogo della mia esperienza lavorativa, durata circa 40 anni, che ho trascorso con moltissimi colleghi, potrei dire che rifarei tutto da capo, però impegnandomi di più nel trasmettere, attraverso i fatti, più amore. Posso dire di aver ricevuto il triplo di quanto ho cercato di dare.

C’è un proverbio che dice: chi trova un amico trova un tesoro. Oggi questa massima si è un po’ evoluta, visto che c’è chi dice anche che chi trova un lavoro trova un tesoro.

Per molte persone oggi è difficile mantenere il proprio lavoro: quest’ultimo poi, nobilita l’uomo, ma lo fa anche ammalare. Uno dei motivi per cui ci si può ammalare di lavoro, in base alle statistiche, risulta la competitività nel percorso lavorativo di un uomo o di una donna. Gli atteggiamenti persecutori sul luogo di lavoro compromettono, secondo le statistiche, la salute di un milione e mezzo di italiani. Questo fenomeno è stato ben descritto da Francesca Comencini nel suo ultimo film Mi piace lavorare (mobbing) con cui ha vinto il premio Panorama al Festival del Cinema di Berlino. Questa pellicola narra di una cattiva intesa nei rapporti tra esseri umani, improntati alla logica della competizione e della durezza, che alla fine fa inevitabilmente perdere tutti.

Spesso, nella jungla del mondo del lavoro, infatti, possono essere proprio gli elementi più volenterosi e capaci ad essere presi di mira, spesso per invidia, per timore che facciano troppa strada, mettendo così, un ombra gli altri, altre volte perché non si sottomettono a logiche di compromesso e corruzione unanimemente accettate.

Quindi importante è lavorare, ma altrettanto importante è lavorare in un ambiente “sano”.

Vorrei allora raccontare una storiella che ha per titolo: “Un muro costruito con dei mattoni”
Un giorno un mattone posto al centro di un muro bussa al mattone sopra dicendogli: “Ehi tu mattone, guarda che mi sei sempre di grande peso e non ce la faccio più a sorreggerti”.
Il mattone risponde con delicatezza dicendo: “Io non ho nessuna colpa. Cerca di capire che anche tu sei di peso agli altri mattoni che hai sotto di te. Ti posso, però suggerire una soluzione: ti prometto che cercherò di essere meno pesante, ma anche tu dovresti essere più leggero nei confronti dei mattoni che hai sotto di te. Facendo così non finiremo tutti per terra e avremo una lunga vita”.

Chi lavora nel puro egoismo non trova niente, chi lavora invece nel pluralismo, nella vita trova tutto.