Prove di guerra questo ottobre


10 ottobre. Da settimane questa data viene temuta perché considerata un giorno cruciale per le scelte di Kim-Jongun, che potrebbe sceglierla per far parlare nuovamente di sé. In questa data ricade infatti l’anniversario della fondazione del Partito dei Lavoratori e si paventa il rischio che la Corea del Nord voglia celebrare la ricorrenza con un nuovo spaventoso test nucleare. La data viene vista con timore perché nello stesso giorno in Giappone partirà anche la campagna elettorale. Altro giorno considerato dagli esperti a rischio è il Columbus day, i cui festeggiamenti cadono il 14 ottobre. Questione di date quindi, oltre che di strategie. Ma c’è da scommettere che mentre il mondo intero continua a dipingere Kim come un pazzo ed un visionario, piuttosto che come un astuto stratega, la Corea abbia ben altri interessi che rovinare i festeggiamenti americani. Eppure nelle ultime ore l’ipotesi di una terza guerra mondiale sembra l’ipotesi più acclarata, con la mite Australia che rafforza gli investimenti per la difesa militare contro una Cina più agguerrita militarmente. Una partita a scacchi, questa, che porterebbe a conseguenze devastanti se fosse vero quanto ipotizzato dallo studioso Michael J. Zagurek, in relazione all’arsenale a disposizione della Corea, pari a 20-25 testate nucleari oltre ai missili balistici.
E così, mentre Russia e Giappone vigilano, Corea e USA minacciano ed attendono. In questo modo alle guerre nucleari, vere e e presunte, se ne aggiunge un’altra, ancora più insidiosa, quella della Cia contro Trump. Le opinioni contrastanti su Kim, infatti, inducono l’agenzia statunitense a ridimensionare il pericolo coreano. Sull’altro fronte, Teheran.
E’ difatti di queste ore l’ultima dichiarazione di Trump sul regime degli ayatollah. Incontrando i leader militari alla Casa Bianca, l’uomo più potente d’America ha dichiarato che “Il regime iraniano sostiene il terrorismo ed esporta violenza, spargimenti di sangue e caos nel Medio Oriente. Questo è il motivo per cui dobbiamo mettere fine alle aggressioni e alle ambizioni nucleari dell’Iran. Non gli dobbiamo consentire di ottenere le armi nucleari”. Evidentemente l’attento Donald non aveva visto di buon occhio la pubblicità fatta dal regime sul missile Khorramshahr, ampiamente enfatizzato dalla tv iraniana. Motivo di vanto per il presidente Rouhani, il super-missile balistico era stato presentato a Teheran il 23 settembre scorso, durante una parata militare in occasione della “Settimana della Difesa Sacra”, che commemora la guerra contro l’Iraq degli anni Ottanta. Il Khorramshahr, che presto sarà in dotazione alle forze armate iraniane, ha una gittata di duemila chilometri ed è strutturato in modo tale da trasportare una bomba atomica; grazie al notevole raggio d’azione, potrebbe arrivare nel Mediterraneo.
E’ solo l’ultima sfida della Repubblica islamica, la stessa che meno di un anno fa aveva siglato con Barak Obama un accordo di rinuncia all’atomica. Iran e corea del Nord, due paesi legati l’uno all’altro, non fosse altro per lo scambio di tecnologie missilistiche e di cattive intenzioni contro il demone occidentale. Due paesi retti da due machiavellici dittatori, sfacciati nelle provocazioni ed astuti nel calpestare regole e trattati. Il missile balistico iraniano, sventolato al mondo alla stregua di una bandiera, è stato certamente concepito in uno di quei siti esonerati dai controlli degli ispettori dell’Onu. E così, mentre fingiamo di non capire, il nostro silenzio, che nasconde interessi biechi dietro un raggirabile accordo, apre la strada ad una nuova crociata per la supremazia islamica.
Dopo Beirut, Damasco e Baghdad, l’ago della bussola potrebbe spostarsi verso paesi arabi ed Israele. E questo generale allarme, sembra far calare il sipario anche sulla maestosa opera coreana. Che sia un nuovo giorno di ordinaria follia?