Roma: è di scena lo stupro. Ma non è il remake della Ciociara


No, non si tratta di un remake del noto film neorealista del 1960 e non si stava girando la famosa scena dello stupro del ragazzina italiana da parte dei marocchini ma di tragica realtà dei giorni nostri.
A Roma, solo tre giorni fa, si è consumato l’ennesimo tentativo di stupro da parte di un immigrato, nella fattispecie un bengalese, che avrebbe voluto “arricchire culturalmente”, ora pare si dica così, una giovane italiana.
La minorenne romana, infatti, è stata avvicinata da un uomo di trentanni proveniente dal Bangladesh che, immobilizzandola, ha tentato di abusare di lei.
L’epilogo poteva apparire scontato, anche vista la evidente differenza di forza fisica tra i due. Invece l’adolescente, sicuramente con la forza della disperazione, è riuscita ad adoperare un piccolo temperino che chissà come aveva in borsetta e a colpire l’aggressore.
Di per sé questa disperata difesa non avrebbe fatto grandi danni e, anzi, avrebbe ben potuto scatenare una ben più rabbiosa reazione dello stupratore se non fosse stato che una delle incisioni ha reciso l’arteria femorale dello straniero causando una copiosa emorragia e consentendo alla vittima di salvarsi miracolosamente.
Ora l’uomo è in ospedale piantonato dalle Forze dell’Ordine, accusato di tentata violenza sessuale e la ragazzina è salva solo grazie a sé stessa, per avere inconsapevolmente utilizzato una nota tecnica di autodifesa.
La vicenda, ovviamente, ripropone il tema del degrado della sicurezza nei luoghi ove sono presenti immigrati non organicamente inseriti nel tessuto sociale italiano.
No, non parliamo di quegli extracomunitari che studiano o lavorano in Italia e in Europa e che hanno accettato pienamente i valori di cui la nostra società è intrisa ma delle molte centinaia di migliaia che finiscono per restare inoperosi a totale carico del nostro Paese, pienamente convinti che siamo noi a doverci convertire ai loro modi di fare.
Si tratta, purtroppo, di una invasione silenziosa di gente che non si fa scrupolo di aggredire, stuprare, sfigurare, uccidere, semplicemente perché ritiene normale, forse addirittura giusto, comportarsi così.
E sempre con maggiore frequenza si ascoltano cittadini italiani, specie in taluni quartieri delle grandi città, che hanno paura a girare per strada specie dopo l’imbrunire al punto che alcuni, sia pure contro voglia, iniziano a girare armati. Ai cittadini italiani, infatti, ripugna ogni forma di violenza ma, al punto in cui siamo, a seguito dei ricorrenti episodi di violenza che accadono con quotidiana frequenza, qualcuno inizia a chiedersi se in effetti non sia valicata l’ultima frontiera tra il vivere civile in uno Stato di diritto e non sia diventato più cautelativo sapersi difendere in proprio.
Ciò non per inefficienza delle Forze dell’Ordine ma solo perché, secondo alcuni, sarebbe divenuta impari la lotta tra questa nuova forma di criminalità e la consistenza delle piante organiche degli Operatori di Polizia.
Siamo forse in guerra e non lo sappiamo? Siamo forse in preda a una invasione, neppure tanto silenziosa, da parte di chi prima ci invade sfruttando le nostre leggi e poi vorrà imporre le proprie leggi intrise di sopraffazione, di violenza, di non rispetto dei diritti umani?
Di certo in alcuni paesi extracomunitari è uso concedere in matrimonio a uomini adulti bambine di pochi anni o come, proprio nell’area indiana, lo stupro di gruppo è ancora oggi una punizione inflitta con la forza tribale del consiglio degli anziani.
Insomma lo stupro, per taluni di questi immigrati ha valore di punizione e, forse, addirittura valore rieducativo. In ogni caso, anche se si trattasse solo di una gratuita violenza sessuale, guai a denunciare da parte delle malcapitate: in alcune nazioni da cui dovremmo attenderci un arricchimento culturale, le donne rischiano la lapidazione!
Ed è, purtroppo, questo il retaggio culturale di cui sono latori alcuni extracomunitari che accogliamo e a cui vogliamo dare tanto gaiamente una cittadinanza come quella italiana (nonché il diritto di voto, come sperano speculativamente alcune forze politiche….), che non è solo il diritto di poter godere dei servizi dello Stato, cosa peraltro possibile anche senza esserne cittadini, ma dovrebbe essere l’espressione di un voler vivere in seno alla nostra illuminata civiltà, fondata su ben altri principi, rispettandone pienamente i valori. E ciò non per paura della forza repressiva della legge, i cui tutori non possono essere presenti sempre e ovunque, ma per sincero profondo convincimento personale.
In una intervista resa a Repubblica da parte di Eleonora Brown, l’attrice che appena undicenne interpretò la parte di Rosetta nel film “La ciociara” del 1960, disse che a quell’epoca non capiva cosa stesse girando durante la famosa scena dello stupro. Raccontò al giornalista che De Sica, il regista del film, avrebbe voluto spiegaglielo ma che la Loren lo impedì per salvagardare la sua fanciullezza.
Una fanciullezza che nessuno avrebbe salvaguardato alla giovane italiana protagonista, suo malgrado, dell’ennesimo tentativo di violenza carnale perpetrato da uno di quegli immigrati tanto cari ai soliti ben pensanti italioti.