Il Pesce d’aprile di Chat GPT


Con immagine di Pasqualina Poggio.
La pittrice ligure Pasqualina Poggio ha saputo rendere molto bene l’idea del Pesce d’aprile con il suo dipinto. Ed è incredibile, oggi 1° aprile 2023, giorno dedicato al Pesce d’aprile, lo scherzo più grosso ci sia stato fatto da qualcosa che per sua natura segue, o perlomeno dovrebbe seguire, una ferrea logica. Ecco la cronaca di una gabola informatica che forse passerà alla storia.


Se il Pesce d’aprile è una tradizione, seguita in diversi paesi del mondo, che consiste in uno scherzo da mettere in atto il primo giorno del mese di aprile di ogni anno. Come può essersi trattato di Chat GPT, acronimo di Generative Pretrained Transformer: uno strumento di elaborazione del linguaggio naturale (o Natural Language Processing) potente e versatile che utilizza algoritmi avanzati di apprendimento automatico per generare risposte simili a quelle umane all’interno di un discorso?
E non è stato come talvolta avviene per i comuni social, i quali, se siete alla ricerca di idee per fare uno scherzo a qualcuno, possono rappresentare giusto. Basta un po’ di materiale “buffo” (immagini, foto), magari su Whatsapp, il noto client di messaggistica per smartphone. Ecco come può venire facile l’idea per rendere anche più variegato il vostro modo di fare pesci d’aprile.
Direte che allo scopo si può anche prestare l’intelligenza artificiale conversazionale, la quale ha fatto molta strada negli ultimi anni, con numerosi modelli e piattaforme sviluppati per consentire alle macchine di comprendere e rispondere agli input del linguaggio naturale.
In tal senso, può rivelarsi davvero una miniera di burle quando quando, con frasi adatte lo scopo, un utente inserisce un messaggio su Chat GPT , il quale elabora l’input e e genera una risposta pertinente e coerente all’interno della conversazione.
Certamente questo non è stato per cui la piattaforma è stata realizzata da OpenAI (organizzazione no profit per la ricerca sull’intelligenza artificiale), la quale, almeno ufficialmente, ha sempre dichiarato di voler cogliere con la propria “creatura” l’obiettivo di ottimizzare la conversazione e facilitare l’utilizzo da parte degli utenti, questa tecnologia ha il potenziale per migliorare notevolmente il modo in cui interagiamo con le macchine in una vasta gamma di applicazioni, dal servizio clienti alla traduzione linguistica fino alla scrittura creativa.
Tuttavia Chat GPT uno scherzo ce l’ha fatto proprio il 1° aprile. Che cosa è successo? Per accorgersene sarà bastato ai più tentare di accedervi: non più possibile, come segnalato da un laconico avviso. Sentendosi in colpa per le molteplici minacce ai quieti destini dell’umanità che gli anno imputato in primis soloni delle moderne tecnologie, uno su tutti Elon Musk, lo strumento si è tolto da solo di scena? Nulla di tutto ciò. Non vi è dunque la minima ombra degli scenari distopici che avrebbero potuto partorire certe fervide menti della sociatria, più saggiamente adesso incentrate sulla critica d’arte, ambito dove la fantasia non fa prendere troppi granchi.
Le ragioni effettive per cui l’Italia è la prima nazione ad aver bloccato da qualche ora l’utilizzo di Chat GPT con effetto immediato sono di tutt’altra natura. Non è stata AI a farsi un autogol, anzi un gol lo ha proprio subito all’improvviso da parte del Garante della Privacy.
Come un fulmine a ciel sereno, su una strada che pareva segnata da una fortuna inesorabile, il Garante per la Privacy ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società che ha sviluppato e che gestisce il chatbot.
L’azienda ha dovuto prima recepire il provvedimento e poi rendere inaccessibile la piattaforma agli utenti italiani, ovvero a chi si è registrato con una mail italiana, altrimenti ci sarà una sanzione milionaria (circa 20 milioni di euro o il 4% del fatturato globale annuo).
Ci sono alcune premesse che sono state rese note soltanto nel momento in cui l’Autorità ha contestualmente aperto un’istruttoria. Chat GPT lo scorso 20 Marzo è stato “bucato” ed ha subito una perdita di dati (data breach) in cui sono risultate visibili le conversazioni degli utenti ma anche le informazioni di pagamento degli abbonati al servizio. E’ stato proprio la causa che ha fatto scattare il provvedimento.
E di questo Pesce d’aprile del Garante della Privacy emergono ulteriori particolari. Si lamenta una mancanza di informativa agli utenti i cui dati vengono raccolti da OpenAI ma, soprattutto, l’assenza di una base legale che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali allo scopo di addestrare gli stessi algoritmi che regolano il funzionamento della piattaforma. Dulcis in fundo, OpenAI dichiara che il servizio è rivolto ai maggiori di 13 anni ma poi non esiste alcun filtro per verificare effettivamente l’età di chi lo utilizza e pertanto non c’è nulla in grado di limitarne l’uso. Le risposte del chatbot possono risultare essere errate o comunque non idonee in relazione al grado di sviluppo ed auto consapevolezza di un minore.
E sarà proprio un brutto scherzo, in quando tutto ci sarà abbondanza di argomenti per alimentare le contrarietà generalizzate alla diffusione dello strumento.
Il futuro di Chat GPT si sta rivelando tutt’altro che roseo anche nel resto del mondo. Più di 1000 firmatari hanno infatti redatto una petizione pubblica e sottoscrivibile da chiunque, con la quale si vuole mettere in stand by lo sviluppo delle AI avanzate. Lo scopo è quello di avere un sistema che pianifichi la loro crescita senza mettere a repentaglio l’umanità.
I timori sono giustificati dal rischio di una crisi globale senza precedenti con l’utilizzo di queste intelligenza artificiali. La maggior parte dei posti di lavoro può essere rimpiazzato, quasi tutti i settori al mondo e non solo quelli tecnologici rischiano di subire il collasso. Vi sembra poco?
Tra i firmatari, di cui abbiamo detto prima, ci sono addirittura Elon Musk e Steve Wozniak, i quali gli uomini più tecnologici al mondo. Evidentemente, di fronte a queste AI, pure loro impallidiscono, immaginando un futuro davvero catastrofico.
Ancora prima di benedire l’inatteso stop italiano, i firmatari del documento hanno rammentato che l’umanità in passato ha già applicato sospensioni di altre tecnologie con effetti potenzialmente catastrofici, come la clonazione umana, la modifica della linea germinale umana per ottenere il potenziamento di una determinata funzione e l’eugenetica, ovverosia la disciplina che si prefigge di favorire e sviluppare le qualità innate di una razza.
Si tratterà molto probabilmente di una battuta d’arresto momentanea, di una necessaria pausa di riflessione, prima che che i chatbot, e non solo, vengano regolamentati in qualche modo e fortemente limitati anche nel resto del mondo. In questo caso, l’Italia ha saputo davvero essere la capofila ed è riuscita tempestivamente a fare il Pesce d’aprile a Chat GPT.
Non è stato necessario attendere le ore 00.00 del nuovo mese: alle ore 23:40 del 31 marzo, i media riportavano la notizia in tempo reale che il provvedimento era stato già attuato. Chat GPT non funzionava più in Italia. Provando a raggiungere la pagina ufficiale, si poteva una schermata, con cui Chat GPT, se non il suo addio, dava a tutti il suo arrivederci…sperando in tempi migliori.