La festa della Marina Militare italiana


Come tutti gli anni, lo scorso 10 giugno la Marina Militare italiana ha celebrato la sua festa.

La scelta del giorno coincide con la ricorrenza dell’impresa di Premuda (nell’odierna Croazia), del 10 giugno 1918. Lungo le coste di quell’isola l’Ammiraglio Luigi RIZZO, nato a Milazzo nel 1887, guidò un’eroico attacco che portò all’affondamento della corazzata asburgica Szent Istvàn (Santo Stefano).
il comando supremo austro-ungarico aveva infatti preparato una potente offensiva, che prevedeva l’impiego di gran parte della flotta. Infatti ben 53 navi tra corazzate (Viribus Unitis, Tegetthoff, Szent Istvàn, Prinz Eugen), incrociatori, cacciatorpediniere e torpediniere Kaiman vennero impiegate per creare un’azione massiccia tesa a forzare il blocco del canale di Otranto, che fino ad allora era già stato tentato dalla Kriegsmarine per ben diciannove volte.
Il Duca del Mare, l’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, decise nel marzo del 1918 di mettere in atto un piano che cogliesse di sorpresa la flotta austro-ungarica, subodorando il tentativo del comando avversario di forzare il blocco con un massiccio attacco fuori dagli schemi che al contempo permettesse l’accerchiamento della flotta alleata.
Così, il 9 giugno erano partiti da Ancona, per una missione nel medio Adriatico, il MAS 15 (capitano di corvetta Luigi Rizzo e capo timoniere Armando Gori) e il MAS 21 (guardiamarina Giuseppe Aonzo). Al termine di una fase di pattugliamento tesa a scoprire l’eventuale presenza di torpedini, dovevano rimanere in agguato fino all’alba per ricongiungersi alle torpediniere d’appoggio 18 O.S. e 15 O.S.. Tuttavia, a causa dei ritardi accumulati dal gruppo nemico, alle 03:15, le unità austriache attraversarono la zona di pattugliamento dei due MAS, che a quell’ora stavano dirigendo da Lutestrago al punto di riunione con le torpediniere. Il comandante Rizzo si accorse trattarsi di due corazzate scortate da una decina di cacciatorpediniere; così, nel tentativo di colpire una delle due grosse navi dalla minima distanza possibile, manovrò tra due caccia che fiancheggiavano la Szent István, aumentò la velocità a 12 nodi, riuscendo a passare fra le siluranti, e, da una distanza non superiore a 300 metri, lanciò entrambi i siluri del MAS. I due siluri colpirono la nave sollevando alte colonne d’acqua e fumo. La reazione della torpediniera 76 non si fece attendere: si lanciò all’inseguimento del MAS di Rizzo, aprendo il fuoco da una distanza di 100-150 metri. Rizzo decise allora di sganciare due bombe antisommergibile, una delle quali scoppiò, inducendo la torpediniera a desistere. Il MAS 21 di Giuseppe Aonzo lanciò i suoi siluri contro l’altra unità maggiore, la Tegetthoff (dal nome dell’ammiraglio che nel 1866 sconfisse la flotta italiana a Lissa), da una distanza di 450-500 metri; uno dei siluri colpì la nave, senza però esplodere, impedendo l’affondamento della seconda corazzata austroungarica. Anch’egli fu inseguito da una torpediniera, che riuscì a distanziare per dirigere in sicurezza per il rientro.
La Szent István evidenziò subito dei grossi danni provocati dai siluri del MAS 15; verso le 06:00 la nave iniziò a capovolgersi, per poi affondare del tutto. Tra gli ufficiali vi furono 1 morto e tre dispersi; tra l’equipaggio i morti furono 13, 72 i dispersi e 29 i feriti.
Al Comandante Rizzo, già decorato con una Medaglia d’Oro e quattro Medaglie d’Argento al Valor Militare, fu concessa – con una decisione eccezionale – la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: «Comandante di una sezione di piccole siluranti in perlustrazione nelle acque di Dalmazia, avvistava una poderosa forza navale nemica composta di due corazzate e numerosi cacciatorpediniere e, senza esitare, noncurante del grande rischio, dirigeva immediatamente con le sezioni all’attacco. Attraversava con incredibile audacia e somma perizia militare e marinaresca la linea fortissima delle scorte, e lanciava due siluri contro una delle corazzate nemiche, colpendola ripetutamente in modo da affondarla. Liberarsi con grande abilità dal cerchio di cacciatorpediniere che da ogni lato gli sbarravano il cammino e, inseguito e cannoneggiato da uno di essi, con il lancio di una bomba di profondità, lo faceva desistere dall’inseguimento danneggiandolo gravemente».
In ricordo dell’Impresa di Premuda, la Marina Militare italiana festeggia in quella ricorrenza la sua Festa.