Wembley: un thè con la regina


Palazzo di Buckingham, Londra, esterno giorno.

La sala da the della sovrana è finemente arredata, come tutte le altre stanze, del resto.
Un ritratto del defunto principe consorte Filippo di Grecia e Danimarca campeggia alle spalle della vecchia regina in tutta la sua fierezza, nell’uniforme di Lord High Admiral della Royal Navy.
Seduto accanto alla più longeva e – probabilmente – amata regina d’Inghilterra siede il nipote primogenito della – sicuramente – più amata principessa di Galles.
Lo sguardo del principe è fisso al marmo del pavimento, un rosso veronese che nemmeno nei palazzi scaligeri hanno mai visto.
Elisabetta, posa il cucchiaino sul piattino accanto alla tazza Staffordshire e guarda il nipote. – E così, Willy, non abbiamo vinto.
– È così nonna, non abbiamo vinto – conferma il nipote alzando distratto gli occhi per guardare un albero al di là della finestra.
– Sei andato a salutare gli ospiti?
– No, nonna, ero troppo arrabbiato, noi dovevamo vincere.
– Sì caro, sarebbe stato meglio, ma avresti dovuto farlo, dico, andare a salutare gli ospiti. C’era anche il loro presidente.
– E invece non l’ho fatto, ho preso moglie e figlio e siamo andati subito via.
– Ma … il biondo inquilino di Downing Street è andato a salutare gli ospiti?
– Non credo, era più arrabbiato di me.
– Ho capito. E i nostri amati sudditi, gli inglesi?
– Prima della partita hanno fischiato il loro inno. Poi, all’uscita dello stadio hanno preso a botte tutti quelli che tifavano Italia. Erano pieni di birra e carichi come molle. Almeno loro si sono sfogati.
– Ho capito. Tutto questo naturalmente a telecamere accese… davanti a tutto il mondo…
– I giocatori hanno perfino rifiutato la medaglia d’argento, appena gliela mettevano al collo la toglievano ancor prima di scendere dal podio.
– Certo, e credo che abbiano fatto bene: non la meritavano. Vedi, nipote mio caro, ci ho messo tutta una vita a mostrare al mondo un regno che avesse una classe, un fairplay una storia, una presenza vigile nel mondo, e in neanche due ore siamo tornati a quando andavamo coperti di pelli e mangiavamo carne cruda. Ho visto tante cose belle e tante altre che non mi sono piaciute Willy, e sono andata avanti risolvendo i problemi a modo mio; ma questa è la più grande sconfitta mediatica della storia britannica, perché non è che non abbiamo vinto, abbiamo perso Willy, e abbiamo perso nel peggiore dei modi, mostrandoci deboli, ignoranti, maleducati e incivili, abbiamo perso la dignità e invece potevamo “non vincere” alla grande. Capisci la differenza tra “non vincere” e “perdere”? Hanno fatto bene a togliersi la medaglia, un gesto così vale più di ogni altra cosa, per come si sono comportati non ci sono medaglie, la mancanza di rispetto verso il rivale è inconcepibile. Adesso vai, Willy, devo pensare a come chiedere scusa e non solo agli italiani… Vai, e per qualche tempo stai pure a casa con la tua famiglia.

Dissolvenza,
Fine.