Scanzi: chi la fa l’aspetti


La Procura di Arezzo indaga come anche la As1 Toscana Sud Est sulla vaccinazione di Andrea Scanzi. Il giornalista è sempre più isolato,  La7 gli ha sospeso il contratto. Il 46enne giornalista, infatti, lo scorso 19 marzo all’hub vaccinale allestito al Centro Affari e Fiere di Arezzo, si è fatto vaccinare con una dose AstraZeneca, prima di molte altre persone che ne avevano diritto. Si è giustificato dicendo che “c’era il rischio che la dose venisse buttata” e “sono un caregiver”, ha detto per smorzare le tante polemiche createsi. Ma i fatti lo contraddicono: il vaccino Astrazeneca è conservabile in frigorifero anche per 48 ore e sul fatto di essere un caregiver, il direttore della As1 Toscana sud est spiega che, “la vaccinazione con Astrazeneca in questo momento è limitata ad alcune categorie: personale scolastico, personale delle forze armate e delle forze dell’ordine, persone tra i 70 anni compiuti e gli 80 da fare. Se Scanzi non aveva queste caratteristiche non poteva accedere alla vaccinazione”, ha spiegato il medico alla trasmissione Non è L’Arena di Massimo Giletti. Sempre Scanzi, la settimana scorsa dagli schermi della trasmissione della Terza Rete, aveva detto di aver contattato il proprio medico di famiglia, intorno al 26 febbraio, mettendosi a disposizione nel caso fossero avanzate delle dosi di vaccino. Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, chiede lumi a Viale Mazzini sulla presenza del giornalista in trasmissioni Rai: Dopo l’inchiesta di Non è l’arena e le interviste ai responsabili As1 di Arezzo, che smentiscono Scanzi sul vaccino, si riunisca subito il Comitato per il Codice Etico Rai e risponda in modo netto e definitivo. È accettabile che l’opinionista continui ad essere pagato dalla Rai?”, si chiede Anzaldi.
Le conclusioni dell’indagine interna disposta dalla Asl Toscana Sud Est sulla somministrazione del vaccino AstraZeneca al giornalista e scrittore aretino Andrea Scanzi sono state inviate la scorsa settimana dal direttore generale della Asl Toscana Sud Est, Antonio D’Urso, alla Procura di Arezzo, dove il procuratore capo Roberto Rossi ha aperto un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato, su segnalazione dei carabinieri. Gli ultimi passaggi di questa verifica interna voluta dai vertici Asl avrebbero riguardato, in particolare, il ruolo di Scanzi come caregiver dei genitori, e in particolare della madre. Una vicenda, quella della vaccinazione del giornalista e scrittore, che da giorni è finita sotto i riflettori dei media, al centro di polemiche rimbalzate tra giornali, post su facebook e trasmissioni televisive.
Di quel vaccino ricevuto come “riserva” è stato lo stesso Scanzi il primo a parlarne sul proprio profilo facebook. “Nel pieno rispetto delle regole, mi sono messo nella lista dei disponibili al vaccino a fine giornata per non buttare via nessuna dose altrimenti gettata via. Categoria ‘caregiver’ familiare, essendo figlio unico e avendo entrambi i genitori ‘fragili’”.
Con queste parole, affidate ad un post, Andrea Scanzi aveva raccontato la sua vaccinazione avvenuta nel pomeriggio del 19 marzo all’hub vaccinale del Centro Affari di Arezzo.
Da quel giorno è stato un susseguirsi di prese di posizione. Evaristo Giglio, direttore della Zona Aretina, Casentino e Valtiberina della Asl, aveva spiegato: “Scanzi era stato segnalato dal suo medico di famiglia, perché figlio unico di genitori fragili”. E riguardo ai cosiddetti “panchinari: “Le liste? Come Asl ci siamo attrezzati con delle liste cartacee e non verbali, perché mancava la prenotazione on line che adesso c’è. Scanzi era stato inserito in queste liste un mese fa ed è stato chiamato venerdì (19 marzo, ndr). Se non avesse accettato la dose sarebbe andata dispersa”. Ma lo stesso Giglio da Giletti spiega i motivi per cui il giornalista del Fatto Quotidiano avrebbe anche mentito: “Scanzi, da quello che lui e il suo medico di famiglia hanno detto, sarebbe un caregiver di questi famigliari ammalati che risultano nella lista dei vulnerabili. Scanzi era l’ultimo di questa lista. Anzi, si è trovata una situazione convincente per cui, avanzando queste due dosi e con lui che da tempo aveva chiesto di essere chiamato come ‘panchinaro’. Prima non era mai stato preso in considerazione, perché per quanto mi riguarda si poteva aspettare anche un altro mese o forse un altro anno. Da parte mia non c’è stata assolutamente nessuna forzatura da questo punto di vista”.
Non solo questo, ma anche il fatto che fosse stato Scanzi a chiamare ripetutamente il medico per vaccinarsi e non il contrario, come da lui affermato: “Prima di Scanzi ce n’erano tanti altri – prosegue il dottor Giglio – Quindi lui poteva aspettare. Ma il medico di base del giornalista gli ha detto che Scanzi avrebbe aspettato, l’importante è che prima o poi fosse stato chiamato al momento opportuno. Ho ricevuto altre telefonate anche dallo stesso Scanzi, evidentemente gli hanno dato il mio numero…Mi ha detto: ‘guardi, non so se il medico le ha accennato la mia situazione, io sono sempre disponibile quando voi potete’. E io gli ho risposto che sarebbe passato del tempo, perché abbiamo altre priorità”.
In conclusione, benché non ce ne freghi nulla di come e quando Scanzi si sia vaccinato, troviamo curioso il fatto che sia sufficiente per una persona appena un po’ in vista fare alcune telefonate per essere inserito in una lista, panchinaro o no, nella quale altri avevano maggiore e ben più grave priorità. Ed è consolante notare come il karma colpisca, prima o poi, belli e brutti. Scanzi sta antipatico a molti, non è un mistero, e non ha mai fatto nulla per mitigare l’antipatia che suscita con le sue dichiarazione e le sue prese di posizione. Spesso contraddittorio nelle sue idee, questa volta la contraddizione lo ha portato a scontrarsi con se stesso. Chissà che gli faccia bene.


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Fonti:
strettoweb.com
corrierediarezzo.corr.it
tg24.sky.it