Bilancio di fine anno


Quando si fa un bilancio, credo sia d’obbligo fare cenno non solo all’anno appena concluso, ma anche agli altri trascorsi … per il sottoscritto sono .. i primi 70… vissuti tra alti e bassi, ma ogni anno passato ha contribuito al raggiungimento degli obiettivi prefissati anni prima, tutti conformi ad una longevità esteriore ed interiore.

I miei primi anni si accomunano a quelli di tanti bambini cresciuti con le difficoltà del dopoguerra; periodo che, nel mio caso, ha lasciato segni indelebili, sono stato nutrito e cresciuto con il latte della balia, la signora Rosa, inoltre pur così piccolo, ero già orfano di padre.

Il pensiero di una verifica di fine anno porta a fare un bilancio economico e personale.
Il conforto del sentirsi realizzato va ben oltre le cifre, infatti da oltre 30 anni ho inserito nel mio bilancio di fine anno alcune parole che mi aiutano: ricchezza, povertà, miseria. Per quest’ultima non ci sono condizioni per commentarla, ma la povertà, quella costruita dalla ricchezza, ci rende schiavi come la miseria. Al riguardo ci sarebbe molto da dire e per tale motivo mi sono fatto aiutare da altre due piccole parole: SI’ e NO. Il NO spesso mi ha liberato da impegni e sacrifici, dandomi una falsa libertà, e ancora oggi non ho la consapevolezza di cosa mi sono perso. Ogni qualvolta invece che ho pronunciato la parola SI’ ho avuto la certezza di quanto si sia rivelata feconda per me e per quanti ho incontrato sul mio cammino.

Quindi, un bilancio di fine anno che si rispetti, non è fatto solo di cifre o con l’inserimento di alcune parole chiave tanto da sentirsi realizzati, ma deve essere basato sulla consapevolezza che la vera ricchezza siamo noi stessi ed è importante investire sull’amore che è anche creatività:

“Noi possiamo anche salire su un albero e scrivere una bella poesia, ma non possiamo costruire l’albero; per questo siamo invitati a fare solo la nostra parte. Forse è l’unica che ci riesce bene, se lo vogliamo”.

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