La mia città


Nel rapporto quotidiano con la mia città ritengo sia fondamentale avere fiducia nel prossimo. Entriamo in una città e quasi sempre siamo accolti da un cartellone di benvenuto, sul quale vi è lo stemma che rappresenta la storia del paese ed una pianta toponomastica, per fornire utili informazioni ai cittadini, ai turisti e ai viandanti.
Tutto il complesso della città è importante per chi ci vive, in primis la casa di origine che rappresenta il vissuto, ma anche il luogo di incontro di giovani e meno giovani, il luogo di riflessione e contemplazione, il luogo santo dove riposano parenti ed amici, il luogo della sofferenza e della guarigione: l’ospedale, quest’ultimo anche luogo di gioia per la nascita di tanti bambini.
La città è composta da uomini, donne, bambini, anziani, ci si incontra e ci si augura una buona giornata e a volte si conversa aiutandosi anche moralmente. Vivere la città è anche visitare una chiesa, fermarsi davanti al monumento dei caduti in guerra, conoscere sempre persone di etnie diverse.
Non sempre le città sono a misura d’uomo, può capitare che scarseggino quei servizi indispensabili, come per esempio i giardini pubblici con le relative panchine che accolgono tutte le fasce d’età ed hanno un grande valore. A volte basterebbe un piccolo muretto o i gradini di una chiesa o di una piazza per sedersi in buona compagnia e parlare, ascoltare e scambiarsi uno sguardo, un sorriso, ma anche il silenzio rende feconda la compagnia. Non bisogna dimenticare che per noi, giovani di ieri, i gradini si sono rivelati una scuola non solo di pensiero, ma di vita e di tanto amore, nessuno si sentiva escluso.
Nella vita cittadina purtroppo vi sono anche fattori negativi che non sempre sono di nostra competenza, mi riferisco per esempio all’inquinamento acustico e atmosferico e alla poca sicurezza.
A volte, sognando la città ideale, bisognerebbe avere il coraggio e la volontà di valorizzare e apprezzare tutte quelle cose che ci appartengono e sono nel nostro cuore.
I borghi, i paesi, le città in ogni singola strada esprimono l’arte e le opere di chi ci ha preceduto, con un linguaggio comune a tutti. E’ importante quindi conservarle e custodirle come un bene prezioso, come il linguaggio letterario delle biblioteche: lì si trova la storia e la biografia di famiglie importanti, come quelle che hanno dato fama al nostro paese, esse suscitano curiosità e interesse, ma quando la stessa attenzione si sposta su persone della società, considerate normali, anch’esse sono oggetto di riflessione.
Il mio pensiero va proprio a quelle persone della porta accanto che, pur restando nell’ombra delle cronache, sono immerse nella famiglia e nella società e affrontano, con dignità, le difficoltà della vita, lasciandoci spunti per pensare.
Anch’io faccio parte di quelle persone della porta accanto, eppure non mi sento così orgoglioso, forse dovrei dare più importanza a tutto quello che mi circonda e non dare tutto per scontato.
Ho fatto cenno a varie tipologie di persone che più o meno conosciamo. Poi ci sono quelle persone che non conosciamo, ma che ogni giorno incontriamo sulla nostra strada e con le quali per varie ragioni ci dobbiamo rapportare. Non sempre il dialogo è facile, entra in gioco la nostra sensibilità, quella sensibilità che dovrebbe accompagnarci nel prosieguo della giornata, in particolare verso le persone più bisognose.

Ritengo che “vivere non significhi dare più giorni alla nostra vita, ma dare vita ai nostri giorni”.