Povero Generale Lee…


Nota del direttore:
Abbattere statue, demolire templi, rimuovere nomi ed effigi da bassorilievi, sono cose già viste in passato. Il successore di Akhenaton, faraone egizio che intese introdurre il monoteismo nell’antico Egitto, fece rimuovere a colpi di scalpello il nome del suo predecessore da ogni bassorilievo. La distruzione del sito archeologico di Palmira da parte dei fondamentalisti islamici, l’abbattimento della statua di Cristoforo Colombo attuata dai neri americani, il ritiro dei “Moretti” dagli scaffali dei supermercati, la cancellazione del film “Via col vento” da alcune programmazioni sono solo solo gli ultimi episodi della ”damnatio memoriae” a cui il fanatismo dell’ignoranza può giungere. 
Ma ciò che questi invasati non sanno, è che la storia non può essere davvero cancellata dalle pieghe del tempo e trova sempre il modo per ritornare.

Il generale Lee è probabilmente il miglior condottiero della storia americana.
Entrò nell’esercito confederato per senso del dovere nei confronti del suo stato: la Virginia.
Antischiavista, all’inizio della Guerra Civile Americana liberò i suoi schiavi, forse per dimostrare che non combatteva per mantenere la schiavitù.
E’ poco risaputo che, quasi alla fine della guerra, il generale Lee ex schiavi afro-americani nell’esercito confederato.
Geniale stratega, vinse quasi tutte le battaglie.
Si arrese solo quando non aveva quasi più soldati, ormai ridotti alla fame e senza munizioni.
La sua più grande vittoria fu, forse, la battaglia di Chancellorsville, dove con un esercito quasi tre volte inferiore all’avversario, vinse nettamente.
Il governo confederato decise di emancipare gli schiavi durante la guerra. Ovviamente in democrazia l’iter parlamentare fu lungo. La legge venne approvata poco prima della fine della guerra.
Così il generale Lee che controllava un territorio ormai ridotto solo ai dintorni della capitale confederata Richmond riuscì ad arruolare qualche migliaio di afro-americani.
Queste cose sembrano finite nel dimenticatoio.
Le persone che negli Stati Uniti, oggi, sono prese da furia iconoclasta forse non conoscono la storia.