Vite inutilmente sprecate (1a parte)


“Non preoccupatevi, ragazzi, sarà una passeggiata”, disse il Generale John Hamilton Roberts, Comandante della 2^ Divisione Canadese, ai suoi uomini, il giorno prima dello sbarco nel porto di Dieppe, un paese francese dell’Alta Normandia, programmato per il 19 agosto 1942.
Furono parole che lacerarono la mente e l’anima di quell’uomo, per il resto della sua vita. La “passeggiata” portò alla morte di 907 uomini, al ferimento di 2460 ed alla cattura, come prigionieri, di altri 1946 soldati che, in 5000, erano orgogliosamente sbarcati per un’operazione militare, conclusasi così tragicamente, chiamata in codice “Jubilee”, dal rischio esageratamente elevato rispetto alla inutilità degli obbiettivi, che fece dubitare della sanità mentale di chi l’aveva concepita.
Il libro “One day in August”, dello storico canadese David O’Keefe, ha dato nel 2013, presumibilmente, una possibile spiegazione sull’evento. Il tentativo di sbarco sarebbe stato in realtà una gigantesca operazione di mascheramento, ideata dall’allora non ancora famoso scrittore britannico Ian Lancaster Fleming, il futuro “padre” di James Bond, per raccogliere informazioni su un nuovo modello della macchina crittografica “Enigma”, usata dai tedeschi per cifrare le proprie comunicazioni, macchina che influenzò il destino di milioni di persone.
E’ necessario, per una maggiore comprensione, inserire un breve inciso storico, relativo all’estate del 1942. L’Inghilterra, in guerra con la Germania, già dal settembre 1939, aveva avuto contatti con il nemico solo sul fronte dell’Africa Settentrionale, ritenuto inizialmente di secondaria importanza e che non aveva dato risultati positivi. La vittoriosa “Battaglia di El Alamein”, che avrebbe spazzato via definitivamente tedeschi e italiani dalla Libia, sarebbe stata combattuta solo nell’ottobre seguente. I sistematici bombardamenti britannici sulle città tedesche, iniziati proprio in quel periodo, nonostante avessero arrecato perdite consistenti, si erano dimostrati poco incisivi, sia per la mancanza di efficienti apparati tecnologici di navigazione e mira, sia per l’uso di aerei non perfettamente adatti al ruolo. I primi mastodontici quadrimotori “Avro 683 Lancaster”, infatti, furono disponibili solo dal febbraio del ’43. La macchina industriale militare degli Stati Uniti (entrati nel conflitto, come alleati, nel dicembre del 1941) era in rapido sviluppo, ma non aveva ancora prodotto il fiume di uomini, mezzi e materiali di cui era potenzialmente capace. Dal canto loro, i vertici politici e militari americani premevano su Londra affinché il suo Governo partecipasse concretamente all’organizzazione di uno sbarco congiunto in Francia, ritenendolo (gli americani) l’unico sistema efficacie per battere l’esercito del Führer, in un punto vitale per gli interessi germanici. Anche Stalin, sceso in campo nel giugno 1941, insisteva perché gli alleati sbarcassero oltremanica, così da distogliere il nemico dal fronte russo. La Wehrmacht, in effetti, era stata sì fermata alle porte di Mosca, nell’inverno 1941-42, ma, in quell’estate, stava lanciando un’offensiva, che sembrava inarrestabile, verso il sud del Paese, con l’intento di raggiungere, lungo il Volga, Stalingrado ed i pozzi di petrolio del Caucaso. Per finire, la Royal Air Force, comunemente detta RAF, che nel 1940 aveva vinto la Battaglia d’Inghilterra, era rimasta senza obiettivi strategici e voleva impegnare la Luftwaffe, l’aviazione del III Reich, in un’altra grande battaglia aerea.
Per tutti questi motivi, gli inglesi escogitarono di occupare, con una manovra aeronavale, un porto francese in mano ai tedeschi, mantenendolo solo per un paio di giorni. L’attacco, oltre a costituire un utile banco di prova per azioni combinate con impiego di forze navali, terrestri ed aeree, avrebbe dimostrato a Mosca ed a Washington che Londra non aveva affatto perso la volontà di combattere, costringendo l’aviazione germanica ad uscire allo scoperto e fornendo agli alleati utili indicazioni operative. Del resto, sempre dal punto di vista britannico, un eventuale esito negativo del “raid” avrebbe comunque dimostrato ai sovietici ed agli americani che sbarcare in terra francese, situazione che non procurava ai dirigenti politici di Sua Maestà grande entusiasmo, era un’operazione particolarmente complicata, da attuare solo con un’adeguata preparazione, sia a tavolino che sul campo, e dopo aver pesantemente indebolito le forze naziste in modo concreto.
La pianificazione dell’impresa fu affidata all’Ammiraglio Louis Francis Mountbatten, meglio noto come Lord Mountbatten, imparentato alla lontana con la famiglia reale (era lo zio materno di Filippo di Edimburgo, Principe Consorte della Regina Elisabetta e lontano cugino della stessa), all’epoca dei fatti “Capo delle Operazioni Combinate”. Per la cronaca, fu, in seguito, l’ultimo Viceré dell’India, dichiarata indipendente nel 1947, ucciso a Mullaghmore, nella Repubblica d’Irlanda, a seguito di un attentato ordito dai terroristi dell’IRA il 27 agosto 1979, che fecero esplodere con un ordigno l’imbarcazione a bordo della quale si trovava.
Per la missione furono scelti alcuni battaglioni della 2^ Divisione di Fanteria canadese, i cui soldati, da anni di stanza nel Regno Unito, non erano mai stati impegnati in combattimento. Il Governo di Ottawa, del resto, sollecitato anche da un forte fermento popolare, volle ad ogni costo che, finalmente, le proprie truppe partecipassero ad operazioni di rilievo. I canadesi, affiancati da reparti di “Commandos” britannici, avevano il compito di individuare ed annientare le batterie tedesche, in grado di compromettere le attività di sbarco. Il sostegno navale prevedeva 237 unità, tra mezzi da sbarco, cannoniere e cacciatorpediniere. Già scottati dall’affondamento della “HMS Prince of Walles” e della “HMS Repulse”, ad opera dell’aviazione giapponese al largo della Malesia nel dicembre 1941, i vertici della marina non vollero utilizzare navi di maggiore stazza, proprio per il timore delle altrettanto veloci ed efficaci incursioni aeree nemiche. La copertura dal mare, affidata solo ai cannoni da 100 mm. di 6 cacciatorpediniere, era oltremodo limitata.
A seguito di più dettagliate valutazioni tattiche, fu inoltre deciso di rinunciare ad un preventivo bombardamento aereo, onde evitare il coinvolgimento di inermi cittadini. Per annullare le postazioni tedesche si poteva, in definitiva, contare solamente sui 58 carri armati, modello “Infantry Tank Mk IV Churchill”, effettivi al “The King’s Own Calgary Regiment (RCAC)”, che dovevano sbarcare insieme ai fanti. La RAF era comunque pronta ad intervenire.