Il Coro dell’Università “L. Vanvitelli” ospite del Tesoro di San Gennaro


Presso la Cappella del Tesoro di San Gennaro, domenica 16 giugno alle ore 19,00, si terrà il concerto del Coro dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Il Coro Polifonico Universitario nasce nel 2011 come progetto di incontro ed espressione della ricchezza culturale di tutta la comunità accademica. Rientra nelle attività della cosiddetta “Terza missione” dell’Ateneo, finalizzata all’apertura e all’integrazione dell’Accademia con il territorio. Oltre che in occasioni legate al mondo universitario, infatti, il Coro si esibisce in concerti di beneficenza in collaborazione con associazioni impegnate nel sociale:Ospedale Santobono-Pausilipon, Comunità di S. Egidio, AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), ALICe (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale), Associazione Respiriamo Arte, Città della Scienza, AMMI (Associazione Mogli Medici Italiani), Legambiente, Associazione ViaNova, Rotary, Lions, Amici dei Musei, Gallerie d’Italia, Arciconfraternita di S. Maria della Misericordia, Arciconfraternita ed Ospedali della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, Associazione Nazionale Familiaristi Italiani, Soroptimist, riscuotendo sempre grande entusiasmo ed apprezzamento. Inoltre ha partecipato nel 2016 e nel 2018 alla rassegna nazionale di cori universitari UNInCANTO, con tre diversi concerti nelle piazze e chiese di Urbino.

Il Coro di Ateneo, però, è soprattutto momento di appartenenza, l’occasione di incontro fra studenti, anche Erasmus, docenti, personale tecnico-amministrativo ed amici dell’Ateneo. Con la sua istituzione si è cercato di favorire l’aggregazione e la partecipazione tra le diverse realtà sociali e culturali, stimolando il confronto con altre realtà universitarie. Alle attività del coro, diretto dal M° Carlo Forni, partecipano regolarmente circa 40 coristi, di cui la metà studenti. Nei nei primi sei anni di attività hanno aderito all’iniziativa anche 25 studenti Erasmus provenienti da sette paesi europei, tutt’ora in contatto con i coristi.

Il Coro “Vanvitelli” si esibisce coinvolgendo con la musica, promuovendo generi musicali diversi, per vivere le melodie come gioco, per divertirsi e far divertire, mettendo insieme pezzi alti e leggeri con il piacere di cantare insieme seguendo l’imprinting del maestro Carlo Forni, docente di pianoforte presso il Conservatorio di Salerno che, con la sua professionalità e la sua simpatia, riesce magicamente ad assemblare voci e suoni rendendo ogni esibizione unica ed emozionante.

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Il concerto di domenica 16 giugno, gratuito come tutti gli altri spettacoli, vede nel programma brani di musica sacra contemporanea di autori svedesi, danesi e norvegesi. Particolare il brano Stars(2011) del compositore lettone E. Esenvalds che prevede un accompagnamento di soli bicchieri. Chiude l’esibizione musicale A little jazz mass, un raro incontro di musica sacra con il jazz (2008). B. Chilcott, l’autore, riesce a fondere i ritmi sincopati del jazz con il testo liturgico, includendo in modo originale un’ampia varietà di stili.

Info-Contatti: coroateneovanvitelli@unicampania.it

La Cappella del Tesoro di San Gennaro

Correva l’anno 1527 quando Napoli attraversava uno dei suoi momenti più tragici, causati da una terribile epidemia di peste che falcidiò più di 60.000 abitanti. Il popolo, stretto intorno al suo santo Patrono, Gennaro, fece voto di costruire una nuova e magnifica cappella se, per sua intercessione, si fossero salvati dal flagello pestilenziale. I rappresentanti dei seggi della città e del popolo diedero avvio alla pianificazione della sua realizzazione, affidando all’architetto Francesco Grimaldi il progetto architettonico, che previde l’abbattimento di tre cappelle della navata destra e la demolizione di un palazzo con giardino posto dietro la navata. Erano trascorsi quasi 120 anni dal voto per la costruzione quando, finalmente, nel 1646, il “Tesoro nuovo” venne inaugurato in tutto il suo splendore, magnifico e possente esempio di arte e devozione. L’ingresso, rivestito di marmi, presenta una triplice arcata: a destra e sinistra vi sono collocate due statue in marmo rappresentanti San Pietro e San Paolo, opera dello scultore carrarese Giuliano Finelli, allievo di Gian Lorenzo Bernini; il fornice centrale è chiuso da un grande cancello in ottone progettato da Cosimo Fanzago tra il 1628 e il 1630, ed ultimato nel 1655 da Gennaro Monte. Le due figure a mezzobusto di San Gennaro che si affacciano sul cancello accolgono idealmente il fedele, proiettandolo in un ambiente spettacolare e quasi paradisiaco, fatto di ori, argenti, marmi, stucchi, plasmati in un programma iconografico ben preciso, scandito dalla pianta centrale e dalla cupola che si staglia al centro. L’altare maggiore, realizzato su progetto di Francesco Solimena in porfido con elementi in argento e rame dorato, fa da sfondo al prezioso paliotto d’argento incastonato sotto la mensa, opera di Gian Domenico Vinaccia tra il 1692 e il 1695, raffigurante L’arrivo a Napoli delle reliquie di San Gennaro nel 1497. L’abside centrale e una sorta di sancta sanctorum, dove i busti dei primi santi compatroni di Napoli fanno quasi da guardia alla cassaforte posta dietro l’altare che custodisce le reliquie del capo ed il sangue del martire Gennaro, i veri tesori. In corrispondenza dei vani che custodiscono i busti d’argento, in alto, vi sono le statue bronzee corrispondenti alla figura sottostante: quella centrale, opera di Finelli rappresenta San Gennaro in trono. Il busto di San Gennaro, in argento dorato, smalti e pietre semipreziose, e il manufatto più antico che vi si conservi, opera realizzata da orafi francesi chiamati da Carlo II d’Anjou tra il 1304 e il 1305 per contenere le reliquie del cranio. Il ricco programma iconografico delle volte, della cupola e delle pale sugli altari laterali, fu opera di due tra i più grandi maestri del Seicento, provenienti dall’Emilia, Domenico Zampieri detto il Domenichino e Giovanni Lanfranco, che si aggiudicarono i lavori di decorazione delle lunette e pale d’altare, su supporti metallici, (Domenichino) e della cupola (Lanfranco) dopo una lunga valutazione da parte della Deputazione. Sull’altare di destra vi e una pala realizzata da un altro grande maestro del seicento, lo spagnolo Jusepe de Ribera, che dipinge la scena del San Gennaro che esce illeso dalla fornace. I busti d’argento, posti tutti intorno alla cappella, sono opere realizzate da maestri argentieri di grande fama, collocabili dagli inizi del XVII secolo fino ad oggi (Augusto Cocozza).