Kim Vs. Donald: 10-0


Il duello tra la piccola Corea del nord e il gendarme del mondo statunitense continua senza esclusione di colpi e tutti noi stiamo a guardare quale sarà la prossima mossa.
Non c’è dubbio che Pyongyang stia attuando una ben calibrata politica estera di affermazione mentre gli USA diplomaticamente arrancano promettendo di distruggere la piccola nazione asiatica ma, almeno al momento, ben sapendo che non possono farlo.
In fondo, Kim Jong-un ha puntato sul programma nucleare per non scomparire perché deve avere ben imparato la lezione toccata a Saddam e a Gheddafi.
Entrambi i rais, infatti, sono stati imposti e poi rimossi a piacimento di superpotenze mondiali e non deposti a seguito di un cambio politico o militare interno al loro paese.
Tale ultima ipotesi, nel caso del piccolo dittatore coreano, non sembra nemmeno all’orizzonte visto che Kim governa col pugno di ferro e, in fondo, sarà anche visto da parte della popolazione come il piccolo Davide che ha saputo mettere nel sacco il gigante Golia, nonostante le difficoltà dovute agli embargo che sono stati comminati.
E se durante la guerra fredda il concetto della pace si manteneva sull’equilibrio degli arsenali nucleari tra le nazioni del Patto di Varsavia e quelle del Patto Atlantico, ora è lecito pensare che la nord Korea non è stata invasa da americani, cinesi o russi solo perché, in fondo, è anche lei una potenza nucleare e, come tale, impaurisce per una possibile reazione atomica.
Chiaramente ciò non significa che la situazione non sia pericolosa e non possa degenerare da un momento all’altro ma solo che appare davvero difficile che i proclami di Donald Trump possano oggi impensierire il dittatore coreano che oramai, dopo aver tastato il terreno in passato con azioni meno sfrontate, deve aver ben capito che le minacce degli Stati Uniti sono in questo momento solo fumo.
Insomma se si fosse in una partita a calcio, la Corea del nord starebbe oggi stravincendo sugli Stati Uniti.
Sembra quindi inutile proseguire su questa via e forse, per non perdere quel poco di faccia che resta al Tycoon americano, sarebbe meglio rinunciare del tutto agli spauracchi ma affidarsi definitivamente alla diplomazia internazionale con una serie di misure serie intraprese da tutte le nazioni senza esclusioni.
Ma anche questa strada sembra lastricata di buone intenzioni ma non semplice da mettere in pratica.
E allora, nello stato delle cose attuali, l’Europa cosa può fare?
Sicuramente molto di più che blaterare solo di condanne morali ad ogni test nucleare o ad ogni lancio di missili balistici da parte di Pyongyang.
Perché è certo che se oramai Trump è considerato dalla Corea del nord un cane che abbaia ma non morde l’Europa, e in special modo l’Italia coi suoi bonari e ridicoli rimbrotti morali, ha lo stesso effetto ed ascolto di Geppetto nei confronti di Pinocchio.