Basta coi gessetti colorati


Semplicemente non servono perché quelli, gli islamici radicalizzati ossia i terroristi, hanno un canone etico diverso dal nostro e l’idea di una loro integrazione nella nostra società è semplicemente inattuabile.
Si tratta invece di non accogliere indiscriminatamente le persone ed avere il coraggio di espellere chi non si conforma alle nostre leggi e ai nostri canoni etici. Un fecondo humus fatto di moschee non censite (ma anche in quelle censite talvolta, per così dire, si predica bene e si razzola male) dove si indottrinano i musulmani di prima e soprattutto di seconda generazione, e si operano veri e propri arruolamenti.
Sono persone che non si sono integrate, né sono integrabili, nella nostra società, che vivono ai margini di essa nutrendo sentimenti di rivalsa per un modello culturale che non gli appartiene, facili prede della più deteriore dottrina islamica salafita, ossia quella più radicale.
Non si tratta di razzismo né di inospitalità ma solo di logica politica difensiva.
L’attentato alle Ramblas di Barcellona, quattordici morti tra cui due italiani ed una italo-argentina nonchè un centinaio di feriti, persone spazzate via come birilli da un furgone lanciato contro la folla inerme, dovrebbero essere abbastanza anche per i più buonisti.
Oltre, si rischia davvero di essere considerati del tutto stupidi o conniventi.
La dinamica dell’attentato è nota e, oramai, segue un cliché fisso: si noleggia o si ruba un furgone o un camion e ci si lancia a folle velocità sulla gente che ignara si intrattiene sulle grandi passeggiate.
I governanti di mezza Europa provano a dirci che non dobbiamo far vincere la teoria del terrore cambiando le nostre abitudini e il nostro stile di vita. Ma sono parole vuote.
Ieri mattina, giusto per verificare, sono andato a Roma e, segnatamente, a S. Pietro.
Erano oramai le due del pomeriggio ma chi voleva entrare in Basilica doveva fare circa cinquecento metri di una fila, incolonnati per quattro o cinque, che si snodava per l’intero emiciclo sino al centro della piazza del Bernini, sotto un sole cocente.
I (giusti) controlli al metal detector facevano procedere il boccheggiante serpentone dei turisti con una tale lentezza che pareva fossero del tutto fermi.
Dire di fare finta di niente pare proprio impossibile.
I nostri Servizi, le nostre Forze dell’Ordine, le Forze Armate, sono stati bravi, anzi bravissimi, a prevenire ogni possibile gesto terroristico in Italia.
Prova è che l’Italia è forse uno dei pochissimi paesi che piange i suoi morti solo perché caduti in altre nazioni. Persone sfortunate che si sono trovate all’estero nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.
Ma nessuno può garantire il rischio zero. Anche se si potesse disporre di risorse dieci volte quelle effettivamente oggi esistenti, il rischio zero é una pura utopia.
Certo, i Servizi si avvalgono delle più sofisticate tecnologie ma i terroristi hanno imparato a colpire ritorcendoci contro mezzi e strumenti tipici della nostra quotidianità occidentale.
Neppure usano più armi o esplosivi, mezzi offensivi tutto sommato a contenuto tecnologico di medio e basso livello.
Non vale la pena. Non conviene. Meglio rubare un camion o noleggiare un furgone e via.
E mentre i media si affollano di analisi del perché e percome i terroristi hanno colpito proprio in un posto piuttosto che altrove dimentichi che il contenuto tecnologico e di preparazione per attentati del genere è talmente basso che tali eventi possono essere decisi e condotti anche all’ultimo momento, e senza particolari preparazioni, in ogni dove da qualunque cellula del terrore secondo l’opportunità del momento, come hanno dimostrato gli eventi di Parigi, Londra, Manchester, Nizza, Colonia, Berlino, Stoccolma e ora la Catalogna, parte dei politici e dei governanti ci chiede di esorcizzare il male solo con veglie, fiaccolate o gessetti colorati senza avere il coraggio di dire la verità e di intraprendere con decisione iniziative concrete per liberare la nostra società da elementi che ne costituiscono una pericolosa carie.
E così, tra una cosa e un’altra, consapevoli che nessuno in questo modo è davvero al sicuro ma sperando che la prossima volta non tocchi a noi, metabolizziamo attentato dopo attentato e volutamente dimentichi di quanti ve ne sono già stati dall’attacco al World Trade Center di New York a ieri l’altro:
Stati Uniti 11/09/2001, Tunisia 11/04/2002, Indonesia 12/10/2002, Marocco 16/05/2003, Afghanistan 12/11/2003, Turchia 15/11/2003, Turchia 20/11/2003, Russia 03/09/2004, Spagna 11/03/2004, Arabia Saudita 30/05/2004, Egitto 07/10/2004, Inghilterra 07/07/2005, Egitto 23/07/2005, Indonesia 02/10/2005, India 26/11/2008, Kenya 21/09/2013, Belgio 24/05/2014, Francia 07/01/2015, Francia 10/01/2015, Danimarca 14/02/2015, Tunisia 18/03/2015, Kenya 02/04/2015, Tunisia 26/06/2015, Turchia 10/10/2015, Francia 13/11/2015, Mali 20/11/2015, Turchia 12/01/2016, Burkina Faso 15/01/2016, Turchia 17/02/2016, Turchia 13/03/2016, Costa D’Avorio 13/03/2016, Turchia 19/03/2016, Belgio 22/03/2016, Stati Uniti 11/06/2016, Turchia 28/06/2016, Bangladesh 01/07/2016, Francia 14/07/2016, Germania 22/07/2016, Turchia 19/12/2016, Germania 19/12/2016, Turchia 31/12/2016, Inghilterra 22/03/2017, Russia 03/04/2017, Svezia 07/04/2017, Inghilterra 22/05/2017, Spagna 17/08/2017, Spagna 18/08/2017, si spera forse che il problema si risolva da sé.
Ma quarantasette attentati di sicura matrice islamica condotti dal 2001 ad oggi e ben 22 paesi colpiti sono fatti concreti e dolorosi. Altro che gessetti colorati.