Quando la sicurezza si baratta per pochi spiccioli


Quanto vale la vita di una persona? Per alcuni meno di cento sterline.
È questa la terribile constatazione a fronte del bilancio delle morti accertate e dei dispersi, oramai da considerare ulteriori vittime, di cinquantotto persone perite nel rogo della Grenfell Tower.
L’edificio, situato a Londra nel quartiere di North Kensington in un’area composta principalmente da case popolari circondate da ricchi quartieri residenziali, fu progettato nel 1967 e il Kensington & Chelsea Council approvò la sua costruzione nel 1970, nell’ambito della prima fase di sviluppo del Lancaster West Estate. La costruzione dell’edificio ebbe inizio nel 1972 e fu completata nel 1974. La Torre era alta 67,3m e conteneva 120 appartamenti composti da una o due camere da letto. Venti dei ventiquattro piani avevano una pianta composta da sei appartamenti per piano di cui quattro con due camere da letto e due con un’unica camera da letto, mentre nei rimanenti quattro piani non erano presenti locali ad uso residenziale. La struttura era dotata di un’unica tromba di scale, accessibile dal piccolo pianerottolo centrale di ciascun piano, su cui erano prospicienti anche due ascensori. L’edificio era dotato anche di un ingresso al secondo piano accessibile da un ponte che lo collegava al terrazzo di un edificio vicino.
Il grattacielo, che al momento dell’incendio ospitava circa seicento persone, era stato oggetto di una ristrutturazione tra il 2015 e il 2016 che aveva riguardato, tra l’altro, la posa in opera di pannelli di rivestimento con funzione di coibenza termica.
Tra i pannelli disponibili sul mercato pare che, come ha riportato il Daily Mail, per ragioni di un risparmio di sole due sterline al metro quadro per un totale di circa cinquemila sterline, sia stata data la preferenza a un rivestimento di classe antincendio non così performante come altri presenti sul mercato.
Nella buona sostanza tali pannelli hanno consentito il divampare delle fiamme, a quanto pare partite verso l’una del mattino del 14 giugno scorso da un frigorifero posto in uno degli appartamenti del secondo piano, con una velocità ben superiore a quella che avrebbero assicurato i rivestimenti di maggiore resistenza al fuoco.
È bastato questo dettaglio del valore di pochi spiccioli al metro quadro, forse apparso secondario a committenti, progettisti e costruttori, a non lasciare il tempo necessario alle vittime di potersi mettere in salvo.