Yemen, la guerra dimenticata


E’ in Yemen, l’ ultimo lembo della penisola araba, che si sta consumando una delle guerre più cruente ed ignorate. Sarà la sua posizione geografica, la stretta vicinanza con l’Arabia Saudita, che di fatto lo soffoca, ad averlo ulteriormente estraniato dal mondo. Cancellato, almeno mediaticamente, nonostante le Nazioni Unite abbiano più volte denunciato una situazione catastrofica, definendo quella yemenita “la più grave crisi umanitaria al mondo”. Alla miseria ed alla povertà, alla carenza di cibo e di diritti, si è aggiunta l’epidemia del colera. L’ultimo allarme lanciato dall’Unicef delinea una situazione disastrosa. Secondo i dati dell’Organizzazione, in cinque giorni il numero dei casi sospetti sarebbe è più che raddoppiato, passando da 11mila a oltre 23.500. La malattia si sarebbe già diffusa in 18 dei 22 governatorati del Paese. Ad aggravare la situazione, un sistema sanitario al collasso, la carenza di norme igieniche e la penuria di risorse idriche, oltre la mancataw raccolta dei rifiuti. Un’epidemia che mette in ginocchio un popolo già stremato dall’inasprirsi della guerra, che continua ad impedire alle ong di soccorrere la popolazione. Attualmente le fazioni che si contendono il Paese si interessano unicamente della vendita e l’acquisto di armi, mentre 1000 persone al giorno si ammalano di colera: di questi, due su tre sono bambini sotto i 15 anni. La situazione è destinata a peggiorare con l’arrivo delle piogge monsoniche, che aggraveranno la già precaria situazione igienico sanitaria. A due anni dalla guerra, scoppiata il 26 maggio del 2015, sono più di 8 mila i morti, 45 mila i feriti e 3 milioni le persone sfollate. Troppe le famiglie in affanno. I più fortunati sono emigrati all’estero, chi non ce l’ha fatta, non sembra avere più diritti. Gli yemeniti sono troppo lontani per salire su un barcone e chiedere lo stato di rifugiati politici, pur avendone il diritto. Lasciata alla mercé di fazioni opposte che si contendono il paese, la crisi umanitaria sembra preoccupare il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che solo la settimana scorsa ha analizzato la relazione dell’inviato speciale, Ismail Ould Cheikh Ahmed. Un paese geopoliticamente scomodo e conteso tra Arabia Saudita ed Iran, che vede fronteggiarsi, da una parte, il governo di Mansur Hadi, sostenuto dalla coalizione araba e riconosciuto a livello internazionale, dall’altra i ribelli houthi, spalleggiati dai persiani. Mentre i sauditi bombardano (anche con ordigni italiani), il dramma umanitario si acuisce. “Mi dispiace molto dover informare questo Consiglio che l’appello alla pace delle donne e della società civile dello Yemen è ben lontano dall’essere raccolto – ha dichiarato l’inviato speciale dell’ONU”. Nel suo lungo resoconto, disponibile online nel sito Nazioni Unite http://www.un.org l’inviato denuncia il collasso delle strutture sanitarie, la distruzione delle abitazioni, la perdita di mezzi di sostentamento, il proliferarsi del colera e il profilarsi di un nuovo scenario di devastazione ad Al-Hudaydah, situata a sud del paese, dove passano circa il 70% delle provvigioni di acqua e cibo. Ciò che colpisce di più del rapporto, è la triste conclusione cui giunge l’inviato Onu, che di fatto vede la situazione yemenita come la conseguenza della inoperatività della comunità interazionale. Forse qualcosa si smuoverà quando gli Usa decideranno da che parte stare, anche alla luce della nuova chiusura con l’Iran. Nel frattempo i media tacciono.