La scissione dell’atomo. Ma c’è il nulla.


E’ notizia di questi giorno la probabile ennesima scissione all’interno dello Schieramento Quattro Gatti che ha domicilio nella romana via del Nazareno. A quanto pare la gattara di turno (Zingaretti) non riesce più a convincere della bontà del suo progetto nemmeno quelli che l’hanno eletto a Segretario del Nulla Cosmico. E così il buon vecchio Rottamatore ha colto l’occasione per mestare ancora una volta nel torbido della melma in cui allignano i suoi simili e farsi costola su cui foggiare una nuova Eva, seguito da una ventina tra senatori e deputati pronti a voltar gabbana un’ennesima volta pur di conservare una minima possibilità di rimanere in sella e scansare il lavoro per un’altra legislatura.
Peccato che questa volta tra le scuse accampate per mollare la barca prossima all’affondamento si sia pure inventato condizioni capestro che i suoi amici di partito non potrebbero mai accettare, tra cui il veto al rientro di d’Alema, Bersani e altre cariatidi da tempo giubilate dall’intellighenzia dominante, salvo poi (per bocca della fida Maria Etruria) andare a dire che se ne potrebbe pure discutere, come dire: io esco dalla porta principale, ti appoggio dalla finestra e poi rientrerò dalla porta di servizio in tempi più maturi. Orbene, si sa che la politica è strana, fatta di alleanze e di amicizie destinate a durare quanto un gatto sull’Aurelia, ma che questa volta vengano rimessi in qualche modo in gioco come nuova linfa proprio quei nomi che il Rottamatore ha fatto di tutto per rottamare significa che siamo giunti al paradosso. Ed è anche paradossale che la festa nazionale dell’Unità sia stata una delle più affollate degli ultimi anni, con simpatizzanti inneggianti al nuovo corso del partito come tante scimmiette ammaestrate, o come tanti topolini dietro al pifferaio che li conduce alla distruzione come nella famosa fiaba.
Non c’è nulla da fare, il popolo – e non solo di sinistra – non riesce mai a distinguere l’oro dalla pirite: quando il capocomico di turno spalanca la bocca è il Verbo che gli esce dai polmoni, e il Verbo è per definizione sacra verità! Ma se ciò è vero per ogni colore politico, è altrettanto vero che solo a sinistra questa fede è cieca, pronta e assoluta, come già dileggiava il buon Guareschi nelle sue taglienti vignette. Gli elettori di sinistra (quelli che Giovannino chiamava bonariamente “trinariciuti”) sono spesso incredibilmente creduloni, talmente convinti nella loro incrollabile fede da lasciarsi intortare nonostante ogni evidenza. Metteteli davanti alle dichiarazioni (vecchie solo di pochi mesi) di uno Zingaretti che: ”… mi sono stancato di dire che non intendo favorire nessun accordo o alleanza con i cinque stelle; li ho sconfitti due volte (al Monopoli??? N.d.R.) e non governo con loro!” e vi diranno che i tempi sono cambiati. Fategli sentire un Di Maio che: “… Io col partito di Bibbiano non voglio averci a che fare. Col partito che in Emilia Romagna toglieva i bambini alle famiglie con l’elettroshock per venderseli, io non voglio avere nulla a che fare.” e vi ribatteranno che le condizioni sono cambiate, che gli equilibri sono differenti e così via. In effetti potranno essere cambiati gli equilibri, ma gli equilibristi sono sempre i soliti: gente che venderebbe la famiglia intera per una poltrona, che appena giunta al potere pensa a nuove tasse per soddisfare la fame di denaro che l’Unione Europea continua ad avere ed avrà finché nessuno la metterà a dieta.
Salvini era scomodo, non piaceva all’establishment perché lo destabilizzava e rischiava di farlo crollare come un castello di carte in balia dei venti sovranisti. Così sono venuti i colloqui al gruppo Bilderberg, gli accordi con Angelona e il suo lacchè Micron, con la benedizione di Superciuk che pur se giunto al fine vita politico non cessa di far danni. Così sono arrivati gli accordi segreti (che poi segreti non sono) di scambio tra il voto alla Van Der Cosa e una accomodante politica europea nei confronti del nuovo governo rosso (con un po’ di giallo attorno, come un pomodoro con la dimajonese). E così è arrivato anche il supporto di un Draghi che era sempre stato freddo nei confronti del governo Conte-uno.
Purtroppo per loro, non avevano fatto i conti col rottamatore, o forse pensavano che davvero volesse defilarsi dalla vita politica come più volte ha paventato senza mai tener fede alla propria parola. Qui emerge anche l’altro difetto (politicamente parlando) dei dem: l’immensa ingenuità. Eh sì, perché solo un ingenuo può cadere un’ennesima volta nella trappola di chi è sempre stato uso fare il contrario di ciò che diceva. Chi non ricorda frasi come: “Enrico, stai sereno!” oppure “Se perdo il referendum mi ritiro dalla vita politica”? Se in toscana lo chiamano “il Bomba” ci sarà pure un motivo, no?
Eppure oggi il Bomba, o Pinocchietto fate voi, sta nuovamente turlupinando quei poveri gonzi. Quale sarà il risultato? Per alcuni il nuovo gruppo parlamentare che nascerà il 18 ottobre alla Leopolda rappresenterà la quarta gamba dell’esecutivo, in attesa di nuovi eventi. E’ probabile che in questo modo i renziani vogliano anche dire la loro nel progetto della nuova legge elettorale per poi magari nuovamente confluire in un rifondato PD a guida dello stesso Renzi-salvatore-del-mondo.
Ma ciò che solo oggi, a giochi fatti, dopo che il nuovo e orribile nome di Italia Viva (una menzogna autoreggente) è stato svelato i giornalisti di regime si sbilanciano a commentare come lo strappo di Renzi sia tutt’altro che una sciocchezza. Possiamo anzi dire che stavolta il fiorentin ballista è stato di un acume eccezionale. In verità i suoi colleghi di partito se ne erano già accorti, sebbene le schermaglie pubbliche (Francheschini: “Matteo, non farlo!”, Zingaretti: “Una cosa incomprensibile”, e così via) tendessero a sminuirne la portata. Eh sì, perché se non ci aveste fatto caso, in questo modo Renzi assurge al ruolo di mina vagante all’interno della maggioranza. Di Maio e il M5S dovranno trattare con Renzi ogni singola scelta per evitare che il governo cada. I suoi voti in entrambi i rami del Parlamento saranno necessari per qualsiasi votazione, non fosse altro che l’acquisto della carta igienica! In qualsiasi momento al Bomba sarà possibile staccare la spina, facendo mancare la maggioranza all’esecutivo, e questo i capoccia del Nazareno l’avevano capito eccome! E allora eccoli lì a buttare acqua sul fuoco nella speranza che non siano in troppi a salire sulla nuova diligenza. Certo è che in questo modo Renzi avrà sempre e comunque l’ultima parola su qualsiasi atto del governo, dato che i suoi ex compagni di partito si guarderanno bene dal rischiare di perdere il seggiolino. Ma lo stesso Renzi sta correndo un grosso rischio, anche se probabilmente lo ha calcolato: quello cioè che un bel giorno Di Majo e soci si sveglino e facciano la stessa mossa che il mese scorso ha fatto Salvini, staccando la spina al Conte-due. Si badi bene: è vero che anch’essi hanno dimostrato un attaccamento ossessivo alle poltrone, ma è pur vero che nel caso in cui (com’è assai probabile) questo governo si renda particolarmente odioso agli italiani, il ritorno alle urne potrebbe rivelarsi l’unica ancora di salvezza dei 5 stelle per recuperare un pugno di voti, dando da bere ai pochi gonzi che ancora ci cascheranno che hanno salvato loro la Patria, e non altri, con buona pace dei programmi sbandierati e delle strette di mano con i nuovi compagni di merende. Da notare che gli elementi di punta nel programma dell’attuale maggioranza sono la legge elettorale e l’accoglienza dei migranti. Nihil novi sub sole, come volevasi dimostrare! Nulla di concreto per il popolo italiano, nulla per l’economia se non una tassa sui prelievi di contante che pare più iniqua dell’esecrata tassa sul macinato di sabauda memoria.
Da una parte viene da piangere a vedere come la politica italiana sia ridotta. Dall’altra nasce la speranza – o la certezza – che sia ormai questione di pochi mesi e poi finalmente il popolo possa esprimersi, cosa che questi temono come e più della peste, in quanto sarà la loro definitiva condanna all’oblio. Sarà curiosa la futura campagna elettorale: i 5 Stelle non potranno nemmeno dare la colpa delle loro malefatte al precedente governo perché al governo c’erano loro, mentre i piddì si presenteranno a brandelli, avendo perso già da oltre un anno i pezzi staccatisi per la fronda che ha dato origine a LEU, Articolo Uno e altre frattaglie, con in aggiunta la nuova emorragia renziana che contribuirà non poco alla frammentazione dei voti e alla decurtazione dei seggi. C’è da credere che pochi tra questi microcosmi politici riusciranno a superare una soglia credibile per l’ingresso in Parlamento. Proprio per questo è immaginabile che la legge elettorale che lor signori hanno in mente voglia affrontare questo nodo abbassando o annullando qualsiasi soglia, il che porterebbe fatalmente ad una assoluta ingovernabilità.
Ai tempi d’oro della sinistra una scissione era traumatica ma spesso costruttiva (a loro modo di vedere) perché portava nuove poltrone e nuove fette di potere sia centrale che locale. Ne sanno qualcosa, ad esempio, Bertinotti prima e Rizzo poi.
Oggi, con un PD ridotto a dimensioni subatomiche, la scissione dovrebbe essere studiata in laboratorio dai fisici, perché un bombardamento improprio potrebbe causare la nascita di particelle impazzite o di nuclei di antimateria dalle conseguenze (per loro) devastanti. Voglia il cielo che sia così. Nel frattempo ci chiediamo quale sia la sensazione che prova ora Conte sapendo che lui e Di Maio, leader del primo partito in parlamento, dovranno implorare Renzi, la Boschi e tutto il giglio magico.
Stai sereno Giuseppi…