Nuove frontiere della fisica


E se la luce non corresse sempre alla stessa (supposta) costante velocitá?
Se lo domandano oramai alcuni fisici, tra cui l’italiana Maria Grazia Bernardini, associata INAF (NDR: Istituto Nazionale di AstroFisica), che ora é in Francia per un prestigioso incarico.
La domanda non é né oziosa né peregrina in quanto la stessa teoria della relatività ristretta, che si basa sulla invarianza di Lorentz, ossia sull’assunto che la luce viaggi nel vuoto alla velocitá costante di 300.000 km/sec., si fonda su questo presupposto che, ora, vacilla.
Alcune teorie quantistiche della gravità, infatti, considerano che anche nel vuoto dello spazio vi siano delle piccole zone di disomogeneità gravitazionali con la conseguenza che fotoni di diversa energia non viaggerebbero più tutti a alla stessa velocità, ma potrebbero avere velocità differenti che dipendono dalla loro energia.
Ciò, naturalmente, porterebbe anche conseguenze alla tecnica recentemente utilizzata per la scoperta delle onde gravitazionali la cui rilevazione ha fruttato il Nobel ai professori Kip Thorne, Barry Barish e Rainer Weiss.
I tre scienziati, infatti, hanno potuto constatare una lieve differenza di arrivo dei fotoni emessi con un raggio laser in un interferomero lungo 4 chilometri, sulla base dell’assunto della invarianza, ossia la costanza, della velocitá della luce nonostante la vibrazione del tessuto spazio-tempo, e quindi dalla sua dilatazione o restringimenro, indotto dalle onde gravitazionali.
La necessitâ di spiegare il comportamento della luce ammettendo una sua doppia natura, corpuscolare e onda elettromagnetica assieme, comunque sta a significare che non si é ancora riusciti a comprendere veramente e fino in fondo i fenomeni ad essa connessi e dunque la stessa teoria della relativitá potrebbe, prima o poi, essere rimpiazzata da un altro modello maggiormente in grado di spiegare e predire in modo univoco ed unitario il comportamento della luce eliminando la necessitá di considerare la luce in modo ambivalente ossia, come avviene ancora oggi, secondo una visione corpuscolare o elettromagnetica.