È morto Aleksej Navalny, l’ultimo combattente


E così anche l’ultimo ostacolo è stato rimosso. L’unico candidato che poteva essere in qualche modo fastidioso alle prossime elezioni presidenziali di marzo è stato eliminato. Letteralmente.
Aleksej Navalny, 47 anni, è morto nella colonia correzionale siberiana IK 3 dell’Okrug autonomo di Yamalo-Nenets il 16 febbraio. Lo ha riferito il dipartimento regionale del servizio penitenziario, aggiungendo che il detenuto si è sentito male dopo una passeggiata, perdendo quasi immediatamente conoscenza e la squadra medica d’emergenza che è stata subito chiamata non ha potuto fare altro che constatarne il decesso. Il comunicato rilanciato dalle agenzie russe conclude dicendo che si stanno accertando le cause della morte.
L’ultimo messaggio del maggiore e più conosciuto oppositore di Putin è stato: “Il carcere ha deciso di battere il record per compiacere Vladimir e le autorità di Mosca: mi hanno appena dato 15 giorni in una cella di punizione ed è la quarta volta in due mesi”.
La portavoce di Navalny ha dichiarato di non avere ancora notizie dirette, mentre il suo avvocato è immediatamente volato a Kharp, la città più vicina alla colonia penale.
Le reazioni dell’opinione pubblica e dei politici occidentali è stata immediata. La presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha detto: “Il mondo ha perso un combattente il cui coraggio risuonerà attraverso le generazioni. Sono inorridita dalla morte del vincitore del premio Sakarov, Aleksej Navalny. La Russia gli ha tolto la libertà e la vita, ma non la dignità. La sua lotta per la democrazia continua a vivere. I nostri pensieri sono con sua moglie e i suoi figli”.
Per il ministro degli Esteri francese Séjourné, Navalny ha pagato con la vita la sua resistenza a un sistema basato sull’oppressione. Dello stesso tenore il commento del leader tedesco Scholz, mentre il presidente Lettone Edgars Rinkevics si è spinto più avanti dichiarando che Aleksej Navalny è stato “brutalmente assassinato dal Cremino”.
Curiosamente (ma non troppo) proprio il Cremino cade dal pero. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ai giornalisti che gli chiedevano se conoscesse i motivi del decesso ha risposto “YA ne znayu, non so. I medici devono capirlo in qualche modo”.
L’ombra dell’avvelenamento è netta e copre come un velo questa ennesima vergognosa storia di oppressione e di omicidio. Come già molti altri oppositori anche Navalny è stato tolto di mezzo quando diventava troppo pericoloso per lo Zar. Troppo vicine le elezioni: una perdita consistente di voti a favore del suo grande oppositore avrebbero leso la stabilità dell’immagine di un Putin ben saldo al comando della Grande Russia, o almeno di quella che lui considera tale.
Ormai gli omicidi non si contano più: avvelenamenti con il Polonio, con il gas, con il cianuro, addirittura col veleno di un serpente. Strani suicidi, come quello di un dirigente Gazprom in dissidio col Cremino che si getta da un palazzo dopo ave gettato di sotto la sua famiglia. Persino un morto, sempre tra gli oligarchi, per aver bevuto una pozione magica confezionata da uno sciamano!
La cosa ridicola è che la maggior parte dei russi ci crede. Magari fa solo finta, ma dichiara di crederci e di essere dalla parte del presidente Putin. Non c’è da stupirsi, dato che costui ha recentemente fatto approvare dalla Duma (leggi: accozzaglia di burattini nelle sue mani) una legge che permette la confisca dei benui dei cittadini russi che parlano male della guerra contro l’Ucraina!
Tutto va ben, madama la marchesa. I russi muoiono di fame ma sopportano per la grandezza della grande Madre Russia e per la gloria del loro presidente.
Sotto i Romanov i dissidenti venivano impiccati, squartati, sepolti vivi,talvolta fucilati. Con Lenin ci pensavano Berja e Trotzkyj a farli scomparire inventando i gulag e le deportazioni. Anche Stalin mandò molta gente a contare gli alberi in Siberia. Questi furono i più fortunati, molto più che i 20 milioni morti tra guerra, malattie, fame (ricordiamo gli 8 milioni di ucraini dell’Holodmor nel 1938-39) e fucilazioni a non finire.
Adesso per Putin la strada è in discesa: sarà rieletto con un plebiscito bulgaro e prossimamente si farà eleggere presidente a vita, come già ha fatto il suo compagno di merende Xi Jinping, che a sua volta era geloso della carica vitalizia dell’altro pazzo dagli occhi a mandorla, quel Kim Jong-un talmente fuori di testa da far fucilare a cannonate il ministro della difesa per essersi addormentato durante una riunione.
A giudicare da ciò che appare sul mappamondo, si direbbe che la follia va crescendo da ovest verso est, seguendo la direzione del moto terrestre, e ci domandiamo se davvero questi strani protagonisti del nostro tempo credono alle proprie parole, perché in tal caso significa che vivono in una realtà separata, come soggetti ad un continuo consumo di peyote, non rendendosi conto di quanto ridicoli appaiano al resto del mondo.
Una storiella di qualche mese fa racconta che Putin, appena appresa la notizia della morte di Prigozhin, abbia esclamato: “Come mai? Stava male?”
Navalny è morto in Siberia in febbraio, vedrete che diranno che è morto di freddo.


NDR: Chi vuole, può firmare una lettera aperta in memoria di Navalny cliccando sul seguente link:
https://secure.avaaz.org/campaign/it/navalny_tribute_loc/?whatsapp