Sgarbi o sgorbi: l’ultima pagliacciata della politica italiana


La politica italiana si tinge di giallo, o forse sarebbe meglio dire di rosso, come il colore della vergogna che dovrebbe tingere le guance di chi ci rappresenta.
Un balletto inverecondo di dichiarazioni, mosse tattiche e mezze verità.


Sgarbi, o Sgorbi? Il dubbio amletico attanaglia l’opinione pubblica, mentre il sottosegretario alla Cultura, in bilico tra dimissioni annunciate e ritirate, rilancia con un ricorso al Tar.

Meloni, infastidita, lo gela. Un incontro negato, una trattativa sfumata, e il teatrino assume i contorni di una farsa grottesca.

Sgarbi, novello Casanova, seduce e abbandona la scena. Le sue dimissioni, quasi un sospiro di sollievo per il governo, lasciano però un vuoto che nessuno si premura di colmare.

E il Ministero? Un fortino in mano a una sola donna, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che si ritrova a gestire un carrozzone senza cavalli, con un premier alle prese con mille insidie.

Dietro le quinte, un gioco di potere indecente. Le poltrone contano più della cultura, l’arte diventa merce di scambio in un mercato dove l’unica regola è il tornaconto personale.

Un circo spaventevole, dove i domatori assumono il ruolo delle fiere e viceversa. Un mondo al contrario, dove la credibilità è merce rara e le facce, una, due, nessuna e centomila, si confondono in un groviglio di menzogne.

E noi, spettatori inermi, assistiamo a questo spettacolo indecoroso, con la nausea che sale alla gola e la speranza che, un giorno, il sipario cali su questa pantomima indecente.

Ma fino ad allora, continueremo a gridare: “Basta! Smettetela di prenderci in giro!”. La dignità del nostro paese, la cultura, il futuro stesso dell’Italia non possono essere sacrificati sull’altare di un egoismo sfrenato.

Sgarbi o sgorbi? Non importa. La vera vergogna è la politica italiana, un carrozzone senza freni che rischia di travolgerci tutti.

Svegliamoci! È tempo di dire basta a questa pagliacciata.