Non sparate sul pianista! Piovono accuse sulla scuola da incompetenti del ramo


Lettere alla redazione.
Riceviamo e pubblichiamo con piacere da una docente:


Da quando è iniziato l’anno nuovo, su alcuni giornali noti del settore, molti genitori ed esperti di tutt’altri settori, hanno voluto dare valutazioni e consigli agli insegnanti italiani su come fronteggiare l’abbassamento del livello culturale e linguistico dei nostri allievi. E in realtà in alcune critiche ci hanno, inspiegabilmente, definito “ignoranti”, soprattutto in italiano, “ buonisti, universalisti, costituzionalisti, democraticisti” , “ con idee banali e sbagliate” , e “incapaci di superare il tabu’ dell’ essere valutati “, per selezionare i capaci dagli incapaci. Probabilmente parlavano degli alunni, ma si riferivano all’ abbassamento culturale e linguistico dei docenti.
Francamente, alcuni di questi aggettivi a me sembrano complimenti e non insulti, perché noi insegnanti ci vantiamo di difendere la Costituzione, siamo convinti che la democrazia, almeno dall’esperienza di Greci e Romani, sia meglio della tirannide, dell’oligarchia e della demagogia, crediamo profondamente nell’uguaglianza di tutti gli uomini.
Poi ci sono le accuse di “essere non materialisti, banali, con idee sbagliate (secondo quale criterio?), e buonisti”.
Che gli insegnanti non siano materialisti è vero, senno’ sciopererebbero e chiederebbero veri aumenti, mentre praticano e insegnano la cultura e la gloria nel perseguirla per se stessa, perché è un valore sociale , regalando decine e decine di ore non pagate per i motivi più svariati, senno’ le scuole si fermerebbero.
Gli insegnanti, soprattutto quelli che lo insegnano, sono spesso ignoranti in Italiano , viene contestato, e mi verrebbe da chiedere come è stata accertata questa verità , con quali prove, perché questa è un’accusa generica e indifendibile . Noi docenti siamo stati formati da maestri della lingua e della cultura, gli stessi insegnanti dei nostri illustri detrattori.
La mancata valutazione poi sarebbe la vera falla del sistema-scuola. Chiedo, “Su cosa?” Sui contenuti non credo, causa università. Sulla capacità di comprensione e risoluzione dei disagi psicologici di alunni e famiglie, noi non siamo stati formati e nemmeno in-formati che questo avrebbe fatto parte del nostro lavoro.
La verità è che oramai è facile sparare sugli insegnanti, sempre più svalutati non solo dai genitori, ma anche da tanti professionisti di tutt’altre discipline che , solo perché anche genitori, correggono i compiti e valutano il nostro operato, screditandoci agli occhi dei loro figli ,senza accorgersi che li stanno privando di qualcosa che i loro genitori non hanno osato togliere loro : il prestigio di cui deve godere anche il peggiore dei docenti , perché l’alunno senta di aver ricevuto qualcosa di prezioso.
Noi siamo cosi’ esposti perché se qualcuno ci difendesse dovrebbe difendere anche una scuola di qualità, mentre economicamente si cerca di investire sempre meno nelle attività di base , la matematica, l’italiano, e di disperdere le risorse nella piramide dei progetti, di cui francamente non mi è affatto chiara la ricaduta, a fronte di un continuo spappolamento della concentrazione dei nostri alunni, che toglie loro quello che noi avevamo a iosa : il tempo di pensare.
Amaramente, noto che nessuno mai si incarica di chiedere opinioni a noi che insegniamo e agli alunni : ci calano dall’alto iniziative salva-cultura, o materie nobili ma fantasma come l’Ed.Civica, senza aggiunta di ore , e per le quali sottraiamo “a nero” tempo alle materie che dovrebbero studiare, ragion per cui gli alunni non sanno più cosa approfondire, e studiano (quando lo fanno) tutto superficialmente, compreso l’italiano. Del resto, non possiamo nemmeno più riportarli sulla via dell’impegno, perché genitori ed “esperti” dicono che questo causa loro ansie eccessive.
Sinceramente penso che noi stiamo ingannando i nostri figli, i nostri alunni e il loro futuro: fingiamo di dare loro di più e invece togliamo la possibilità di maturare le risorse caratteriali e culturali per affrontare le avversità della vita e del lavoro .
Non c’è professione che si possa salvare, se tutti ci mettiamo a dire che tutti gli altri sono banali e perfino sbagliati. A chi dovrebbero credere i ragazzi ? Forse è cosi’ che si toglie loro la fiducia negli adulti e nel futuro.
Mi chiedo: ma qual è l’effettiva domanda dei genitori alla scuola dei loro figli?
E chiedo: ma perché non sorge spontaneo fra i genitori, i pedagoghi, gli insegnanti, gli psicoanalisti e terapeuti di varia formazione, una riflessione ponderata su cosa sta succedendo ai ragazzi e su come intervenire per aiutarli sul serio, curando la malattia e non il sintomo? Perché a me pare molto schizofrenico tutto il festival delle “trovate” salva alunni, se la malattia è una volta lo studio e la volta dopo la mancanza di studio, una volta l’eccessiva severità e la volta dopo il lassismo e la sregolatezza.
Non è che dobbiamo tutti insieme, noi adulti, riflettere su cosa non hanno o non hanno più i ragazzi ? A me vengono in mente i modelli di riferimento, gli adulti che contengano le loro sbandate, gli incitamenti, di genitori e docenti insieme, a impegnarsi nella scuola e nella vita per affrontare le loro paure .
Che ci sarebbe di cosi’ dannoso se famiglia e scuola insieme sostenessero che non si scappa al primo insuccesso, che non è sano cercare sempre le colpe delle proprie incapacità negli altri, e che avere dei dritti implica anche avere doveri e rispetto per gli altri? E sarebbe cosi’ deleterio ricordare l’umiltà di fronte a chi vuole e deve guidarli, l’umiltà di chi deve ancora imparare e imparare soprattutto a riconoscere chi insegna loro a migliorare ?I ragazzi, privati di questo non conoscono la ricchezza della riconoscenza , non sono coscienti di ricevere doni incommensurabili per la loro vita, credono di venire a scuola perchè cosi’ è , e nessuno di noi riesce più a spiegare loro perché.
Si puo’ essere amici dei figli e autorevoli, insegnanti affettuosi e sostegni nello studio, se siamo tutti d’accordo che la suola è ancora l’unico vero democratico ascensore sociale. Ma lo siamo ?

Marina Di Guida