Sociatria: una soluzione alle continue fiammate tra giustizia e politica?


I recenti episodi che hanno visto protagonisti Marcello Degni e Giuliano Amato, due uomini di giustizia contro la politica ai più alti vertici, ossia il governo, sono stati soltanto gli ultimi di una continua spietata lotta a tutti i livelli, in tutti gli ambiti, tra giustizia e politica. Da tempo immemorabile, questa lotta mina il funzionamento democratico dello stato, la giusta ripartizione delle sfere di influenza dei poteri in un sistema liberaldemocratico.

Nel caso di Degni, il consigliere della Corte dei Conti ha pubblicato un tweet in cui si scagliava con violenza contro il governo di centrodestra, accusandolo di aver fatto passare la manovra economica in modo scorretto. Le sue parole hanno suscitato un’ondata di indignazione, sia da parte della politica che della società civile. Degni ha provato a minimizzare le polemiche, ma dalle sue parole è emerso chiaramente il suo schieramento politico, in netto contrasto con la terzietà che dovrebbe essere richiesta a un magistrato.

Nel caso di Amato, l’ex premier e presidente della Corte costituzionale ha rassegnato le dimissioni dalla presidenza della commissione sull’intelligenza artificiale, in seguito a un commento critico della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulle sue dichiarazioni sulla Corte costituzionale. Amato ha spiegato che ha lasciato l’incarico perché non era stato nominato direttamente dalla Meloni, ma dal Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria di Palazzo Chigi.

Questi episodi sono solo la punta dell’iceberg di una situazione che si trascina da decenni. La tensione tra giustizia e politica è dovuta a una serie di fattori, tra cui:

La progressiva politicizzazione della magistratura, che ha portato all’emergere di correnti e correntine con forti orientamenti politici.
La crescente complessità delle leggi e delle norme, che rende difficile per i magistrati applicarle in modo imparziale.
La crescente pressione politica sui magistrati, che sono spesso chiamati a pronunciarsi su casi che hanno un impatto significativo sulla vita politica del paese.
Questa situazione è particolarmente pericolosa per un sistema democratico, in quanto mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. La giustizia deve essere indipendente dalla politica, in modo da poter garantire l’uguaglianza di tutti davanti alla legge.

La sociologia, se non vogliamo parlare più specificatamente di sociatria ovvero cura della società, può contribuire a trovare una soluzione a questo problema. In particolare, la sociologia politica può aiutare a comprendere le cause della tensione tra giustizia e politica e a proporre soluzioni per superarla.

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di riformare la magistratura, in modo da rafforzarne l’indipendenza. Questo potrebbe essere fatto attraverso una serie di misure, come:

L’introduzione di un sistema di reclutamento e di avanzamento in carriera basato sul merito, indipendentemente dall’orientamento politico.
L’istituzione di un sistema di controllo interno della magistratura, che funzioni in modo indipendente dal potere politico.
Un’altra possibile soluzione potrebbe essere quella di semplificare la legislazione, in modo da rendere più facile per i magistrati applicarla in modo imparziale. Questo potrebbe essere fatto attraverso una serie di misure, come:

La revisione delle leggi obsolete e complesse.
La promozione di una maggiore trasparenza e partecipazione dei cittadini al processo legislativo.
Infine, è importante che i politici si impegnino a rispettare l’indipendenza della magistratura. Questo significa evitare di esercitare pressioni sui magistrati e di interferire nelle loro decisioni.

La soluzione al problema della tensione tra giustizia e politica non è semplice. Richiede un impegno da parte di tutte le istituzioni, della politica, della magistratura e della società civile.