La regina della supercazzola


Che Elly Schlein parlasse per supercazzole lo avevamo già capito. Adesso la stessa Lilli Gruber, giornalista vicina alle posizioni della supersegretaria dei pidioti, ha iniziato a criticarla. “Ma chi la capisce se parla così?”, ha esclamato la conduttrice di La7 di fronte all’ultima minchiat sparata in tema di immigrazione irregolare: le famose “politiche di esternalizzazione del governo”.
Ovviamente nessuno arriva a capirla, tra ragionamenti contorti, una selva di “diciamo” intercalati ad ogni battito di ciglia, e tra perle come la “giustizia climatica” o i “cicli postivi della circolarità”, per non parlare delle ambiguità ponderate su Ucraina e termovalorizzatore di Roma. A volte la traduzione dal sanscrito delle Upanisad risulta di gran lunga più agevole.
Ci siamo presi la briga di scartabellare (si fa per dire, trattandosi di YouTube) i discorsi della lipotricotica segretaria e abbiamo potuto accertare che le supercazzole sono onnipresenti, sia che indossi le famose giacche color vomito di ubriaco sia che l’armocromista abbia avuto ispirazioni meno abbiette. Solo due esempi, per non tediare il lettore. Il primo:
“… che noi operiamo da oggi, cioè dal 26 febbraio giorno della mia elezione. Essendo già stata, diciamo, approvata quella strada e c’è una procedura in corso chiaramente, diciamo, non c’è la disponibilità sul se (virgola assente, ahinoi) c’è evidentemente da lavorare sul come a questo punto. Dopodichè non è un mistero che noi invece in quella mozione congressuale che non entrava nello specifico della questione Roma, ma in generale diceva ci piace portare, diciamo, insieme ai nostri amministratori il partito democratica verso un futuro che grazie anche alle nuove norme europee sempre di più investa e costruisca dei cicli positivi, diciamo, della circolarità uscendo dal modello lineare. E’ questo il tema e in questa direzione devo dire puntano tutte le normative europee, vanno sostenute le imprese…”
Ed ecco il secondo e anacolutico brano: “Quali sono quindi, per rispondere alla domanda, diciamo, il futuro che vorremmo costruire insieme? Per un momento, diciamo, ci arrivo dopo a commentare quello che penso, diciamo, di quello che sta accadendo e di quello che sta portando avanti il governo, ma quello che ci piacerebbe costruire insieme non è diverso da quello che stanno facendo in Spagna…”
Un “diciamo” ogni due righe a corpo 11 è già un bel record. La chiudo qui, per non essere tacciato di voler sparare sulla croce rossa, aggiungendo che la proprietà di linguaggio e la conoscenza del vocabolario sono tali da non permettere a scusanti del tipo “eh, ma è svizzera” o “eh, ma è americana” di essere utilizzate. No, è proprio il suo lessico ad essere troppo contaminato dai motteggi del conte Raffaello Mascetti.