Il premierato: una riforma controversa


Il governo di Giorgia Meloni ha presentato una proposta di riforma costituzionale che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri da parte dei cittadini. La riforma, che ha già ricevuto il via libera della coalizione di centrodestra, è stata fortemente criticata dalle opposizioni, che hanno espresso preoccupazione per le ripercussioni che avrebbe sul ruolo del Parlamento e del presidente della Repubblica.

Le principali novità previste dalla riforma

La riforma prevede le seguenti novità:

Elezione diretta del premier: il capo del governo verrebbe eletto dai cittadini in un unico turno, per 5 anni, con una scheda unica sulla quale saranno riportati i nomi dei candidati premier accanto alle liste che lo sosterranno.

Premio di maggioranza: il sistema elettorale diventerebbe maggioritario e prevederebbe un premio di maggioranza assegnato su base nazionale che assicurerebbe il 55% dei seggi nelle due Camere ai candidati e alle liste collegate al candidato premier eletto.

Poteri del capo dello Stato: al presidente della Repubblica non spetterebbe più il potere di nomina del premier (come prevede oggi l’articolo 92), ma quello di conferire l’incarico al premier indicato sulle schede eletto che risulta vincitore. Il Quirinale manterrebbe il potere di nomina dei ministri, su indicazione del capo del governo.

Norma antiribaltone: nel caso in cui il presidente del Consiglio si dimetta o decada dal suo ruolo, il capo dello Stato potrebbe assegnare l’incarico di formare un nuovo governo al premier dimissionario o a un altro parlamentare eletto nella sua coalizione. Salterebbe il meccanismo della sfiducia costruttiva.

Stop ai senatori a vita: la proposta di riforma contiene anche un intervento per eliminare il potere di nomina dei senatori a vita, cancellando così un’altra prerogativa del Colle. La qualifica resterebbe solo per i presidenti emeriti della Repubblica e verrebbe comunque garantito che gli attuali senatori a vita restino in carica fino alla fine del proprio mandato.

Le critiche delle opposizioni

Le opposizioni hanno sollevato le seguenti critiche alla riforma:

L’elezione diretta del premier indebolirebbe il ruolo del Parlamento e del presidente della Repubblica, che diventerebbe un mero notaio.

Il premio di maggioranza renderebbe ancora più difficile la formazione di governi di larghe intese.

La norma antiribaltone limiterebbe la possibilità di esprimere un voto di sfiducia al governo.

L’eliminazione dei senatori a vita toglierebbe un importante contrappeso al potere del governo.

L’esito della riforma

La riforma dovrà essere approvata da entrambe le Camere del Parlamento e poi sottoposta a referendum popolare. Se approvata, entrerebbe in vigore dopo la consultazione referendaria.

Considerata l’opposizione delle opposizioni, è probabile che la riforma sarà approvata con difficoltà. Tuttavia, il governo di Meloni ha già annunciato che è pronto a ricorrere al referendum, se necessario.

Il ruolo di Sergio Mattarella

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è tenuto fuori dal dibattito parlamentare sulla riforma del premierato. Tuttavia, la sua posizione è stata oggetto di speculazioni da parte di alcuni osservatori, che hanno ipotizzato che il presidente possa essere contrario alla riforma.

Mattarella ha sempre sostenuto l’importanza del Parlamento e del presidente della Repubblica nell’assetto costituzionale italiano. È quindi possibile che la riforma del premierato, che indebolirebbe il ruolo di entrambe le istituzioni, non sia di suo gradimento.

Conclusioni:
La riforma del premierato è una proposta controversa che ha già suscitato forti polemiche. Il suo esito è incerto, ma è probabile che la riforma sarà approvata con difficoltà.