Soloni, serpenti e altri animali


C’è un antico detto, in Afghanistan, che dice: “Guardati dalle fauci della tigre, dal morso del serpente e dalla vendetta dell’afghano”.
Personalmente ritengo che qui in Italia non dobbiamo temere né le tigri (ce ne sono forse meno di una decina e vivono in cattività) né gli afgani, che – poveretti – hanno già tante grane a casa loro da non avere nessuna voglia di venire qui a sfasciarci le gonadi.
Quanto ai serpenti, il discorso è diverso. Sì, perché oltre a vipere, bisce, biacchi e orbettini esistono anche strani rettili dotati di due zampe, quasi a mo’ di incrocio con qualche dinosauro, che per chissà quale motivo abbiamo (hanno) deciso di allevare tra le mura domestiche.
Alla luce delle loro dichiarazioni questi Soloni soprendono, non meno che i serpenti quando mordono la mano che li accoglie in casa. D’altra parte il proverbio “allevare una serpe in seno” prefigura esattamente il risultato di tale scelta scellerata.
Dopo l’attacco di Hamas a Israele con le stragi che ne sono seguite ci siamo accorti di avere allevato, talvolta inconsciamente, talaltra volutamente, scientemente, dei serpenti velenosi sul tipo del Cobra che sputa il suo veleno verso chi aggredisce.
Uno di questi personaggi è l’ineffabile professor Orsini, italiano, italianissimo, direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma Tor Vergata, Research Affiliate al MIT di Boston e docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS, da cui non ti aspetteresti di leggere su X (l’ex Twitter) queste parole: «Lo sterminio di un popolo sarà sempre possibile fino a quando ci saranno persone come Netanyahu».
Quindi la colpa sarebbe di Netanyahu. È questo ciò che insegna il professor Orsini nel suo corso di Sociologia del terrorismo?
Ma, non contento, sulle pagine de Il Fatto Quotidiano: il professore ha scritto: “L’approssimarsi di Netanyahu a una vittoria completa aumenterebbe le probabilità di un intervento di Hezbollah in favore di Hamas con l’esplosione del Libano, dove opera un contingente italiano, operazione ‘Leonte’, la cui consistenza massima annuale autorizzata è di 1.256 militari, 374 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei. Lo scontro tra Israele e Hezbollah in Libano investirebbe i soldati italiani”, ed ha aggiunto: “È utile che Meloni eviti di farsi risucchiare nel vortice delle dichiarazioni in favore di Netanyahu, i cui comportamenti – è ben noto ai palestinesi – meriterebbero un mandato di cattura della Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità”.
Orsini ne ha per tutti: “proiettare la bandiera di Israele su Palazzo Chigi è un comportamento demagogico quanto irresponsabile soprattutto mentre Netanyahu uccide bambini palestinesi bombardando indiscriminatamente Gaza, secondo quanto riporta anche l’agenzia Reuters,” ha continuato. “Inoltre, … Meloni ha sempre dichiarato che la guerra in Ucraina si risolve con il ritiro dei russi dai territori occupati, immediato e senza condizioni. I musulmani, Arabia Saudita inclusa, si domandano perché Meloni non proponga lo stesso ritiro a Netanyahu. Se gli ucraini occupati hanno il diritto di sparare sui soldati russi occupanti, perché i palestinesi occupati non avrebbero il diritto di sparare sui soldati israeliani occupanti? Si obietterà che Hamas ha sparato sui civili israeliani. Ma anche il governo di Kiev ha sparato sui civili russi in Donbass per otto anni”
Ora, a parte il fatto che i musulmani hanno ben altre domande da porsi che non pensare ai discorsi di Giorgia Meloni, perché Orsini continua a raccontare frottole sul Donbass, secondo la più becera propaganda russa? E’ ormai chiaro anche ai sassi che nel Donbass le ostilità le hanno iniziate militari russi infiltrati (e in borghese!) che oltre a sobillare la maggioranza russofona della regione hanno anche preso per primi la via delle armi. La Storia ha ormai accettato questa realtà e non è un Orsini qualsiasi, anche se ricercatore al MIT a poterla sovvertire. E poi facciamo a capirci: in un caso un paese dittatoriale invade un paese democratico il quale ha tutto il diritto di difendersi e di contrattaccare per riprendersi terra e libertà; nell’altro uno staterello zeppo di terroristi sferra un attacco ad un paese democratico (con 5 elezioni in 3 anni non sarà mica una dittatura, eh?) il quale ha il sacrosanto diritto di difendersi. Ma anche in quest’ultimo caso la difesa coincide con un contrattacco dettato da motivi d sopravvivenza cui vanno ad aggiungersi (e vorrei vedere voi!) motivi dettati dall’emozione del momento, con le immagini dei bambini sgozzati che in quei luoghi e su quel popolo non possono non far tornare alla memoria Erode il grande e la strage degli innocenti!
“La vendetta è mia”, dice il Signore. Diciamo allora che a Tel Aviv stanno semplicemente indicandogli la strada più breve.
Un altro fenomeno serpeggiante ce lo siamo andati a prendere in Egitto. E pensare che lui sull’aereo di Stato non c’è nemmeno voluto salire: avrebbero già dovuto capirlo allora di che pasta era fatto Patrick Zaki. Così infatti, intervistato dal Tg1 in merito alla situazione in Medio Oriente con la guerra tra Hamas e Israele ha avuto il coraggio di dichiarare: «La situazione che stiamo vivendo è conseguenza delle politiche dell’attuale governo israeliano: non è sorprendente. Io sono contrario a ogni violenza contro civili innocenti, comprese quelle contro i palestinesi perché innanzitutto sono un difensore dei diritti umani».
Come dire che a casa dei coloni israeliani la mattina di sabato 7 ottobre è andata così:
– Toc toc!
– Kibbutz?
– Hamas!
Poi se la cosa ha degenerato è stata colpa del grilletto troppo sensibile dei vecchi AK47. Se ne deduce quindi che che Putin dovrebbe mandare nuove armi ai palestinesi in sostituzione di questi rottami pericolosi!
Infine, se Alessandro Orsini conciona su Putin e Hamas mentre Zaki svela la sua vera faccia, abbiamo l’ex diplomatica in pensione Elena Basile – altra collaboratrice del “Fatto” – che ospite di Otto e Mezzo molla schiaffoni a Israele: “Quando si parla del sacrosanto diritto di Israele a difendersi si mistifica la realtà. Viene messo in dubbio il diritto di Israele di non applicare le risoluzioni dell’ONU, di non rispettare le regole di potenza occupante. E’ indifendibile l’arroganza con cui l’Occidente crede di appartenere ad una civiltà privilegiata. Smettiamo di descrivere le democrazie dell’Occidente come un giardino di rose. Nelle relazioni internazionali bisogna comporre interessi diversi tra democrazie e autocrazie, entrambi legittimi”.
Qui più che di soloni siamo in presenza di struzzi con tanto di testa nella sabbia. E anche qui mi sento di operare dei distinguo. Innanzitutto il diritto a difendersi è inalienabile per qualsiasi popolo, occupato od occupante. Le guerre di Israele dal 1948 ad oggi sono sempre state guerre di difesa, mai di attacco! E se alcune volte è stato necessario lo sconfinamento e l’occupazione di territori che le Nazioni Unite avevano destinato allo Stato Palestinese, è stato perché quello Stato non è mai stato creato, avendo preferito i palestinesi utilizzare quelle terre come basi da cui far partire gli attacchi al nemico sionista.
E poi, cara dottoressa Basile, l’Occidente non si crede affatto una civiltà privilegiata, anche perché è fatto di tante civiltà e se Lei ha studiato un po’ di Storia (ma lo ha fatto?) non ho bisogno di spiegarglielo. Pertanto la invito ad uscire da questo giardino di rose fatto di democrazie e a prendere residenza in una delle autocrazie che secondo Lei hanno pari diritti e dignità di esistere.
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Fonti:
www.open.online
Il Fatto Quotidiano
www.antimafiaduemila.com
www.corriere.it
www.rollingstone.it