21 morti a Mestre: una tragedia annunciata


ITALIA, UNA SCHIFOSA QUESTIONE DI INFRASTRUTTURE E TRASPORTI TRA IL DISINTERESSE DELLA POLITICA E LA MALAGESTIONE.

La recente tragedia di Mestre è l’ennesima conferma di una schifosa questione di infrastrutture e trasporti in Italia. Una questione che si trascina da anni, senza che ci sia stata alcuna reale volontà di porvi rimedio.

I dati sono eloquenti: le strade italiane sono tra le più pericolose d’Europa, con un tasso di mortalità al km percorsa superiore a quello di molti paesi africani. La rete ferroviaria è inadeguata, con treni vecchi e lenti, e la circolazione aerea è spesso caotica e costosa.

Eppure, nonostante tutto questo, la politica continua a fare finta di niente. Le privatizzazioni hanno reso gli operatori del settore delle infrastrutture e dei trasporti bestie fameliche del profitto, che non hanno alcun interesse a investire in sicurezza.

Il risultato è che le tragedie come quella di Mestre sono sempre più frequenti. E la cosa peggiore è che non è ancora chiaro quale sia la causa dell’incidente. Potrebbe essere stato un malore del conducente, ma non si esclude che il guardrail, che era in condizioni precarie, possa aver contribuito alla caduta del bus.

In ogni caso, è chiaro che l’Italia ha un grave problema di infrastrutture e trasporti. Un problema che non può essere ignorato, perché mette a rischio la vita di milioni di persone.

Nei giorni scorsi, dunque, il fato è stato ineluttabile, facendo scorrere nuovo sangue. La tragedia di Mestre deve essere uno spartiacque. È il momento di dire basta a questa schifosa questione di infrastrutture e trasporti.

La politica deve prendere atto del problema e non esimersi dall’intervenire con decisione. Bisogna investire in sicurezza, rinnovare le infrastrutture e regolamentare il settore in modo da tutelare i cittadini.

I cittadini, dal canto loro, devono fare sentire la propria voce. Bisogna mobilitarsi per chiedere alla politica di prendere provvedimenti concreti.

Solo così potremo evitare che tragedie come quella di Mestre si ripetano.