La strana morte del cuoco di Putin


La fine di Prigozhin non è giunta inaspettata. Ci eravamo infatti stupiti che il capo della Brigata Wagner non fosse già stato fatto accoppare quando a giugno era scappato in Bielorussia dopo il fallito golpe (ammesso che lo fosse).
Ma ciò che stupisce è il metodo artefatto, gotico, quasi barocco con cui è stato tolto di mezzo.
Siamo abituati a veder sparire i nemici del tiranno russo in modi molto lineari, senza alcuna fantasia: un colpo di pistola, una coltellata, un incidente d’auto, al limite un avvelenamento da polonio è il massimo sfogo all’immaginazione.
Avevamo visto cose un po’ più elaborate solo con gli oligarchi caduti in disgrazia, escludendo quelli caduti anche da un palazzo magari con tutta la famiglia: dal morto per la puntura di uno scorpione, a quello avvelenato dalla pozione di uno stregone. Però quanto accaduto a Prigozhin sarebbe stato inimmaginabile fino al giorno prima, tanto che viene da chiedersi: sarà davvero andata così?
Riassumiamo:
– i telegiornali del 22 agosto mostrano Prigozhin in Africa, che loda la Russia e promette di farla ancora più grande. In apparenza sarebbe tornato ad essere il capo della Wagner con il benestare di Mosca. Il filmato risalirebbe al giorno precedente, e sarebbe stato girato probabilmente in Mali.
– alle 19,40 del 23 agosto un aereo partito da Sheremetjevo precipita sulla rotta da Mosca a San Pietroburgo;
– neanche mezz’ora dopo la Tass da la notizia, aggiungendo che gli aerei decollati da Mosca erano due, entrambi diretti a San Pietroburgo;
– la Wagner non smentisce, il che in pratica corrisponde a una conferma;
– ci sono ben due telecamere (o telefonini, ma non sembra) pronte a filmare l’aereo che precipita e in seguito vengono anche mostrate le immagini dei rottami in fiamme;
– la Tass conferma che sull’aereo viaggiavano 10 persone, tra cui Prigozhin e il suo vice Utkin, cosa contraria a tutte le regole della sicurezza nelle missioni di questo tipo; tuttavia per ora sono stati trovati solo 8 corpi, tutti carbonizzati;
– anche questa notizia non è smentita dalla Wagner;
– nel frattempo il secondo aereo inverte la rotta e atterra a Mosca;
– il sito Flight Radar, che manda in diretta le tracce di tutti gli aerei dotati di trasponder, conferma che di uno dei due velivoli si sono perse le tracce mentre il secondo è tornato a Mosca;
– si viene a sapere che nella zona dove è precipitato il velivolo c’è la residenza privata di Putin, attorno alla quale vi sono – come è del tutto logico – ben 4 postazioni di difesa antiaerea.
– un testimone intervistato il mattino dopo ha dichiarato di aver sentito un botto e alzando lo sguardo ha visto un’ala volare da una parte e l’aereo precipitare planando (in realtà era quasi una vite piatta ma con molte evoluzioni dovute alla perdita di stabilità). Questo porterebbe ad escludere la bomba che alcuni dicono fosse stata collocata da un pilota che poi non è partito;
– venerdì 25 il portavoce del Cremino ha bollato come diffamatorie tutte le voci che vedrebbero Putin dietro al fatto. Lo stesso Putin in un intervista si è detto molto dispiaciuto della morte del suo ex-fedelissimo, definito come un uomo di grande valore che ha commesso gravi errori.
E gli errori, come sappiamo, non sono mai stati perdonati dallo Zar.
– nella stessa giornata di venerdì la Tass dichiara che anche i due corpi mancanti sono stati trovati, di cui pare uno senza testa, e sono iniziate le analisi del DNA per i riconoscimenti dei corpi carbonizzati. Quello di Utkin è stato comunque riconosciuto dai tatuaggi. Possibile con la pelle completamente bruciata? Misteri della grande madre Russia.

Queste le notizie. I fatti reali forse non li sapremo mai. In ogni caso resta un fortissimo dubbio: c’era davvero Prigozhin su quel volo? E se fosse una manovra per scomparire? E’ stato fatto tornare dall’Africa con l’inganno o a seguito di un piano ben preciso concordato con Putin? Se fosse stato sul secondo aereo? E perché quest’ultimo è tornato indietro, nella tana di quei lupi che lo volevano morto?
Perché forse proprio morto non lo volevano, altrimenti molte cose non si spiegano. Non è credibile che Shoigu e gli altri capoccia delle forze armate abbiano deciso la condanna a morte senza consultare il loro leader. Ma qualcosa comunque scricchiola. Perché ci avrebbero messo ben due mesi ad ammazzarlo? Perché solo ora il Cremino ha chiesto ai miliziani della Wagner il giuramento di fedeltà alla Russia con il conseguente probabile inquadramento nell’esercito regolare?
Non sarebbe per nulla un’ipotesi peregrina quella che vedrebbe la ‘sparizione’ dalla scena dell’ex cuoco di Putin dopo una lunga e accurata preparazione. Se Prigozhin si fosse dichiarato stanco, data anche l’età non giovanissima, e avesse chiesto – magari già a giugno – di sparire nell’ombra, turista per sempre in un Paese lontano, può darsi che Putin abbia accettato ricevendo come contropartita il comando diretto delle truppe ex-mercenarie. La scelta del modus operandi potrebbe allora essere stata dettata da una precisa richiesta di Putin di avere la testa di alcuni capi della Wagner che avrebbero potuto ostacolare il confluire dei miliziani nell’esercito russo, tra cui proprio il vice di Prigozhin, neonazista dichiarato che si era addirittura fatto tatuare sul collo le mostrine delle SS (e poi i nazisti sarebbero gli ucraini!). Così Prigozhin sale sul secondo aereo, che si tiene a buona distanza, e quando il primo velivolo viene abbattuto se ne torna a Mosca dove riceve un passaporto nuovo di zecca a nome di – che so – Ivan Popov, e sparisce in una compiacente clinica cinese o sudafricana dalla quale uscirà con una faccia diversa. Fine dei giochi.
Fantapolitica? Forse sì, ma ricordiamoci che in Russia le cose non sono mai come appaiono, ce lo ha insegnato un secolo di storia.
Per chiudere, diciamo che la scelta della notte di San Bartolomeo da parte di Putin è stata una rara raffinatezza. Che poi fosse ancora il tramonto è una sfumatura senza importanza.