Riflessioni a margine delle cronache sul libro del deGenerale Vannacci “Il mondo al contrario”


Sul divisivo “caso” Vannacci pubblichiamo oggi due opinioni, sicuramente discordanti tra loro in alcuni aspetti (se non altro sul piano dell’analisi). Oltre questo pezzo, incentrato più nel merito dei contenuti, infatti, troverete una seconda opinione in diverso articolo pubblicato nel numero odierno, maggiormente impegnato su riflessioni sul piano dell’editoria e del modo col quale il controverso libro è arrivato al pubblico.


Il libro di un militare che scrive di aspetti intimi della società umana, e civile in particolare, già di per sé non si presenta bene. La professionalità militare è necessaria probabilmente ancora (si vis pacem para bellum), ma deve essere controllata rigorosamente dalla Politica. Essa deve intervenire per difendere le società umane e, già da qualche secolo, la cultura bellica, più estesa della specifica militare, occupa lo spazio generale della sociologia del conflitto: va quindi dalle funzioni legali e giudiziarie, quando cioè il dibattito civile su interessi, discrezionalità e libertà di ciascun soggetto umano (individuale e societario) non trova semplice composizione dialettica, fino alla difesa dei sovrasistemi da obiezioni esistenziali provenienti da altri sistemi confinanti riguardo al potere, anche economico, e allo spazio geografico (guerre combattute militarmente). Questa specializzazione sul conflitto, rende secondario il criterio della composizione previa dei conflitti, e secondaria la precedenza civile e pacifica del principio di vita e di piacere. Credo di non dire una cosa indimostrabile se affermo che militari e avvocati e giudici hanno in comune un alto tasso di cinismo e una esperienza deteriore del rapporto tra esseri umani. Deformazione professionale spesso contrastante rispetto alla formulazione di opinioni sulla civiltà umana.
Gli organismi bellici, dalle funzioni legali-giudiziarie fino agli eserciti, esistono in funzione soprattutto difensiva, per proteggere dall’ostilità che attraversa l’Umanità: infatti l’ostilità è presente in forma endogena ed endemica, seppur non in modo prevalente, come dimostra anche la scoperta dei neuroni-specchio. La funzione della Norma è dunque particolarmente importante in una specie entropica come quella umana e così la sua attenta evoluzione, che deve seguire l’evoluzione della società e della sua politica. Da questo (norma ed evoluzione della stessa) discende il principio della “norma/lità” e le sue caratteristiche nei comportamenti dei cittadini e di chiunque. In democrazia, la tutela delle minoranze è anche fondamentale: la minoranza è fucina di visione alternativa, e quindi di predisposizione degli organismi societari (anche di grandi dimensioni come gli Stati) all’adattamento al mondo esterno. Per di più, in democrazia, le minoranze costituiscono la condizione logica ineludibile dell’alternanza, regola bio-organalitica di ogni sistema civile evoluto. E; in aggiunta, perché nell’amministrazione dello Stato, “4 occhi vedono meglio di 2”.
Mi limito, come mio specifico inalienabile di origine sociatrica, a considerazioni basate su certezze scientifiche o logiche. Che un militare scriva frasi del tipo “i gay non sono normali”, corrisponde allo stile asciutto e riduttivo tipico dei profili psico-professionali militari e bellici. La clamorosa ed erronea approssimazione dipende da numerosi fattori culturali e opportunistici, ma anche tipici di chi deve decidere di vita o morte, di danno o non-danno, come consta ai soldati. I militari in pace e in democrazia vanno guidati e ciò è lavoro della Politica. Un militare che formula affermazioni di tipo civile, o lo fa da politico e si spoglia della divisa e si schiera, oppure si presta alle fondamentali obiezioni sopra. Le semplificazioni militari nella gestione civile, come le caratteristiche riduzioni di complessità degli organismi istituzionali nei casi di colpi di Stato, sono sospensioni di fattori di ampiezza dei comportamenti delle società che, viceversa, la gestione civile, e in particolare democratica, favorisce nel rispetto della varietà umana e delle opportunità di adattamento, con tutti i suoi pro (ad esempio la tutela delle minoranze e della facoltà di opinione) e i contro (le difficoltà e le lentezze di un sistema che includa dialettica e dibattito).
Le opinioni (tali solo possono essere qualificate) del deGenerale Vannacci, espresse nel suo libro “Il mondo al contrario” e sintetizzate nella ormai celebre frase “I gay non sono normali” sono apodittiche e scientificamente errate. Ed ecco perché:
1. eccessiva generalizzazione: vi sono certo casi patologici di oscillazione ormonale o casi traumatici in cui il biologico equilibrio sistemico indotto dal cromosoma sessuale (che possiamo in extremis qualificare come presenza o assenza del cromosoma Y foriero di caratteristiche maschili sulla comune base X) viene alterato, e questi “fuori norma” consentono l’uso del concetto di “non normalità”. Da sociatra, posso garantire che siamo di fronte a % irrilevanti sul fenomeno della diffusione di comportamenti omosessuali maschili (cioè Y) e femminili (cioè non-Y).
2. Se una norma esclude oggettivi oggettivi di grande importanza e caratterizzanti il sistema, essa è errata. Così il concetto di normalità/anormalità sessuale.
3. L’esperienza della scienza psicologica parla di semovenza dell’oggetto sessuale, per cui ciascun essere umano è soggetto a tale dinamica. Anche Vannacci stesso, se è onesto con se stesso e con noi.
Quelle del deGenerale Vannacci sono quindi opinioni superficiali od opportunistiche (si avvicina la pensione e un posto al sole nella politica non sarebbe male…), oppure ancora ideologiche. Comunque, del tutto estranee al mondo scientifico, al metodo sperimentale e a come deve orientare la politica seria. Inoltre, anche sul piano logico-filosofico Vannacci entra in contraddizione: egli non effettua una riflessione sulla reciprocità della caratteristica sessuale e dunque non considera che i comportamenti omosessuali dipendono non soltanto da elementi interni al singolo soggetto che li manifesta, ma anche da condizioni di reciprocità tra Y e non-Y. Su questo elemento si basano tutte le teorie sul genere sessuale, sia cosiddette Gender che Antigender, Trans-gender o Cis-gender, di sesso biologico oppure acquisito. Non va dimenticato un punto centrale, tanto grave da diventare motore di comportamenti estesi, finanche collettivi: se in filogenesi non-Y può evitare Y, questo diviene dirompente sui comportamenti sessuali e sulle conseguenti “scelte” di comportamento sessuale. E ho scritto “scelte” perché di scelte discrezionali si tratta, nel 95% dei casi, non di malattia e nemmeno di natura. Ripeto, le mie sono considerazioni sociatriche, cioè basate su verifiche empirico/sperimentali. Esse tecnicamente non possono essere considerate semplici opinioni, perché accanto al piano logico-filosofico, la Sociatria riporta casi clinici, operativi, unica fonte per certificare maggiormente il pensiero in sociologia: e sul tema dell’omosessualità i casi che ho trattato ammontano a centinaia, analizzati e studiati.
Se Vannacci come altri poco intelligenti in senso semantico mi avessero conosciuto nelle attività di studio del mondo omosessuale, mi avrebbero qualificato come “Gay, non normale”, secondo lo stesso principio deGenerato.
Ciò sottolineato, le “scelte” di comportamento sessuale sono effetto di dati di fatto, situazioni caratteristiche che emergono nell’anamnesi e quasi sempre oggettive, anche se spesso quasi inconsapevoli. Va detto, poi, che la comunicazione superficiale, da mass-media o comunque visiva, può portare turbolenze, ma la presenza più o meno risaputa di elementi oggettivi agisce come fattore di un inconscio societario pervasivo sui comportamenti anche individuali.
Centrale in questo quadro è la Ginecoforia, la rivoluzione connessa all’emersione e affermazione della donna nella società umana. Essa è una grande rivoluzione in corso, forse la più grande della storia umana perche connessa a fattori dirompenti di nuova filogenesi della specie. La Ginecoforia informa tutti i comportamenti sessuali, delle femmine, prima di tutto, e poi di maschi umani.
La chiave di comprensione, cari deGenerali militarofili, guerrafondai e sostenitori opportunistici e retrò dell’ “Homo homini lupus”, è la possibilità molto coerente di riproduzione omologa femminile in piena autonomia, con un semplice aiutino tecnologico. Se non si capisce questo si va al disastro. E l’emergere dei militari e delle prepotenze belliche nel mondo ne sono un vero, pericolosissimo segnale.
La ginecoforia è in sé maggiore pace, tutela della vita e della varietà, e ha dentro di sé la sua sanzione finale: l’abolizione di Y, in quanto inessenziale e fonte di inutile complicazione e, con esso, l’abolizione di molta aggressività e guerre di tutti i tipi. Questa volta non mito anarcoide o tardo-hippy, bensì biologia e politica.
Il mondo non è al contrario, caro signore della guerra Vannacci: è lei che non arriva a capire le sue istanze civili profonde, senza le quali si fa solo brutale macello e grezza politica opportunistica e oscurantista. Ma si consoli, non è da solo: ci sono ancora moltissime menti arretrate che attaccano gli altri su ipotetici costumi sessuali. Accade ancora che se un idiota vuole farsi spazio contro qualcuno, butta lì menzogne tipo: è gay. Ha un figlio? È gay. Ne ha 3? È gay. Ha avuto molte decine o forse centinaia di donne? È gay. Ha splendidi amici gay? È gay. Ma se la moglie ti lascia per una donna, tu non sei gay. Brutta bestia l’invidia, e l’opportunismo di microbi umani magari di 2 metri e, perché no, in divisa.
I poco intelligenti sono ovunque, ma il test di prepotenza e di stupidità li identifica. Data la esistenza di studi secolari e ben argomentati su base clinica che sostengono la delicatezza della identificazione sessuale causa la NORMALE semovenza dell’oggetto del desiderio di maschi e fammine, voglio spezzare una lancia a favore del deGenerale Vannacci: la costrizione . della vita militare, un Edipo di certo problematico, l’ambiente quasi esclusivamente maschile dell’esercito hanno creato in Vannacci un profilo estremo. In casi simili, in clinica psicologica, si parla di denegazione (verneinung): esprimere posizioni così forti, come sostenere l’anormalità degli omosessuali, è sintomo di omosessualità, il che farebbe affermare che Vannacci, come tutti gli aggressori dell’omosessualità, siano dei soggetti di grande prevalenza gay negata.
D’accordo con Crosetto: si tratta di figure pericolose per la comunità civile.
Giusto allontanarle.