Patrick Zaki: eroe o bluff?


Premetto che sono lieto che Patrick George Zaki sia stato liberato; personalmente non troverei nemmeno così scandaloso se si trattasse di uno scambio con il caso Regeni, sul quale purtroppo non si farà comunque mai luce ed in ogni caso non sarebbe possibile riportare in vita.
Però trovo del tutto fuori luogo e per molti aspetti insopportabile il caso mediatico montato intorno al giovane egiziano, per non parlare del comportamento che egli ha tenuto nei confronti del nostro Paese.
Trovo infatti offensivo nei confronti di tantissimi altri studenti che studiasse da noi senza sapere l’italiano, che la laurea se la sia guadagnata con i punti della Conad, che venga definito “ricercatore” quando è un laureato qualunque e non ultimo che si sia laureato on line dall’Egitto.
Che non abbia voluto tornare in Italia con l’aereo di Stato mi sembra il minimo, semmai lo scandalo è che gli sia stato offerto. Ma andiamo per ordine.
In sintesi, uno studente egiziano che viene da molte fonti descritto come omosessuale che frequentava un master a Bologna finisce nelle mani del regime egiziano che lo arresta e lo tortura in carcere forse perché spia, forse perché omosessuale. Nonostante le torture finisce il master (quindi non era un ricercatore ma un comune studente come tanti) in qualcosa sulla diversità o sulla condizione delle donne.
Di recente (18 luglio) grazie a false accuse viene condannato a ventordici anni di galera egiziana con sentenza inappellabile e il giorno dopo viene graziato da Al Sisi in persona!
Non entrando nel merito della sentenza per il semplice fatto che nessuno di noi ha accesso ai fascicoli, devo però dire che una cosa l’ho capita: in Italia per i media Patrick Zaki è sempre stato innocente mentre Amanda Knox – e tanti altri finiti nel tritacarne mediatico della cronaca nera – è sempre stata colpevole e sempre lo sarà anche se uno è stato condannato e poi graziato e l’altra invece è stata assolta.
Quindi vince chi ha i follower più illustri e rumorosi e chi riesce a diventare un “trend topic” su Twitter? Siamo alla metagiustizia al tempo delle sentenze sui social?
Personalmente ritengo che la condanna di Zaki servisse per motivi interni di propaganda nazionale egiziana, mentre la grazia tornasse utile nei rapporti diplomatici con l’Italia e di cui sono certo che non si parlerà su nessun media egiziano.
Inoltre, nell’occasione della grazia scopro che Zaki è un egiziano con cittadinanza italiana, perché il Parlamento gliel’ha conferita all’unanimità. Scopro anche che – a quanto pare – sulla concessione della grazia il governo Meloni ci abbia messo il carico da undici. Però il giovane rifiuta un volo di stato per tornare in Italia (cosa evidentemente concessa a tutti gli egiziani!) ma lui lo rifiuta a quanto pare perché non vuole ringraziare formalmente il governo di fascisti. Sembra infatti essere divenuto nel frattempo una specie di icona delle sinistre, osannato per meriti LGBTQWERTY ecc. da Schlein, Articoli 1 2 e 3, Sinistri e Verdi, Verdi più verdi che nemmeno il Dash, e così via sinistrando.
Infine stamani leggo che si sposa. Il che di per sé non è strano, anche se come alcuni sostengono è omo.
Magari la moglie si chiama Ahmed, a noi che ce frega? Anzi, proprio che ci frega se si sposa?
E invece pare che la sposa sia donna, tale Reny, ma non si può mai dire: magari all’anagrafe è Renato.
In conclusione, mi sorgono dal profondo dello schifo alcune considerazioni:
1) stabilito che stazionare qualche annetto in un carcere egiziano non è – mi sentirei di giurarlo – il massimo della vita e che quindi son contento per la grazia, mi viene spontanea una domanda: a noi che cazzo ce ne fotte di Zaki?
2) Perché lo stato italiano non concede la cittadinanza a tutti i reclusi di tutte le nazioni del mondo? Se lo fa solo in alcuni casi sbandierati dai media non si chiama più solidarietà, ma favoritismo. L’Italia vuole dare un segno di forza e indipendenza politica? Bene, dia la cittadinanza ad Assange!
3) Perché il governo italiano non concede ai cittadini poveri italiani manco un euro al giorno una tantum e si impegna così tanto per la grazia di uno Zaki qualunque?
4) E, infine, perché un giovane omosessuale (se lo è) sposa una donna?
Quest’ultima domanda può sembrare la più idiota, e forse è proprio così. Ci possono essere mille motivazioni: Zaki può essere in realtà bisex, oppure ha perso una scommessa e deve fare penitenza, lo ha promesso alla vecchia nonna in punto di morte… Ma faccio ancora una fatica bestia a comprendere perché una giovane donna voglia portare avanti un progetto di vita con un giovane gay. Fossero due anziani amici lo capirei per una questione di solidarietà sociale ed opportunità (eredità, successione, ecc.). Quindi nessun giudizio morale, solo pratico.
Però quest’ultima domanda mi fa balenare un dubbio: non è che Zaki in realtà è un fottuto genio e per l’ennesima volta i media ci hanno raccontato un sacco di cazzate?