Chitarra Classica – Intervista a Stefano Maiorana


Nato a Roma Stefano Maiorana si è diplomato in Chitarra al Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma dove ha successivamente ottenuto il Diploma Accademico di II livello in “Discipline musicali – chitarra” con il massimo dei voti e la lode e il Diploma Accademico di II livello in “Liuto e strumenti antichi a pizzico” con il massimo dei voti, lode e menzione speciale. Ha frequentato i corsi di perfezionamento in chitarra presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena, strumenti antichi a pizzico nei corsi FIMA a Urbino.
Si laurea in “Tecniche dell’Architettura e delle Costruzioni” indirizzo Progettazione Architettonica e Urbana presso la Prima Facoltà di Architettura de La Sapienza mantenendo vivo un interesse nei confronti delle interazioni fra la musica e le arti.
Ha tenuto concerti in Europa, Asia e Australia, sia come solista che in ensemble o in orchestra nell’ambito di Festival internazionali e stagioni concertistiche.
I suoi interessi musicali spaziano dalla musica antica alla musica contemporanea.
I suoi CD, “Intavolatura” (Fra Bernardo) con opere di Kapsberger per tiorba sola e “Entre dos almas” (Arcana) dedicato al repertorio per chitarra barocca di Santiago de Murcia hanno avuto entusiastiche recensioni da parte di riviste specializzate del settore. Il suo recente lavoro discografico “Claudio Ambrosini: Kapsberger, Secret Pages” (Arcana) ha ricevuto il prestigioso riconoscimento “Instrumental Choice” dalla rivista BBC Music Magazine. Selezioni di brani dei suoi CD sono stati trasmessi da BBC, France Musique, Radio 3, Deutschlandfunk, RBB Kultur, WDR3 Klassik, SWR2, NPO Radio 4, Klara, Orf, PolskieRadio, RSI, WQXR New York Public Radio.
E’ titolare della Cattedra di Liuto presso il Conservatorio Statale di Musica “G. Briccialdi” di Terni.

Dalla rassegna stampa:

“The recording does full justice to Maiorana’s artistry”
Kate-Bolton Porciatti, BBC Music Magazine-Instrumental Choice
“hypnotisant”
Christophe Huss, Le Devoir-Palmarès classique annuel

“autentico, entusiasmante virtuosismo”
Cesare Fertonani, MusicPaper Magazine-Top

“Es ist eine Freude, zu hören wie seine Interpretationen voller Swing perlen, sprudeln, ja vor Vitalität strotzen”
Stefan Sell, Crescendo-Tipps der Woche

“Coinvolgente.”
Marco Riboni, Amadeus-5 stelle

“this recording will rock your world”
Jim McCutcheon, American Record Guide

“you will be left gasping for breath at his virtuosity.”
Monica Hall, Lutezine

“It is astonishing playing.”
Al Kunze, Soundboard Magazine

“Atentos a este laudista”
Josemi Lorenzo Arribas, Scherzo

“Maiorana’s performance displays a rare combination of technique and thought.”
Gary Boye, Early Music Oxford

“En imponerande prestation både musikaliskt och tekniskt av en suverän musikant.”
Kenneth Sparr, Gitarr och Luta

“Maioranas Perfektion auf der Barockgitarre nahezukommen, dürfte keine leichte Aufgabe sein.”
Andreas Waczkat, Concerto Magazine

“Stefano Maiorana proved to have the Midas touch”
Carolyn McDowall, The Culture Concept Circle


W.M.: Benvenuto su WeeklyMagazine, ti ringrazio per il contributo che dai a questo spazio.
Ci racconti un po’ di te, dei tuoi inizi musicali e perché la chitarra?

S.M.: Non provengo da una famiglia di musicisti, anche se ricordo che papà metteva sempre dei dischi di musica classica la domenica mattina quando si stava tutti insieme in famiglia. Sai quelle raccolte di vinili che si compravano dal giornalaio? Poi mi sono ritrovato una chitarra in casa sempre di papà che però non sapeva suonarla. Cominciai i primi approcci da autodidatta e con qualche lezione con un’insegnante che veniva a casa con cui potevo imparare cose tipo un giro Blues, le scale pentatoniche o l’arpeggio di Is there anybody out there? Ma è con gli amici che ci fu la vera scoperta del rock. Chiesi ai miei genitori di comprarmi una Gibson Les Paul uguale a quella di Jimmy Page che prendemmo in un negozio a New York in uno dei tanti viaggi che facevamo in quegli anni. Ricordo ancora con entusiasmo l’esperienza del gruppo insieme ai compagni di scuola, ore e ore passate in casa a cercare di individuare i giri e gli assoli di tanti chitarristi da Angus Young a John Petrucci passando per Jimi Hendrix o Steve Howe, poi la sorpresa delle sperimentazioni degli anni settanta in Italia, gli Area, il Banco…tutto a orecchio…mandando avanti e indietro continuamente le audiocassette….le prove nelle salette romane a volte portandosi appresso l’amplificatore che pesava come un macigno….nel mentre una audiocassetta capitata in casa sempre da papà con Segovia che suonava Bach, delle prime due note ricordo una vibrante emozione. 
Una volta la musica si ascoltava con un atteggiamento molto diverso, era sempre una sorpresa ma bisognava dedicargli tempo, adesso la musica si ascolta per qualche secondo sulle piattaforme per poi cambiare improvvisamente passando magari dalla musica del ‘500 a un brano pop o jazz nell’arco di 30 secondi. E’ tutto così frenetico e apparentemente facile. 
Infine decisi di intraprendere lo studio approfondito della chitarra classica per cercare di indagare i segreti della musica e di quelle corde vibranti che tanto mi affascinavano. Volevo capire cosa mi emozionava. Inizialmente senza tralasciare l’elettrica poi fu inevitabile dedicarmi solo alla classica. Ma ce l’ho ancora la mia Gibson Les Paul, proprio qualche mese fa ho deciso di ricomprare corde e plettri.

W.M.: Successivamente ti sei avvicinato al liuto ed agli strumenti antichi a pizzico, da cosa è nato questo tuo interesse?

S.M.: Quando ti dedichi al repertorio classico con la chitarra la musica antica viene affrontata ma è difficile trovare qualcuno che sia veramente competente o così appassionato da fartela capire e amare appieno. Non ero attratto dalla musica antica maggiormente rispetto ad altri repertori. Ma in realtà non la conoscevo affatto e soprattutto non avevo idea da chitarrista quali potessero essere le sue declinazioni nell’ambito della musica di insieme. Durante il biennio di chitarra avevo fatto amicizia con altri musicisti che avevano un ensemble e decisi di comprare una chitarra barocca per suonare con loro. Con la chitarra classica ero arrivato ad un punto in cui il repertorio non mi appagava più pienamente e molta musica per chitarra mi sembrava così poco soddisfacente dal punto di vista qualitativo. Imparai ad apprezzare e ad ascoltare con orecchie nuove tutto il seicento e in parte il settecento ed ho scoperto un mondo musicale ricchissimo e di una qualità rara. La musica mi deve emozionare, forse nel caso della chitarra classica mi emozionava più la sua capacità espressiva che la musica in sé.

W.M.: Ci descrivi un po’ gli strumenti che hai studiato nel tuo successivo percorso di formazione musicale?

S.M.: Mi sono dedicato principalmente alla tiorba e alla chitarra barocca, sono due strumenti con delle potenzialità molto particolari che ho cercato di indagare a fondo nei miei lavori discografici. Non ho tralasciato il liuto in particolare nel repertorio di fine ‘500 inizi ‘600. Chiaramente è stato fondamentale lo studio del basso continuo che ti apre le porte verso la possibilità di suonare con altri musicisti un repertorio molto vasto contribuendo a creare quella consapevolezza e scoperta dell’estetica di un periodo storico che riserva sempre delle sorprese.

W.M.: Ci parli dei tuoi maestri, delle loro scuole, e di quanto hanno contribuito alla tua crescita professionale?

S.M.: Questa è una domanda molto difficile per me. Penso di aver avuto un rapporto non semplice con i miei insegnanti, di certo ognuno di loro è stato fondamentale per capire cosa mi piaceva e cosa no, sia dal punto di vista strettamente strumentale che umano, così da indirizzare con maggiore chiarezza la mia ricerca musicale e personale. Alcune volte una semplice frase o un accordo suonato magari distrattamente è stato determinante nella costruzione di un immaginario evocativo, altre volte mi sono sentito un pò deluso più che altro da atteggiamenti che non capivo, ma forse il mio errore è stato quello di caricare questi rapporti di aspettative troppo alte o sbagliate. Adesso che da un pò di anni sono un insegnante anch’io, mi interrogo spesso sul mio ruolo.

W.M. Che strumenti utilizzi nei tuoi concerti?

S.M.: Dipende dal repertorio da affrontare, se è un concerto solistico o in ensemble, se è un repertorio del ‘500, del ‘600 o del ‘700, se si tratta di musica italiana, inglese, francese, spagnola o tedesca. Ogni estetica o repertorio ha i suoi strumenti adatti, bisogna essere un pò polistrumentisti. Il difficile è cercare di adottare le diverse tecniche abbinate ai differenti strumenti. Troppo spesso vedo una certa confusione in questo, forse proprio in nome di quella Historically Informed Performance Practice alla quale tutti ci rivolgiamo ci vorrebbe un pò più di coerenza.

W.M.: Da quale repertorio ti senti attratto?

S.M.: Mi piacciono le fasi di transizione che si esprimono attraverso un linguaggio di sperimentazione. Non sono attratto particolarmente dalla piena maturità di un periodo artistico. Mi piace molto il seicento italiano, così ricco di invenzione, sperimentazione, follia a volte. Mi sono occupato ultimamente anche di musica contemporanea. La musica mi deve sorprendere, come quando avevo quindici anni. A volte, per fortuna, continua a farlo.

W.M.: Parallelamente agli studi musicali hai conseguito la laurea in “Tecniche dell’Architettura e delle Costruzioni” ci sono attinenze in merito?

S.M.: Dopo la maturità classica i miei mi proposero di continuare gli studi all’Università senza tralasciare la musica e scelsi l’architettura perchè da una parte vivendo a Roma ne percepisci quotidianamente la sua grandezza e ne subisci il fascino, dall’altra era un tipo di percorso di studi che ti permetteva anche di esprimerti attraverso i processi creativi dei vari progetti. Inizialmente ho approfondito le relazioni fra l’architettura e la musica nel Rinascimento e nel Barocco attraverso lo studio dell’armonia proporzionale e la retorica. Ultimamente continuo a ragionare sulla percezione di un’opera artistica come di un organismo strutturale che si delinea attraverso l’ideazione e la costruzione di una forma. Sotto questo punto di vista la composizione architettonica può davvero aiutare a “vedere” una composizione musicale come una struttura che si sviluppa nel tempo.

W.M.: L’interesse per gli strumenti a pizzico si sta diffondendo molto tra i chitarristi classici, dal punto di vista pratico, i giovani che si avvicinano a studiarli, avranno opportunità lavorative?

S.M.: Il chitarrista tende ad isolarsi, concentrandosi troppo sul repertorio solistico o purtroppo nel caso della chitarra su un repertorio di musica di insieme non sempre di elevato spessore. La musica antica, in particolare nella sua accezione di musica di insieme da un lato ti fa crescere enormemente da un punto di vista musicale dall’altro ti offre delle stimolanti occasioni lavorative. 
La mia vita professionale è molto cambiata da quando mi occupo di musica antica, ma sinceramente non ti saprei dire se è frutto di una mia volontà o di una sequenza di situazioni casuali.

W.M. E’ data la possibilità ad uno studente di chitarra di frequentare parallelamente il corso di liuto? E se si qual è la durata del percorso di studi?

S.M.: Recentemente sono state introdotte delle norme che prevedono la contemporanea iscrizione a due percorsi accademici in Conservatorio. Per gli studenti credo sia una grande opportunità. Il corso accademico in liuto e strumenti antichi a pizzico si articola in un triennio e un biennio come per gli altri percorsi. Al Conservatorio Briccialdi sono anni che la pratica del liuto o di altri strumenti antichi è inserita come materia obbligatoria nei piani di studi di chitarra. Credo questa sia stata una scelta molto lungimirante e importante per gli studenti. 


W.M. Ci racconti di qualche episodio o aneddoto che ti è capitato durante la tua vita professionale?

S.M.: Forse una delle esperienze più particolari che mi siano capitate è stato un viaggio a Ulan Bator in Mongolia per eseguire Livietta e Tracollo di Pergolesi con l’Orchestra del Teatro Nazionale dell’Opera e Balletto della Mongolia. E’ incredibile dove possa arrivare e dove possa portarti la musica.

W.M.: Ci parli dei tuoi recenti progetti artistici?

S.M.: E’ uscito da qualche mese il mio ultimo lavoro discografico per tiorba sola “Ambrosini: Kapsberger, Secret Pages” per l’etichetta Arcana con la quale avevo già collaborato per il mio cd “Entre dos almas” per chitarra barocca su musiche di Santiago de Murcia e Arcangelo Corelli. Questo nuovo lavoro è frutto di un lavoro impegnativo e intenso che mi ha visto collaborare con Claudio Ambrosini su un progetto molto complesso e articolato su Venezia, sulla sua storia, i suoi suoni, il suo presente. E’ un album tra musica antica e contemporanea che mi ha dato la possibilità di esprimermi attraverso un dialogo di linguaggi lontani nel tempo. Sono molto soddisfatto del risultato che ha ricevuto il prestigioso “Instrumental Choice” da BBC Music Magazine. Credo che la riuscita di un album sia sempre frutto di quella particolare sinergia che si crea fra autore, interprete, fonico ed etichetta discografica, ognuno di questi elementi ha un ruolo fondamentale che non va dimenticato. Cerco di dedicare molto tempo alla preparazione di un progetto discografico, non mi piacciono i lavori superficiali soprattutto in un ambito in cui stiamo assistendo ad una sproporzionata offerta del mercato. Non serve fare dei cd tanto per farli o per essere sempre visibili, credo che la musica abbia bisogno di rispetto.

W.M.: Grazie per la disponibilità dedicata ai lettori di WeeklyMagazine.

S.M: Grazie a voi per lo spazio che mi avete dedicato.

http://www.stefanomaiorana.it/it/
https://outhere-music.com/en/artists/stefano-maiorana