I nuovi vandali


È da parecchio tempo che vado dicendo quanto sarebbe utile la reintroduzione delle pene corporali nell’ordinamento giuridico italiano, La nascente nuova riforma della Giustizia voglio sperare che prenda in considerazione questa eventualità che ogni giorno mi pare sempre più necessaria per restituire in nostro Paese ad una dimensione civile.
Una nuova genìa di farabutti sta prendendo piede in questi ultimi mesi: gli ambientalisti oltranzisti, anche detti i gretini dell’ultima ora o, come si fanno chiamare, gli attivisti di “Ultima Generazione”.
In effetto vorremmo sperare che fosse l’ultima, perché viste le premesse una ulteriore sarebbe impossibile da sopportare.
Hanno cominciato col sedersi in mezzo alle strade e alle autostrade, bloccando il traffico in modo del tutto insensato, anche perché a giudicare dall’incazzatura degli automobilisti sortiscono esattamente l’effetto opposto a quello desiderato. Si battono – così dicono – per salvare l’unico Pianeta che abbiamo, mentre è probabile che il Pianeta sarebbe migliore senza di loro. Fortunatamente in alcuni stati europei, meno popolati da buoniste radical-chic pronti a querelare il cittadino esasperato, vengono posti ai margini della strada (ai margini della società già c’erano) con un paio di spintoni o presi a braccia e trascinati via. Ma da noi, no. Qui se qualcuno si azzarda a toccarli scattano le foto, le denunce, le querele e i processi inutili, manco i tribunali fossero disoccupati. Alcuni si sono letteralmente incollati con l’attack le mani all’asfalto, col bel risultato di uno scorticamento totale e prognosi di decine di giorni (ma sono scemi?) dopo che la polizia li aveva scollati a forza.
Altri hanno adottato la tecnica del gettare succo di pomodoro su quadri famosi nei musei di tutta Europa. Fortunatamente in quasi tutti i casi gli schizzi hanno raggiunto il vetro di protezione.
L’ultima trovata è stata l’imbrattamento dei muri di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica con vernice rossa. In questo caso sono ovviamente scattati gli arresti, anche perché i responsabili si sono lasciati ammanettare senza opporre resistenza.
Orbene, possiamo capire che per una giusta causa uno rischi in prima persona, che si faccia protagonista di gesti clamorosi e autolesionisti, ma perché prendersela con l’arte, la storia o con i privati cittadini? Ritengo che alcuni di questi profeti dell’Apocalisse passeranno un po’ di tempo a meditare dietro le sbarre, ma saranno certamente pochi: i più riceveranno al massimo una censura e un pubblico biasimo, poi torneranno a colpire, chissà, magari i cavalli di San Marco (e meno male che sono delle copie!). Perché certamente c’è una regia dietro a tutto questo, qualcuno che muove i fili di questo nuovo tentativo di destabilizzare la morente democrazia. Le picconate sono già tante, e sempre più dure, dal Qatargate alle varie corruttele che si scoprono quotidianamente in ogni dove. C’è senz’altro qualcuno che muove i fili di questi poveri burattini ignoranti, i quali sanno di essere al riparo da ogni ripercussione perché ci sarà sicuramente qualcuno pronto a levarli dalle peste pagando cauzioni, avvocati, multe e quant’altro. Ma le bastonate, no! Quattro nerbate come si deve se le beccherebbero loro in prima persona e non ci sarebbe nessun avvocato a buscarle per conto loro. Sono convinto che la politica del grosso bastone del buon vecchio Theodore Roosevelt meriti una rivisitazione in ambito casalingo, non più rivolto ai rapporti con l’estero ma ad alcuni dei propri facinorosi cittadini. Una buona alternativa, che certamente troverebbe appoggio tra i più sensibili sostenitori della non-violenza, potrebbe essere il lavoro coatto. In alcuni stati degli USA il lavoro forzato è contemplato tra le pene che è possibile comminare ai colpevoli di reati socialmente dannosi (e il vandalismo ricade tra questi). È piuttosto frequente osservare a bordo strada una fila di detenuti, debitamente sorvegliati da guardie armate, che on pala e picco aggiustano le cunette a bordo strada o rifanno argini, o puliscono le rive dei fossi. Nessuno va a spaccare pietre a Yuma, per carità, ma un po’ di sano lavoro fisico farebbe bene a molte menti disturbate, oltre ad essere – questo sì – socialmente utile.