L’utilizzo del contante


Già prima della pandemia il futuro del contante in un’economia sempre più legata alla tecnologia era oggetto di discussione in relazione al crescente ricorso a strumenti di pagamento digitali. La crisi pandemica e quella economica hanno accresciuto l’attenzione posta su questo tema, riducendo i tempi della digitalizzazione dell’economia – di oltre 7 anni, secondo alcune stime – e modificato le abitudini dei consumatori. Ma la digitalizzazione non determinerà la sparizione del contante: nell’area dell’euro le banconote continueranno a svolgere, anche in futuro, un ruolo cruciale. Durante la pandemia la loro domanda è aumentata, nonostante il loro minore utilizzo come mezzo di pagamento. L’intero blocco dei Paesi della cosiddetta eurozona è impegnato a preservare il ruolo del contante, adottando misure concrete affinché esso rimanga ampiamente accessibile e accettato come mezzo di pagamento, anche qualora fosse introdotto l’euro digitale (cosa non auspicabile, e vedremo perché).
L’apparente paradosso rappresentato dall’incremento della domanda di banconote e dalla concomitante flessione dei pagamenti in contante può essere spiegato dall’utilizzo del contante come strumento per far fronte all’incertezza generata dalla crisi. Dall’inizio della pandemia i consumatori, specialmente quelli a basso reddito, hanno ridotto gli acquisti di beni e servizi e aumentato le scorte di denaro liquido. Ecco il perché dell’aumento della domanda di contante: con una metafora potremmo dire che sono aumentati i soldi nei materassi della gente. Da studi recenti solo il 20% dell’importo complessivo delle banconote in euro viene utilizzato per effettuare pagamenti nell’area dell’euro. La quota di gran lunga prevalente, pari a circa 1.000 miliardi di euro, sarebbe infatti detenuta come riserva di valore e utilizzata solo sporadicamente per effettuare transazioni in denaro o farebbe capo a soggetti residenti al di fuori dell’area dell’euro. La funzione di riserva di valore ha quindi presumibilmente contribuito a sostenere la domanda di banconote anche in una fase di forte aumento dei pagamenti digitali. La domanda di contante è inoltre alimentata dalle peculiari caratteristiche delle banconote. Essendo prive di costi, le banconote rappresentano talora l’unico modo per garantire l’inclusione finanziaria di ampi strati della popolazione: ad esempio, nell’area dell’euro vi sono 13,5 milioni di adulti privi di un conto bancario, che effettuano quasi esclusivamente pagamenti in contante. Basti pensare a tutti i pensionati che vanno mensilmente a ritirare la pensione alla posta in contanti anziché farsela accreditare su un conto corrente. Le banconote consentono inoltre a quasi tutte le persone, comprese quelle in età avanzata o con disabilità visive o di altra natura, di verificare l’autenticità e soprattutto il valore del denaro che stanno utilizzando. Il contante, infine, svolge un ruolo fondamentale anche nell’educazione finanziaria, in quanto i ragazzi di età inferiore a 15 anni usano banconote e monete per i loro piccoli acquisti quotidiani.
La carenza di contante, pertanto, danneggerebbe sia i commercianti sia i consumatori, soprattutto quelli con basso reddito. Difficoltà emergerebbero in particolare per quali gli anziani o le persone con un minore livello di istruzione che preferiscono il contante ad altri mezzi di pagamento.
Il contante rappresenta inoltre lo strumento più indicato per garantire la privacy nei pagamenti, un elemento cui i consumatori attribuiscono una importanza fondamentale. Con l’espansione dell’economia digitale i cittadini nutrono infatti timori crescenti sulla raccolta e sull’utilizzo dei propri dati personali e dei movimenti di denaro che essi fanno. Infine, ma non meno importante, le banconote in euro rappresentano il segno più tangibile, il simbolo dell’integrazione europea. La sua diffusione potrebbe essere, ciò nonostante, messa a rischio in futuro. Molti commercianti stanno rivolgendo sempre più l’attenzione al pagamento elettronico, con alcuni eccessi, come la catena di negozi milanesi che non accetta più il contante, con il bel risultato di vedersi sfuggire tra le mani una discreta fetta di clientela. La possibilità di poter pagare con bancomat o carte di credito dev’essere un segno di libertà e non un’imposizione. Alla stessa stregua di chi, all’opposto, cerca di non far usare il POS ai clienti per non pagare commissioni alla banca. Il risultato lo vediamo nella seguente scenetta:
– Mi dispiace signora, il bancomat non funziona.
– Non ho contanti.
– Che culo, è tornata la corrente!
Due anni fa il Consiglio direttivo della BCE ha varato la strategia dell’Eurosistema 2030 per il contante, con quattro principali obiettivi strategici. Il primo consiste nel continuare ad assicurare una adeguata offerta di contante (leggi: stampare moneta, con tutti i costi di signoraggio che ciò comporta agli Stati. Il secondo è quello di garantire che ol contante continui a essere accettato nei punti vendita e a essere disponibile ai consumatori insieme agli altri strumenti di pagamento (si badi bene: insieme, non invece). Il terzo obiettivo è quello di offrire banconote sicure e all’avanguardia tecnologica, e questo fa parte del processo evolutivo della carta moneta. L’ultimo obiettivo è quello di ridurre l’impatto ambientale del contante grazie a nuovi prodotti e processi (stronzata galattica, ma volevano anche il voto dei verdi, quindi…). L’economia mondiale è in rapida trasformazione, ma l’Eurosistema (come ha più volte garantito la BCE) dovrà garantire a tutti i cittadini europei, anche nell’era digitale, un accesso adeguato e privo di costi a forme di moneta sovrana esenti da rischi, rispettose della privacy, che abbiano corso legale e utilizzabili ovunque nell’area dell’euro. Il che in due parole significa: care banche, soprattutto italiane, la volete smettere sì o no di imporre commissioni sui pagamenti digitali? E vogliamo capire una volta per tutte che contante e carte di credito devono imparare a convivere sia all’Hilton che dal verduriere? Altrimenti non andremo da nessuna parte.
D’altro canto, non è solo l’Europa che si muove in tal senso. Il Presidente della Banca Nazionale Svizzera, prof. Thomas J. Jordan, ha detto: «Periodicamente, si ergono voci di governanti inadeguati e/o improvvisati che attaccano l’utilizzo del cash. I sistemi che vogliono limitare l’utilizzo del contante, tassandolo o addirittura paventando di abolirlo (situazione ad oggi alquanto improbabile) sono sistemi di socialismo reale che nella storia sono sempre implosi.
Il contante è un baluardo di libertà ed indipendenza per le persone, a partire dai più deboli.
La piccola evasione che il contante può generare rappresenta meno del 10% del totale dell’evasione fiscale in quasi tutte le economie avanzate. Questa frazione minima è comunque positiva per le economie locali perché viene reimmessa nel circuito e crea ricchezza. Questo è il motivo per cui viene tollerata dalle giurisdizioni piú libere e piú vicine al cittadino (non solo a parole).
Più del 90% dell’evasione non è determinata dal contante dei “piccoli”. Di certo, le attività criminali non sono quelle dell’onesto artigiano / commerciante / professionista che mette da parte un po’ di contanti, frutto del suo duro lavoro, per spenderli nell’economia locale o versarli in Banca.
Infatti le economie liberali ed avanzate, come quella Svizzera, supportano il contante come mezzo di pagamento prediletto dalla popolazione. E vedono un futuro dove sarà sempre garantita la libera scelta tra contanti e sistemi di pagamento evoluti.
Chi, invece, vi racconta che il contante deve essere abolito e che devono esistere solo i sistemi di pagamenti evoluti, non è certo animato da uno spirito di progresso.
Pianifica invece un mondo dove sussista il controllo globale delle masse, inteso non solo come tracciabilità totale di qualsiasi transazione e pietra tombale su qualsiasi diritto alla privacy. Ma inteso anche come potere assoluto sulle vite umane; basta un click e la moneta elettronica scompare o non è piú spendibile. Una specie di spada di Damocle sempre presente che guida verso la servitù. »
Non dobbiamo poi dimenticare altri 2 aspetti sostanziali. I costi delle transazioni elettroniche diminuiscono progressivamente la cifra trasferita ad ogni passaggio di mano, mentre con le banconote questo non succede. Inoltre, il contante consegna una percezione molto migliore riguardo l’importanza dello stesso: spendere fisicamente una banconota da 20 o da 200 euro ci da la sensazione della reale entità della cifra spesa, mentre pigiare un tasto dello smartphone effettuare un pagamento è esattamente uguale per 20 o per 200 euro. Nella realtà la cifra è la medesima, ma la percezione è molto diversa. Infine con la moneta elettronica si innalza parecchio il rischio di trovarsi in situazioni spiacevoli di indebitamento, situazioni che non si sarebbero molto probabilmente affrontate se si avesse avuto la percezione fisica, tangibile e concreta del contante.
Concludendo, cari soloni della sinistra sebbene vi abbiano insegnato che l’uso della moneta elettronica permette di controllare meglio il popolo bue, ricordatevi che anche i buoi hanno le corna e spesso sono appuntite. Lo avete già sperimentato lo scorso 25 settembre, ma sembra che non vi basti mai…