L’Italia è Sardegna, lo dice la storia


Chissà cosa penserebbero Umberto Bossi e i leghisti della prima ora se venissero a sapere che il Po, “la linfa vitale della Padania”, al tempo del Risorgimento era un fiume della Sardegna.
Chissà cosa direbbe il senatore a vita (lunga…) Napolitano se scoprisse di essere stato il trentottesimo capo di quello Stato che oggi si chiama Repubblica Italiana, ieri Regno d’Italia, avantieri Regno di Sardegna, nato a Cagliari-Bonaria il 19 giugno 1324 e per 537 anni bagnato dal sudore e dal sangue dei sardi.
No, non siamo impazziti: lo dicono i libri scolastici degli Stati preunitari. E sarebbe quantomeno curiosa la reazione degli abitanti di Reggio Emilia se scoprissero che la bandiera tricolore italiana è la seconda bandiera dello Stato sardo, dopo quella dei “Quattro Mori”, disegnata e realizzata dall’intendente Bigotti il pomeriggio del 26 marzo 1848 per ordine del Consiglio dei Ministri sardo. Il documento è agli atti del Ministero di Guerra e Marina dell’allora Regno di Sardegna. E ci piacerebbe vedere la reazione di tutti i ministri degli interni, da Forlani a Maroni, a Minniti fino all’ineffabile Lamorgese, se venissero a sapere che quei funzionari importantissimi dello Stato che sono i Prefetti non sono stati istituiti a Milano nel 1802, secondo le solenni celebrazioni del presunto bicentenario, ma a Cagliari il 4 maggio 1807. Il professore Francesco Cesare Casula sul sito Sardegna Mia sostiene: “Abbiamo in Archivio l’editto di fondazione firmato nel Palazzo Regio di Castello dal re Vittorio Emanuele I di Sardegna”. Sarebbe anche interessane assistere allo stupore di buona parte dei torinesi (qualcuno vivaddio lo sa) se venissero a sapere che la capitale dello Stato che ha condotto il Risorgimento italiano è stata Cagliari fino al 1861. Torino infatti era la residenza preferita dai Savoia, e divenne capitale provvisoria dello Stato soltanto dal 1861 al 1865. Mi piacerebbe vedere la reazione di Roberto Benigni, che al Festival di Sanremo non ha mai nominato il popolo sardo, se prendesse coscienza che fino alla domenica mattina del 17 marzo 1861 tutta l’Italia era Sardegna e che tutti gli italiani erano sardi. Lo dicono i plebisciti di annessione al Regno di Sardegna del Lombardo-Veneto, della Toscana, di Parma e Modena, delle Romagne e del Regno delle Due Sicilie.
E sarebbe oltremodo interessante scoprire la reazione di tutti i risorgimentisti e i pseudostorici da YouTube, se venissero a sapere che Mazzini e Garibaldi erano cittadini sardi a tutti gli effetti, con passaporto sardo, ubbidienti o meno alle leggi del Regno di Sardegna (Garibaldi, da buon ribelle, fu perfino condannato a morte dal Regno sardo).
Il professor Casula aggiunge di augurarsi “che gli ultimi governanti usurpatori studiassero un po’, mi piacerebbe vedere la reazione di Giuliano Amato, ex presidente del Comitato per le celebrazioni del centocinquantenario dell’Unità d’Italia, che alla Sardegna non ha dato un euro, se venisse a sapere che la sedicesima statua sul frontone dell’Altare della Patria a Roma rappresenta la Sardegna” La quale – lo dice Wikipedia – porta lo scettro e una corona in mano per ricordare che le battaglie che portarono all’unità e alla indipendenza d’Italia partirono proprio dal Regno di Sardegna e che tanti Sardi, fin dall’inizio, combatterono durante il Risorgimento. La corona è generosamente tenuta in mano e non sulla testa per ricordare che dal Regno di Sardegna nacque il Regno d’Italia.
Vivendo in Sardegna parte dell’anno ho imparato ad apprezzare ed amare questa terra e i suoi abitanti, tanto ospitali col continentale quanto spietati con i loro conterranei (un vecchietto una volta mi disse: “I sardi sono brava gente, si fanno solo i dispetti tra di loro e si ammazzano ogni tanto…”).
I sardi sono orgogliosi: mai chinarono la testa, da Amsicora a Eleonora d’Arborea, che fu la prima al mondo dai tempi di Giustiniano a concedere un codice di leggi e di usanze approvate (la Carta de Logu) ancora oggi apprezzata per la modernità, che parifica la donna all’uomo e le pone a fulcro della famiglia.
L’orgoglio fa di loro gente fiera, disposta a sopportare, come i loro vicini corsi, pesi enormi ma senza alcuna umiliazione. Disposta a morire per la loro terra e la loro idea di libertà, come Doddore Meloni, mosto di fame nel carcere di Uta dov’era stato ingiustamente imprigionato.
Molti nostri politici dovrebbero rileggersi gli scritti di loro colleghi anche di epoca recente: non solo Gramsci, ma anche Antonio Segni e Francesco Cossiga. La Sardegna è la regione che dopo il Piemonte ha dato all’Italia più presidenti.
E vorrei che i governanti di oggi, ma anche gli studenti nelle nostre scuole, conoscessero tutto ciò: sarebbe bello se sui libri di storia fosse scritta finalmente la verità.