Appello ad una scrittura autentica


Con immagine di Igor Belansky.

Il privilegio di chi scrive è di avere dei lettori. Quando si scrive, si offre la propria parola a qualcuno, per cui non si può mentire. Non ci si deve per forza mettere in mostra. O, per forza, non ci si deve dimostrare i più bravi. Le parole pesano, ma è giusto così; altrimenti non ci sarebbero le differenze. Dovrebbe, quindi, valere una scrittura autentica, intesa in termini di semplicità assoluta, che rinunci ai virtuosismi o ai narcisismi. Poi, questa scrittura autentica dovrebbe basarsi soltanto sul proprio vissuto, ossia su proprie esperienze o conoscenze effettive, unitamente al coraggio di dare chiara evidenza ai fatti e alle fonti. Tutto il resto è lo sfoggio di finti blablà: «Io sono, io dico, io faccio, io so, io, io, io solo io! …», di cui molto si legge in giro, in cui chi scrive può cadere per vanità o superbia, peggio ancora se prendendo a pretesto argomenti gravi o importanti, che si dovrebbero trattare oggettivamente con serietà e scrupolo, senza inventare, non per il solo fine di catturare maggiore attenzione. Ed è mancanza di rispetto verso chi legge…
Magari capita qualche volta pure a me di incorrere in questo tranello, spero poche. Accetto critiche al riguardo.

Tutto ciò premesso, in questi giorni, ho ritrovato in rete un link: https://www.braviautori.it/osservando-la-sfinge.html , relativo ad un mio resoconto, dal titolo: “Osservando la Sfinge”, inerente al viaggio che feci 10 anni fa, proprio nel febbraio 2012, in Egitto, nel pieno del periodo della primavera araba.

Riguardandone i testi e le immagini, mi è balzata agli occhi una frase che scrissi per l’occasione:

«Volendo essere onesti, non si può scrivere che dei propri vissuti personali, ben sapendo quanto possano essere soggettive le considerazioni che ne derivano, ma intendendo pure che dalla coscienza di non poter esprimere una verità “obiettiva” sorge la maggior credibilità di questi scritti, in fondo forse, per essere così, più accessibili alla risonanza altrui».

Queste parole, oggi, si trasformano nell’appello ad una scrittura autentica, che qui lancio assieme ad Igor Belansky, che lo interpreta graficamente attraverso una sua immagine.