
Si VAX / No VAX: diritti e obblighi a confronto
In questo numero di WeeklyMagazine le diverse tesi di Patrizia Tassone, Igor Belansky e Antonio Rossello sono a confronto.
Dove termina (se termina) il diritto alla libertà individuale e dove inizia il potere delle Istituzioni di limitarla per il superiore interesse della Comunità?
E’ un argomento che si dovrebbe dibattere maggiormente in tempi come questi in cui, di fatto, si limitano libertà individuali fondamentali in nome dell’interesse collettivo della tutela della salute pubblica.
Riflettono sul tema Antonio Rossello, Igor Belansky e Patrizia Tassone quest’ultima proponendo, se volete, una irriverente e provocatoria analogia tra la limitazione all’accesso ad alcune professioni che alcune leggi fasciste introdussero quasi un secolo fa e le limitazioni di accesso al lavoro per coloro che vorrebbero esercitare il diritto a non vaccinarsi.
Le stesse leggi fasciste posero un veto alla libera circolazione delle idee e oggi si assiste, apparentemente, a simili limitazioni e alla poca visibilità data alle manifestazioni dei No VAX, per quanto bislacche possano essere le loro idee.
Dunque possibile che la storia si ripeta e che la nostra Costituzione lo consenta?
Proprio in tema di libertà e diritti, alla luce degli eventi di questi ultimi due anni, la nostra Costituzione – che è giudicata diffusamente come una delle migliori al mondo – sembra infatti in difficoltà.
All’articolo 32 è sancito che: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
E, d’altra parte, all’articolo 4 la Carta costituzionale sentenzia che: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.
Ciò senza contare che i Padri costituenti, all’articolo 21, scrissero che: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Dunque quali sono i limiti imposti dal rispetto della persona umana che, per stesso dettato costituzionale, non possono essere in nessun caso violati?
Come conciliare la negazione all’accesso in fabbrica e allo stipendio col diritto al lavoro costituzionalmente assicurato?
Considerato che non tutti possono lavorare in “smartworking” (ad esempio i lavori manuali di fabbrica o di cantiere, tipici della categoria operaia, non possono certo essere remotizzati) quali sono le condizioni promosse dalla Repubblica perché il lavoro resti un diritto effettivo e non un mero esercizio ideale?
Ed ancora, è giustificato limitare le manifestazioni e la propaganda, per quanto bislacca e scientificamente opinabile, dei No VAX? Insomma, esiste il rischio di una deriva autoritaria tra le pieghe degli stati di “emergenza” che il Governo di volta in volta reitera? E’ poi davvero “emergenza” una variante del COVID-19 come la attuale Omicron che alcuni esperti hanno definito come tendente all’endemia?
Si tratta, come si può bene immaginare, di temi spinosissimi sui quali, tuttavia, si dibatte poco quando invece se ne dovrebbe parlare di più senza apparente timore, anche per sgomberare il campo da ogni paventata allusione ad altri regimi paventata dai No VAX.
Proprio per invogliare alla riflessione evitando di ripercorrere l’odiosa strada della censura e delle limitazioni imposte alla circolazione delle idee non ostacoliamo il civile confronto delle tesi a favore dell’obbligo vaccinale con quelle che esprimono invece perplessità sulla compressione dei diritti individuali che, inevitabilmente, ogni obbligo in tale senso comporta.
Coerentemente a tale posizione liberista ed emancipata, proprio tra i contribuiti oggi pubblicati su WeeklyMagazine è possibile confrontare le differenti idee espresse da Igor Belansky e Patrizia Tassone, nonché le preoccupazioni più generali in ordine alla spaccatura sociale su cui indugia Antonio Rossello, affinché ogni lettore possa ricevere una informazione per quanto possibile completa e sopra le parti.
Ritengo interessante la lettura in parallelo dei tre diversi contributi e consiglio vivamente ai lettori di farlo, casomai esprimendo poi i propri commenti e il proprio parere nella Comunity di WeeklyMagazine esistente su Facebook.