PsicologicaMente – Insegnare ai figli il valore dei soldi


“Fai un favore a te stesso e padroneggia l’arte del denaro. Trattalo come un ospite riverito della tua vita, uno che se ne andrà rapidamente se non lo tratti bene, ma che resterà ed arricchirà la tua vita oltre ogni misura se lo tratti con cura e rispetto.” (Philip E. Humbert)

Cari lettori,
Oggi vorrei sottoporvi un quesito: quante volte vi soffermate a parlare con i vostri figli del valore che va attribuito ai soldi, di come utilizzarli al meglio, spenderli o investirli?
Dall’esperienza che ho maturato, ma anche dalle indagini più recenti, sembrerebbe che noi genitori dedichiamo davvero poco tempo ad affrontare questo argomento con i nostri ragazzi.
In generale ho notato che si tende a considerare la tematica soldi con i figli piuttosto tardi, di solito è un “problema” che si presenta durante l’età adolescenziale, allorquando iniziano a configurarsi richieste più frequenti e pretenziose per l’acquisto di indumenti, del tanto agognato smartphone, per sovvenzionare le uscite con gli amici o il primo viaggio, solo allora ci poniamo il problema di doverli equipaggiare economicamente e solo in queste circostanze ci preoccupiamo di fare mille raccomandazioni su come gestire le circoscritte finanze.
In sostanza si può dire che, almeno noi italiani, non dedichiamo molte energie nel preparare i nostri ragazzi ad un utilizzo consapevole del denaro e quando ciò avviene è piuttosto dettato della situazione emergenziale che dello spirito d’insegnamento.
Questo atteggiamento rappresenta, purtroppo, una enorme falla nell’educazione impartita da noi genitori moderni, è, infatti, un grave errore sottovalutare questo tema, perché si tratta di una competenza che, prima o poi, i nostri ragazzi dovranno sviluppare nella vita, a prescindere dalle disponibilità economiche che avranno, e sarebbe meglio trovare una guida anche nei genitori piuttosto che esclusivamente nella solitudine dell’esperienza personale.
In verità esistono vari motivi per cui noi genitori difficilmente parliamo di soldi con i figli.
A volte capita di avere delle resistenze perché, non essendo degli esperti di finanza, non ci si sente all’altezza di insegnare qualcosa di valido, altre volte ci si nasconde dietro la circostanza che i figli sono ancora troppo piccoli e quindi non capirebbero qualcosa che in sostanza è un argomento da grandi. Ancora, ci si lascia prendere dall’indecisione di non sapere a quale età parlare di soldi ed in che modo farlo.
Anche la scuola è carente sotto questo punto di vista, considerato che non è prevista una materia che si occupi di insegnare ai giovani il valore reale che i soldi devono avere nelle loro vite e la maniera per amministrarli in modo ideale.
Comunque sarebbe da chiederci: ma noi come abbiamo familiarizzato con l’argomento soldi?
Generalmente, la modalità con la quale ognuno di noi si rapporta con la gestione dei soldi sembrerebbe essere il risultato delle abitudini apprese, piuttosto che derivare dall’acquisizione di conoscenze vere e proprie.
Ciò significa che siamo portati a comportarci più spesso secondo quanto vediamo fare intorno a noi, osservando i nostri familiari, amici ovvero ci abbandoniamo al nostro istinto in modo inconsapevole ed automatico.
Sembrerebbe quasi che non si renda necessario ricevere nozioni e conoscenze, perché l’esperienza ci consentirebbe in ogni caso di fare scelte riflessive e consapevoli.
Ma se questo fosse vero le statistiche a livello internazionale non porrebbero l’Italia tra gli ultimi Paesi dell’OCSE per livello di consapevolezza finanziaria.
Anche in psicologia non si attribuisce il giusto peso a questa materia, sia per la domanda scarsa sia perché non è un argomento di facile analisi. Solo lo psicologo Daniel Kahneman, premio Nobel per l’Economia, si è preoccupato di dimostrare scientificamente come le nostre decisioni, anche in ambito finanziario, sono guidate soprattutto da fattori emotivi e istintivi che razionali.
Ma queste caratteristiche non sono sufficienti, soprattutto in un mondo che diventa sempre più esigente e complesso e nel quale le transazioni finanziarie sono sempre più diversificate e gli strumenti di pagamento aumentano, è sempre più necessario conoscere e sentirsi preparati per fare scelte utili soprattutto a renderci in grado di guidare i nostri figli, ovvero il nostro salvadanaio per il futuro.
Sebbene la necessità di possedere denaro sia un’esigenza più psicologica che non pratica, per dargli il giusto valore bisogna scegliere un approccio consapevole, cioè basato sulle conoscenze, non solo sulle abitudini: questo è il senso dell’educazione finanziaria ed è anche tra i migliori regali che si possa fare ad un figlio.
Ma come mettere in pratica questo insegnamento?
Io credo che sarebbe utile iniziare i figli, fin da piccoli, a rapportarsi in modo corretto col denaro. Non c’è da porsi il problema dell’età perché tutto ciò che si impartisce ai nostri piccoli lascia una traccia, inoltre dobbiamo considerare che già in età prescolare i bambini conoscono i numeri, sono in grado di quantificare gli oggetti, sanno stabilire le quantità che ci sono da una parte o dall’altra del tavolo su cui si gioca e da questo momento hanno già gli strumenti utili per iniziare ad apprendere il concetto di quantità di denaro.
A tal proposito, estremamente importante è delineare in maniera chiara la distinzione tra bisogno e desiderio. Ma come farlo? Attraverso esempi, concessioni o rifiuti, è così che il bambino recepisce che una determinata richiesta non soddisfatta provoca certo frustrazione ma comprende anche che in fin dei conti non era indispensabile.
La spiegazione del genitore coadiuvata dall’esperienza consente al bambino di distinguere il raggiungimento di un desiderio, che è bello e gratificante, dal soddisfacimento di un bisogno che, viceversa, è necessario.
Bisogna trasmettere il senso dell’importanza del risparmio, che non si contrappone ma si accompagna a quella del desiderio: se nostro figlio vuole qualcosa che gli piace deve meritarlo e quindi fare qualcosa per ottenerlo. Si può spiegare al bambino che può ottenere un gioco o un premio mettendo in pratica un principio antico e semplice ma sempre valido: per esaudire i sogni bisogna impegnarsi attraverso l’adozione di un piano, la ricerca di tempo e di un lavoro (nel loro caso ad esempio risparmiare le monetine). Così veicoliamo un messaggio importante: che tempo e lavoro corrispondono al valore dell’oggetto desiderato.
Insegnare l’attesa è un altro principio cardine, soprattutto oggi quando tutto è raggiungibile ed ottenibile subito con un click di smartphone.
Il vero problema, infatti, è che i nostri figli non sanno cosa significhi aspettare, desiderare, sacrificarsi, tendono a soddisfare nell’immediato ogni desiderio, si perdono la bellezza e la soddisfazione dell’attesa che supera di gran lunga quella del valore oggettivo. A ciò si aggiunga la conseguenza negativa dovuta al fatto che non potendo ottenere, ciò che chiedono i ragazzi spesso pongono in atto agiti aggressivo – depressivi o autosvalutazione rispetto a coetanei che, viceversa, esibiscono l’oggetto del desiderio.
Altro esercizio da mettere in pratica è quella di consentire una gestione di piccole quantità di soldi autonomamente, in questo caso la paghetta è lo strumento per eccellenza per fare pratica con il denaro.
Qual è il momento giusto e quanto dare può variare da famiglia a famiglia, anche se andrebbe sempre rispettato il criterio dell’equilibrio, evitando eccessi che risulterebbero diseducativi e dannosi. Va spiegato che i soldi della paghetta servono sia agli acquisti giornalieri e di piacere, sia al risparmio che mira all’acquisto di beni più importanti e duraturi.
L’errore non va demonizzato ma permette di imparare, è uno strumento anzi utile ed indispensabile per l’apprendimento, è importante che genitori e figli discutano ed analizzino insieme gli sbagli commessi per trasformarli in esperienze educative.
Infine, ma non per importanza, va assolutamente comunicato ai ragazzi che tutto ciò che ha un valore affettivo, morale, sentimentale è completamente slegato dai soldi, e che questi devono rappresentare per noi tutti un semplice mezzo e mai l’obiettivo finale!

Notazioni Bibliografiche:
-“Psicologia dei soldi. Lezioni senza tempo sulla ricchezza, l’avidità e la felicità”, H. Morgan, Hoepli;
-“La psicologia del denaro”, G. Simmel, Ar.