La prima Unità d’Italia della Storia


Il 4 Novembre di ogni anno si festeggia la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, una giornata celebrativa nazionale italiana che fu istituita nel 1919 per commemorare la vittoria italiana nella prima guerra mondiale, evento bellico che è universalmente considerato il completamento del processo dell’unificazione nazionale iniziata con il Risorgimento.
L’Italia, ben lungi dall’essere la mera espressione geografica ipotizzata dal Metternich, non solo fu la culla della civiltà occidentale, rilevando il testimone dalla Grecia antica, ma fu – pur nella sua molteplicità e discontinuità storica e sociale – un unicum culturale che vide germogliare la sua unitarietà fin dai tempi della repubblica nella Roma di oltre ventidue secoli fa.
Cacciato il tiranno Tarquinio il Superbo e instaurata una repubblica di nuovissima concezione, ben diversa dalla democrazia greca e dai regimi tribali degli etruschi e degli altri popoli circostanti, Roma prese ben presto coscienza che l’espansione territoriale non era solo necessaria per la sopravvivenza di un popolo in forte crescita demografica e sociale, ma rivestiva un ruolo fondamentale nello sviluppo di un’intera civiltà.
Dopo aver sottomesso e unificato le tribù dell’Italia centrale, la spinta espansiva fu rivolta necessariamente al nord, dove le orde galliche e celtiche (non è la stessa cosa!) spingevano su quei confini ancora troppo labili.
Fu così che vennero combattute aspre battaglie, come quella dei Campi Raudi nel 101 a.C. (chi dice presso Vercelli, chi a Roddi presso Alba, chi ancora – presumibilmente con fantasia post-alcolica – nel mantovano), dove a quanto pare i Cimbri sconfitti contarono oltre centoquarantamila morti, da fare impallidire la napoleonica battaglia della Moscova.
Tuttavia in quel periodo la penisola era già pressoché sotto il dominio romano, che ben prima di allora aveva esteso il suo potere mano a mano che conquistava le terre conosciute.
Dal 509 a. C., anno della sua costituzione, fino al 272 a.C. quando ultimò la conquista della Magna Grecia, Roma pose le basi di quello che diventerà il più grande e longevo impero della Storia, faro di civiltà che ancora oggi, sebbene appannato da infamità e indegni protagonisti, rischiara l’intero Pianeta dei Sapiens.
Ma quando possiamo collocare la prima Unità d’Italia della storia? Secondo alcuni storici fu il 1º marzo del 222 a.C., quando ebbe luogo la battaglia di Clastidium (oggi Casteggio, nell’Oltrepò Pavese) tra Romani e Galli Insubri, che fu il preludio per la conquista romana della Gallia Cisalpina, e che divenne tra le più celebri della storia romana.
I Galli furono spinti dalla cavalleria romana verso il fiume dove perirono in gran parte, mentre i restanti vennero uccisi dai soldati di Roma. Lo stesso console Marco Claudio Marcello, riconosciuto dalle ricche vesti il comandante nemico, lo uccise di persona. La natura epica dello scontro diretto tra i comandanti fece sì che il console Marcello, il quale consacrò a Giove Feretrio le “spolia opima” (cioè le ricche vesti) di Viridomaro (o Britomartis), divenisse protagonista di una delle più antiche opere della letteratura latina, la fabula praetexta di Nevio, intitolata appunto Clastidium. La distruzione dell’esercito degli Insubri spianò ai Romani la strada per Mediolanum (Milano), la capitale nemica che fu conquistata dopo breve assedio. La battaglia di Clastidium, che fu quindi il preludio per la conquista romana della Gallia Cisalpina, divenne tra le più celebri della storia romana.
Marcello ebbe l’onore del trionfo, che viene ricordato nei Fasti triumphales capitolini con le seguenti parole: «M. CLAUDIUS M. F. M. N. MARCELLUS AN. DXXXI COS. DE GALLEIS INSUBRIBUS ET GERMAN K. MART. ISQUE SPOLIA OPIMA RETTULIT REGE HOSTIUM VIRDUMARO AD CLASTIDIUM INTERFECTO»
Il motivo che fa risalire a questo evento la prima unificazione di un territorio chiamato Italia (ricordiamo che i termini Italici o popoli italici sono impiegati, in varie accezioni, per indicare uno o più gruppi di popoli stanziati nell’Italia antica) è il ritrovamento, in epoca recente, di alcune monete (denari) d’argento coniate in quegli anni. In particolare due di esse sono estremamente interessanti.
Infatti al diritto del primo denario appare l’effigie di Marco Claudio Marcello. Si tratta di un denario celebrativo curato da un discendente di Marcello nel 50 a.C, per ricordare la conquista della Sicilia (a questo allude il triscele a sinistra), avvenuta per sua mano nel 212-210 a.C., mentre al rovescio si vede il console che reca un trofeo al tempio di Giove Feretro, tradizionalmente il primo tempio eretto a Roma. Lo stesso ritratto del console potrebbe essere stato ripreso da una sua statua presente a Roma ed eretta in suo onore verso la metà del II secolo a.C.
Al diritto del secondo denario, coniato durante la Guerra Sociale del 91 – 87 a.C., appare invece la personificazione della dea Italia, mentre al verso compare l’immagine allegorica di otto soldati che puntano le spade verso un maiale tenuto da un giovane inginocchiato. Questo tipo di moneta, emessa dai popoli italici dopo la guerra contro Roma per la concessione della cittadinanza, fornisce la prima evidenza epigrafica certa dell’utilizzo del nome Italia.

Fonti:
difesaonline.it
facebook.it #renovatioimperii