Chitarra Classica – Intervista a Andrea De Vitis


“Sottile ed elaborata, è la visione interpretativa di Andrea De Vitis (…). Giovandosi dell’accettazione di un sapere e di un fare ereditati dal passato, De Vitis costruisce le proprie interpretazioni eludendo ogni ricetta e ogni modello chitarristico: se proprio volessimo cercargli delle affinità dovremmo sconfinare su territori pianistici. Comunque, tutto quello che il suo suono trasmette non si arresta mai alla categoria del bello e del piacevole, ma punta sempre a tracciare forme disegnate con estrema chiarezza. Questa sua capacità non occupa quindi soltanto l’attimo fuggente, ma si estende su tutto il brano, facendone un piccolo edificio dove ogni oggetto sonoro ha un proprio posto e una precisa funzione in movimento”. (A. Gilardino, Suonare News, 2020)
“Andrea De Vitis è uno di quegli interpreti che conquistano pubblico e giuria per la nitidezza ad alta definizione del suo modo di suonare, per il formidabile controllo della dinamica e dell’agogica e per la chiarezza con cui afferma il proprio pensiero, traducendo nel contempo quello dell’Autore” (F. Biraghi, Il Fronimo, 2016).
“Ascoltando De Vitis viene da pensare che questo chitarrista possiede allo stesso tempo lo scatto e la brillantezza tecnica della giovane età, unita al respiro, al controllo e alla maturità artistica di un interprete con trent’anni di carriera alle spalle” (C. Zocca, L’Arena, 2018)
Andrea De Vitis (1985) è considerato a livello mondiale uno dei più interessanti chitarristi della sua generazione.
Ha studiato con Leonardo De Angelis, Paolo Pegoraro, Adriano Del Sal, Arturo Tallini, Frédéric Zigante, Oscar Ghiglia, Carlo Marchione, Pavel Steidl.
La sua intensa attività concertistica lo ha portato ad esibirsi come solista in prestigiose sale da concerto (Liszt
Academy di Budapest, Grand Theatre a Shanghai, Academy of Music di Cracovia, The Sheen Theatre a New York) in tutto il mondo (Europa, Usa, Messico, Cina, Russia) con grande successo di pubblico e critica, collaborando con orchestre quali Aukso Kameralna (Polonia), Anima musicae (Ungheria), San Pietroburgo Capella State Orchestra (Russia), Orchestra del Conservatorio Santa Cecilia, Orchestra Internazionale di Roma.
Ha vinto 40 premi in prestigiosi concorsi internazionali. Tra i più importanti: “Guitar masters” Wroclaw, Iserlohn international competition, Certamen “Julian Arcas” di Almerìa, Forum gitarre Vienna, Concorso internazionale di Gargnano, Guitar Foundation of America, Concorso internazionale “Pittaluga” di Alessandria. Come riconoscimento dei suoi meriti artistici, ha ricevuto 3 premi “chitarra d’oro” nell’ambito del Convegno Internazionale della Chitarra (Alessandria 2013, Alessandria 2016, Milano 2019) e una targa dal Senato della Repubblica Italiana.
E’ molto richiesto come docente nell’ambito di prestigiosi festival musicali (Maastricht Conservatorium, California State University, Copenhagen Royal Academy of Music, Forum Gitarre Wien, Staatliche Hochschule fur Musik und Darstellende Kunst Stuttgart, TU University Dublin, Koblenz guitar Festival, Italian Guitar Campus); inoltre è spesso invitato a tenere masterclasses e seminari nei Conservatori italiani (Bologna, Mantova, Bari, Campobasso, Adria, Roma, Perugia, Benevento, Fermo, Reggio Calabria).
Dal 2013 svolge attività didattica presso i Conservatori italiani (Potenza, Bologna, Vibo Valentia).
Molto intenso è il suo impegno discografico, accolto da numerose riviste internazionali con entusiastiche recensioni (Soundboard, Amadeus, Gendai Guitar, Suonare News, Fronimo, Melomano); inoltre 3 suoi album hanno ricevuto il premio “chitarra d’oro per il miglior cd” al prestigioso Convegno internazionale della chitarra (Alessandria 2016 e Milano 2019).
Nel 2019 Naxos Records pubblica il suo doppio album “Alexandre Tansman complete works for guitar”, che include la prima registrazione mondiale di alcuni brani inediti del compositore polacco nonché una revisione degli altri brani a seguito del confronto con i manoscritti originali.
“De Vitis restituisce attentamente l’idea originale del compositore, anche nei movimenti considerati da Segovia non idiomatici. Il risultato è sublime. Il suo rispetto per il testo musicale fluisce nell’interpretazione” (American Record Guide), “emozionante” (Amadeus), “un disco epocale” (SeiCorde), “raffinata espressività” (Melomano, Spagna), “importante risultato per la chitarra classica” (Gendai Guitar, Giappone).
Altri 2 album sono pubblicati dall’etichetta italiana DotGuitar: Colloquio with Andrés Segovia (2015), con musiche di Mario Castelnuovo-Tedesco, Andrés Segovia, Angelo Gilardino; Ponce and Villa-Lobos (2020), in cui viene proposta la Suite Populaire Brésilienne nella sua versione del 1928.
Nel 2022 è prevista la pubblicazione, di nuovo per Naxos, di un album interamente dedicato al compositore fiorentino Mario Castelnuovo-Tedesco.
Appassionato promotore della nuova musica per chitarra, De Vitis ha eseguito prime esecuzioni di brani a lui dedicati, come “Sonatine en souvenir de Marcel Proust” e “Into the rose-garden – in memory of Julian Bream” del noto compositore Angelo Gilardino. Inoltre compositori quali N. Jappelli, M. De Biasi, M. Ramelli ed altri gli hanno dedicato delle composizioni per chitarra sola.
De Vitis è molto attivo anche nel campo della trascrizione per chitarra: ha pubblicato le sue versioni di numerosi brani, quali Ciaccona dalla Partita BWV 1004 e Sonata BWV 1005 di Johann Sebastian Bach, Valses Poeticos di Enrique Granados.

W.M.: Ciao Andrea e grazie, ne è passato di tempo da quella mattina che insieme al tuo papà venisti a trovarmi per provare un po’ di chitarre. In questi anni hai raggiunto le vette del concertismo sia in Italia che all’estero. Ci parli di quando tutto è incominciato?

A.D.V.: È vero, ci siamo conosciuti a Napoli circa 10 anni fa. Ho un bel ricordo del nostro incontro, fu un pomeriggio trascorso a parlare appassionatamente di chitarra, repertorio e liuteria.
Tutto è cominciato quando da bambino riproducevo su una piccola tastiera giocattolo le melodie che ascoltavo in TV (ricordo ancora la musica della pubblicità della Barilla)! A partire da questi episodi, i miei genitori decisero di farmi incontrare diversi insegnanti in scuola di musica per scegliere tra vari strumenti…ma mi fu chiaro da subito che la chitarra sarebbe stato il mio strumento!

W.M.: Attualmente dove insegni ? Qual è il tuo riferimento didattico?

A.D.V.: Negli ultimi anni ho insegnato presso il Conservatorio di Potenza e da novembre mi trasferirò al Conservatorio di Avellino. Inoltre insegno in una piccola accademia a Frascati, dove svolgo da 7 anni il mio corso annuale, con studenti che provengono da tutta l’Italia (quest’anno ho anche uno studente di Amsterdam!).
Non credo di avere un “riferimento didattico” assoluto: nel mio percorso da studente ho cercato di sintetizzare gli insegnamenti di vari maestri che ho avuto la possibilità di conoscere (ne cito alcuni: Oscar Ghiglia, Paolo Pegoraro, Frédéric Zigante, Adriano Del Sal, Carlo Marchione, Leonardo De Angelis, Pavel Steidl) e gli insegnamenti “indiretti” dei grandi maestri del passato e del presente, chitarristi e non, trasmessi attraverso l’ascolto di registrazioni e la lettura di scritti e saggi. Credo che sia giusto proporre agli studenti una conoscenza filtrata dalla propria esperienza, senza riferimenti assoluti o verità inossidabili, cercando di stimolare la curiosità e l’entusiasmo per approfondire ulteriormente le tematiche che si affrontano a lezione.

W.M.: Oggi finalmente si sta ritornando alla normalità, come hai trascorso questo lungo periodo di chiusura per le attività artistiche?

A.D.V.: Ho studiato nuovo repertorio, curato la trascrizione di brani brani che saranno pubblicati prossimamente, preparato i miei prossimi progetti discografici, insegnato online…insomma un bel da fare! Inoltre ho avuto la possibilità di avere in casa una chitarra di Hermann Hauser II del 1961 (ricevuta in prestito da Salvatore Sarpero e Gabriele Lodi) che userò per il mio prossimo album per la casa discografica Naxos: da questi strumenti si impara molto e si comprendono le scelte artistiche dei grandi maestri del passato ed il loro mondo sonoro.

W.M.: Hai qualche chitarrista di riferimento a cui si ispira il tuo modo di suonare o che comunque ha dato ulteriori spunti al tuo studio?

A.D.V.: Ci sono tanti artisti che ammiro, tuttavia cerco di farmi “ispirare” di più da altri strumentisti. In particolare ascolto molto repertorio pianistico e Radu Lupu è uno dei miei artisti di riferimento. In generale tutti noi chitarristi dovremmo guardare un po’ di più cosa c’è al di là delle nostre sei corde e cercare di ragionare sulla musica con una prospettiva più ampia.

W.M: Hai trovato il tuo strumento definitivo? Preferisci l’abete od il cedro?

A.D.V.: Dal 2013 suono una chitarra del liutaio belga Walter Verreydt e ho anche altri suoi strumenti ispirati a diversi progetti (lattice bracing ma senza carbonio o nomex, modello tradizionale spagnolo e modello Hauser) ma sempre con tavola in abete. Ho suonato talvolta anche chitarre dei liutai Luigi Locatto e Leonardo De Gregorio. Credo nelle qualità sonore e timbriche dell’abete (proiezione, nitidezza e duttilità timbrica). Penso sia sempre importante sottolineare che storicamente la chitarra classica nasce “in abete” con Antonio de Torres; l’introduzione del cedro avviene un secolo dopo con le innovazioni di Ramirez III, ma il mondo sonoro della chitarra rimane legato alla leggerezza, brillantezza e grazia dell’abete.

W.M.: Quali sono i tuoi liutai di riferimento e quale progetto senti più tuo?

A.D.V.: Ho avuto la possibilità di provare (anche avendole a disposizione per mesi) chitarre di grandi liutai del passato, come Francisco Simplicio, Daniel Friderich, Hermann Hauser e sono rimasto affascinato dalla loro capacità di comprendere le caratteristiche sonore delle tavole di legno che avevano tra le mani per ottimizzare il risultato armonico dello strumento. Credo che, riguardo alla comprensione delle potenzialità del legno e nell’arte di trasformarlo in suono, Daniel Friederich sia un maestro assoluto.
Tra i modelli del passato, credo che Hauser sia ancora il più attuale, per il giusto bilanciamento tra rigidità e leggerezza della struttura, che fornisce all’esecutore un suono naturale e timbricamente molto vivo, che si adatta a tutto il repertorio, dalla musica antica al linguaggio contemporaneo più estremo. Poi non dimentichiamo che per la maggior parte della loro carriera, chitarristi come Bream e Segovia hanno utilizzato chitarre di questo liutaio…
Tuttavia credo anche nei liutai di oggi e anche nei modelli meno tradizionali, purché l’obiettivo sia sempre la ricerca di un suono puro, che sia in qualche modo legato al passato.

W.M.: Che tipo ti corde utilizzi? Nylon o carbonio?

A.D.V.: In genere utilizzo corde di carbonio sulla seconda e terza corda, sempre nylon sulla prima corda. Sulla Hauser però questa combinazione non è possibile, perché irrigidisce troppo il suono, quindi su questo strumento preferisco utilizzare solo nylon.
Ogni chitarra ha le proprie esigenze e sono molto interessato nel trovare la tensione ideale dello strumento, che lo rende “performante” senza perdere la morbidezza e bellezza di suono.

W.M.: Quali sono i tuoi progetti futuri?

A.D.V.: Ho ripreso completamente le mie attività dopo lo stop provocato dalla pandemia, quindi sono abbastanza impegnato con concerti (ultimamente sto suonando in concerto la chitarra di Hermann Hauser II di cui parlavo prima) e masterclass in Italia e all’estero. Inoltre a febbraio andrò in Canada a registrare il mio prossimo CD per l’etichetta Naxos, dopo il doppio cd registrato 2 anni fa per la stessa etichetta (dedicato a tutte le opere per chitarra di Alexandre Tansman e registrato con una chitarra Daniel Friederich del 1963).

W.M.: Eccoci giunti alla fine di questa bella “chiacchierata”, grazie ancora per la disponibilità e del contributo che hai offerto ai lettori della ns. rivista .

A.D.V.: Grazie a te ed un saluto a tutti i lettori!

(Fotografie di Damiano Rosa)